L I V E – R E P O R T


Articolo di Stefania D’Egidio

Acido Desossiribonucleico, già la parola preannuncia una serata di quelle impegnative, tanto che quando me l’hanno proposta in redazione ho subito pensato mi stessero tirando un pacco. Poi, leggendo il press kit, mi sono detta: “ah però!” il progetto è di quelli ambiziosi, ripercorrere in un unico viaggio le tappe fondamentali della nostra evoluzione, dal big bang alla comparsa dell’Homo Sapiens. Visionari in questo senso Airc e BPM che patrocinano l’evento, visionari i produttori Cosma, Maroccolo, Sinigallia e Casacci, che hanno risposto alla sfida dando vita al supergruppo Deproducers: per chi non li conoscesse sono tra i produttori discografici più prolifici in Italia, avendo collaborato con nomi di un certo calibro, tra cui PFM, Elio e le Storie Tese, Niccolo Fabi, Max Gazzè, Frankie Hi-Nrg Mc, Litfiba, CCCP, Subsonica e chi più ne ha, più ne metta.

Dieci tappe in giro per lo Stivale, il tour DNA si concluderà a Torino il prossimo 24 aprile, dieci occasioni per avvicinare la scienza alle persone con la voce narrante del filosofo evoluzionista Telmo Pievani che si alterna a quella di Riccardo Sinigallia.
Il 29 novembre staffetta al Teatro Dal Verme di Milano, così attraverso la fitta nebbia della Pianura Padana e corro in città; l’affluenza di pubblico è ottima, la sala è quasi piena, gli spettatori sembrano tante formichine che si affannano a cercare il posto giusto prima dell’inizio.



Allo scoccare delle 21.00 una breve presentazione del Presidente di Airc e dell’Amministratore Delegato di BPM, poi le luci si spengono, si accende lo schermo e veniamo risucchiati in un vortice di immagini, parole e note.
I Deproducers, accompagnati da Simone Filippi alla batteria, restano in penombra per gran parte dello spettacolo, nulla ci deve distrarre da musica e testi: tra un brano e l’altro sale in cattedra il Prof. Pievani, narratore ineguagliabile, capace di rapire le menti con un linguaggio semplice che annulla le distanze con gli spettatori e la serata prende la piega di una chiacchierata al bar tra vecchi amici. Di tanto in tanto si sente anche la voce di Eugenio Finardi, presente nelle prime file.



Tre miliardi e mezzo di anni riassunti nell’arco di dodici mesi, dall’Abiogenesi del 1 gennaio alla comparsa del Homo Sapiens alle 23.59 del 31 dicembre; una specie giovanissima la nostra in cui il DNA si trasmette da individuo ad individuo  prendendosi a volte delle “licenze poetiche” quando crea degli errori di copiatura che danno vita a “perfette imperfezioni”: in esse infatti risiede il segreto dell’evoluzione e delle diversità, che rendono gli esseri viventi così unici, ma allo stesso tempo così simili. Ognuno di noi infatti ha qualcosa in comune con il vicino di posto, con lo scimpanzè e perfino con il banano, uniti dalla stessa filigrana, che ci lega in un’unica razza derivante dallo stesso antenato: LUCA (Last Universal Common Ancester), in barba agli xenofobi di cui abbondano le cronache giornaliere.


La musica è di quelle forti, psichedelica a tratti, degnamente supportata dalle immagini create per l’occasione da Marino Capitanio; uno spettacolo sicuramente diverso dal solito, interattivo al punto che prevede il coinvolgimento diretto dello spettatore, quando si fa salire sul palco una ragazza a suonare lo xilofono, quando ci chiedono di accendere le torce dei telefonini per tenere viva la luce della ricerca o quando Pievani invita ad alzarsi tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno avuto a che fare con il cancro, e sono davvero tanti in sala, quasi mi sento in colpa per essere tra i pochi fortunati che restano seduti.
Il DNA genera diversità, ma genera anche cellule egoiste, che smettono di lavorare per il bene della collettività e che cominciano a riprodursi all’impazzata: ebbene sì il cancro (chiamiamolo con il suo nome) è un fenomeno naturale che può essere paragonato alla mafia e che come essa, per citare Falcone, “ha avuto un inizio e avrà una fine” con l’aiuto della ricerca e di quanti la sostengono attivamente.
Uno show unico nel suo genere, non un concerto, non una piece teatrale, ma un viaggio affascinante nel tempo, alla scoperta delle nostre origini, un elogio della diversità, un messaggio di speranza per coloro che stanno combattendo la loro battaglia per la vita.
A volte la musica diverte, altre serve a far riflettere.
Voto: 10/10