R E C E N S I O N E


Articolo di Cristiano Carenzi

Venerdì 3 Giugno è uscito il disco postumo del rapper new yorkese Pop Smoke. Giunto alle orecchie di tutti con le hit Dior e Welcome to the party e poi sempre più al centro della scena per via dell’amicizia con Travis Scott dalla quale è nata Gatti, il 7 febbraio 2020 esce il suo secondo album Meet the Woo 2 che lo conferma il simbolo della nuova scena drill. Solo una settimana dopo, mentre si sta godendo il successo in una villa di Beverly Hills viene ammazzato a colpi di pistola da un gruppo di 4 ragazzi mascherati (che sono stati trovati e imprigionati giusto pochi giorni fa) a soli 20 anni.

Fin dall’inizio data la città di provenienza e l’immaginario simile è stato associato a 50 cent, il quale ha preso le redini di tutta l’eredità musicale di Pop e ha seguito da direttore artistico la creazione di questo lavoro. Perfetto per gli standard americani il disco è composto da 19 brani (contando la già nota Dior), con molti featuring, per la durata totale di quasi un’ora.

Purtroppo Pop è solo uno degli ultimi (l’ultimo è Lil Marlo, morto quache notte fa) dei molti rapper morti negli ultimi tre anni, un numero di vittime decisamente più alto rispetto alle annate precedenti. Dai più noti Xxxtentacion e Lil peep a quelli meno come appunto Marlo, da icone gangsta come Fredo Santana a giovani più melodici e fini come Juice Wrld fino a Mac Miller. Tutti avevano una cosa in comune: sono morti giovanissimi, i meno giovani sono Fredo e Mac (rispettivamente 27 e 26), gli altri tutti tra i 20 e 21. Tre di loro erano già nomi grandissimi; i prossimi che avrebbero riempito gli stadi di tutto il mondo e ricoperto i nomi più importanti ai vari festival, eppure è stato tutto interrotto.

Quando succedono queste cose sono due le domande che mi pongo: la prima è semplicemente come mai? Un periodo così nero è raro da vedere, chi per droga e chi ucciso da terzi i numeri sono più alti che mai; un aumento della violenza e dell’uso di sostanze? Sono questioni complicate e trattandole si rischia di scadere in un banale paternalismo che non mi interessa. L’unica osservazione che si può fare è che come è aumentato il numero di decessi è aumentato anche il numero di protagonisti della scena, lo abbiamo detto altre volte ma siamo in un mercato che è estremamente saturo. La seconda domanda è: cosa se ne farà del patrimonio musicale dell’artista? Abbiamo visto che affidarlo alle madri, per quanto sia cinico ciò che sto dicendo, non funziona. Sia la musica di xxx che quella di peep non sono state trattate in maniera eccezionale; arrivando nel primo caso a inserire brani composti da suoi audio di Whatsapp pur di aggiungere qualcosa al catalogo Spotify e nel secondo ripubblicando vecchi brani meno conosciuti e non pubblicati su Spotify solamente ri-arrangiati. Oppure con una collaborazione tra i due, tra i quali era noto a tutti non scorrere buon sangue (soprattutto da parte di peep, a causa delle accuse di violenza che gravavano sulla fedina di xxx).

 

Tutta questa lunghissima contestualizzazione solo per dire che in questo caso ciò non è avvenuto, Pop Smoke era molto prolifico in studio e quindi 50cent aveva tanto materiale da selezionare e su cui lavorare, arrivando a scegliere i 33 brani da pubblicare (considerati gli 15 annunciati per la deluxe edition) e coinvolgendo gente con cui Pop avrebbe naturalmente lavorato (forse a parte Karol G e Tyga per il suono e DaBaby e Roddy Rich aggiunti probabilmente per l’attenzione mediatica che hanno in questo momento). Molto presente l’amico dei Migos Quavo con il quale probabilmente stava lavorando ad un Joint Album e che nei tre brani suona veramente in forma. La cosa bella di questo disco è che vediamo come in studio Pop stesse uscendo dalla sua comfort zone perché, per quanto lo considerassi bravo e lo ascoltassi, faceva un po’ sempre la stessa cosa, il che era anche giusto perché gli veniva bene ed era diventato il simbolo della nuova scena drill, ma dato che stava lavorando al possibile album della consacrazione è bello vedere che stesse ampliando i propri orizzonti.

Il disco è molto bello, qualche traccia è decisamente un gradino sopra le altre come Make it Rain con la strofa dell’amico Rowdy Rebel registrata dal telefono del carcere, ci sono anche episodi più pop come Yea Yea e What You Know Bout Love e altri destinati a diventare iconiche come Gangstas, The Woo con 50 stesso e Roddy Rich e in particolare Got It On Me in cui canta: “have mercy on me, have mercy on my soul. Don’t let my heart turn cold” (letteralmente: “abbi cura di me, abbi cura della mia anima, non lasciare che il mio cuore diventi freddo”).

Tralasciando la triste storia di Pop Smoke ci troviamo davanti ad un disco rap molto bello, una bella immagine della scena nel 2020, con quasi tutti gli Mvp presenti. Un progetto che non si è tirato addosso hating da parte dei fan come era successo ultimamente con tutti i dischi postumi e che non fa nemmeno sterile fan service (a parte per la questione della copertina cambiata, ma meglio così). Un disco destinato a rimanere nel tempo, che è arrivato al numero uno della Billboard Hot 200 al debutto e che sta dando tutti i risultati che Pop meritava.

Rest in Peace

TRACKLIST
1_ Bad Bitch From Tokyo (Intro)
2_ Aim For The Moon
3_ For The Night
4_ 44 BullDog
5_ Gangstas
6_ Yea Yea
7_ Creature
8_ Snitching
9_ Make It Rain
10_ The Woo
11_ West Coast Shit
12_ Enjoy Yourself
13_ Mood Swings
14_ Somethings Special
15_ What You Know Bout Love
16_ Diana
17_ Got It On Me
18_ Tunnel Vision (Outro)
19_ Dior (Bonus)