Articolo di Roberto Bianchi

Luigi Maieron, cantautore carnico con esperienze folk-rock, è giunto alla quinta pubblicazione discografica. L’artista ha collaborato con musicisti di prestigio, tra cui Michele Gazich, Massimo Bubola, Graziano Romani, Francesco De Gregori, Teresa De Sio ed Enrico Ruggeri; si è occupato brillantemente di teatro; ha scritto poesie, ha pubblicato romanzi e non ha mai smesso di guardare avanti, arricchendo il proprio cammino con la pienezza delle esperienze passate.

Non Voglio Quasi Niente arriva dopo un lungo silenzio, ed è un lavoro differente, innovativo, stimolante, imprevedibile: la mia personale chiave di lettura posiziona le composizioni del disco su tre distinti livelli.

Il Piano Sperimentale è quello che contiene le tre canzoni in lingua Friulana: la struttura musicale di questo ipotetico contenitore è quasi etnica, volutamente distante dal folklore classico. Le parole e la musica sono bilanciate, perfettamente equilibrate.

Il Bien Viaç (Il Bel Viaggio) è molto evocativa: chitarre, tromba, fisarmonica e sezione ritmica avvolgono le riuscite liriche, che dipingono in modo celebrativo la splendida natura, che accoglie e culla ognuno di noi.
La Lenghe Da Cjere (La Lingua Della Terra) è musicalmente ipnotica, pulsante, irrequieta! Il richiamo della terra è descritto con un linguaggio quasi cinematografico, con un piglio che ha radici oniriche.
San Scugnî (Santo Dovere) è il momento più rock del disco: il tappeto sonoro è ben tessuto, le tastiere e la chitarra emergono brillando di luce propria, la ritmica è incisiva, determinata. Il testo riflessivo si conclude con una frase molto significativa: “E davanti a me un uomo ha un cumulo di legna, e crede di essere il bosco”.

Il Piano Della Comunicazione ospita Minoranze, splendida ballata che ha una struttura musicale elettrica, esaltata dai suoni cristallini della chitarra, dalla caratteristica timbrica dell’organo Hammond e dal bellissimo ritornello, cantato dal Coro Freevoices. Il testo è intenso, di forte impatto: un prezioso frammento, che richiama le classiche canzoni d’autore.

Il Piano Dell’Emozione raccoglie le rimanenti composizioni, gioielli di rara bellezza: Luigi Maieron racconta con disarmante semplicità momenti delicati, commoventi, dolorosi e intimi.

Non Voglio Quasi Niente mette in risalto la grande qualità della comprensione; Quando Parlo Di Te è un brano dolcissimo, etereo; I Tuoi Fianchi descrive la profondità dei sentimenti, che non svaniscono nel tempo, ma si trasformano, e ci accompagnano con tenera nostalgia; Un Poco Di Te è un lieve affresco, è purezza assoluta. Grande Dentro è profonda, recitata, introspettiva; Canzone per Icio, dedicata a un amico recentemente scomparso, è coinvolgente, penetrante. Che Cosa Ne Faremo è semplicemente poesia; Il Cielo Di Casa Mia è un omaggio alle origini, una raccolta di vividi ricordi, che chiude in bellezza un lavoro importante, scritto con il cuore in mano e indirizzato verso la luce, verso la serenità.

Nel “Piano Delle Emozioni” la voce è dominante, con la ferma intenzione di farsi sentire. La struttura musicale è volutamente rarefatta, ma non per questo meno importante; è un gustoso e qualitativo contorno, un tassello indispensabile.

Con Luigi Maieron hanno suonato bravissimi musicisti, di estrazione jazz, come Mara Grion (violoncello), Rudy Fantin (Hammond), Stefano Natali (chitarra elettrica), Emiliano Visentini (basso elettrico), Sebastiano Zorza (fisarmonica), Giorgio Pacorig (piano e Fender), Nevio Zaninotto (sax soprano), Flavio Zanuttini (tromba) e U.T. Gandhi (batteria, percussioni e Fender), che ha sagacemente prodotto il disco.

Il Friuli è terra di uomini forti, schietti, di misurate parole; è terra di soldati, di emigranti; è terra di montagne, boschi e ruscelli di rara bellezza; è terra di vigneti, che assorbono dalla terra i fondamentali nutrimenti e li restituiscono generando sapidi e ottimi vini. È la terra che ha plasmato il carattere e la personalità di un grande Autore, che ci ha regalato un raffinato prodotto, meritevole di un attento ascolto.