R E C E N S I O N E
And they thought me broken, that my tongue was coated lead
But I just couldn’t make my words make sense to them
(Radical Face, The Mute, 2013)
Recensione di Francesca Marchesini
Hype è un termine inglese traducibile con “grosso lancio pubblicitario”; l’espressione si riferisce a tutte quelle campagne di marketing basate sul sensazionalismo e lo scalpore. Pensando all’utilizzo di questa strategia di vendita, in campo musicale, non esiste artista più lontano dal concetto di hype come lo statunitense Ben Cooper. Lo scorso 2 febbraio, il musicista indie-folk ha rotto il silenzio mediatico, durato diversi mesi, per annunciare con un semplice post Instagram l’uscita di un nuovo EP. Cooper non è mai stato particolarmente avvezzo ai social, per mantenersi in contatto coi fan predilige l’uso di blog ed e-mail.; nel 2020, dopo l’uscita a gennaio del singolo Reveries, il musicista ha attivato la newsletter Hidden Hollow, attraverso la quale ha inviato ai suoi fan materiale artistico e anche alcuni dei brani che sono poi entrati nella tracklist di questo nuovo lavoro in studio.
Il nuovo EP di Cooper, Hidden Hollow Vol.1 (che dal titolo fa sperare in un seguito), è stato pubblicato all’interno del progetto musicale Radical Face. Sotto questo nome, il cantautore ha precedentemente pubblicato sei album: Ghost (contenente la famosa Welcome Home), l’LP strumentale Missing Film e la saga The Family Three. Ciò che accomuna questi album, a differenza dell’EP Therapy uscito nel 2019, è il fatto che i testi di Cooper appaiono come un profondo studio culturale sull’America fra il tardo Ottocento e gli anni Cinquanta; le sei tracce di Therapy, più autobiografiche, si concentrano sui dolori condivisi e le lezioni apprese durante anni di terapia. Hidden Hollow, presentandosi più come raccolta di singoli che lavoro coeso, risulta il punto d’incontro fra questi due filoni narrativi e musicali.
L’EP si apre su The Missing Road, che permette di riconoscere immediatamente lo stile polistrumentista tipico di Cooper. Un testo dedicato alle occasioni perse, non lette però in chiave malinconica, ci accompagna verso Sunlight; vicino a Therapy nelle liriche, la sfumatura lo-fi dona al sound una svolta molto interessante che conferisce solennità alla ricerca della pace esplicitata nel testo. Ascoltando il brano seguente, More Clay Than Stone, non si può non cogliere l’evidente riferimento musicale alla sua We’re On Our Way contenuta in The Bastards; il testo, sempre in un’ottica positiva, si riferisce alla tendenza della mente di modificare i ricordi. L’interludio Downstream è seguito da The River With No Name, una canzone sul desiderio e la necessità di andare oltre e cambiare i propri piani; seguendo il corso del fiume verso valle, si arriva al brano di chiusura Under The Same Sun: un caloroso e affettuoso richiamo al mondo di Ghost. I lavori di Radical Face rientrano in quella categoria di musica confortante, quella che riesce sempre a rincuorare l’ascoltatore… questo EP non è da meno! Ora non resta che attendere il suo futuro nuovo album e, perché no, un Hidden Hollow Vol. 2.
Tracklist:
01. The Missing Road
02. Sunlight
03. More Clay Than Stone (Still On Our Way)
04. Downstream
05. The River With No Name
06. Under The Same Sun
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