R E C E N S I O N E
Recensione di Simone Catena
Il ritorno in grande stile per il progetto Kings of Leon con il loro attesissimo ottavo album, i fan si aspettano un ennesimo capolavoro dopo il grande successo del precedente Walls nel 2016. A distanza di quattro lunghi anni, dove oltre alla pandemia mondiale, la band ha ampliato il suo sound per composizioni più personali e mature. Il nuovo When You See Yourself per l’etichetta RCA Records è il capitolo più importante che segna la loro evoluzione interiore, l’attenzione viene rivolta su una tematica importante come la condizione dei lavoratori nel mondo dello spettacolo. Infatti i ragazzi di Franklin hanno messo su una campagna crowfounding per dare l’anteprima del disco solo a pochi fortunati e ricavare una raccolta fondi, per aiutare questo settore colpito duramente. Caleb Followill cantante e frontman del gruppo, ha espresso il suo pensiero sul grande lavoro che c’è stato sotto le 11 tracce che compongono questa perla. Il risultato è qualcosa di sicuro e preciso, con un grande studio fatto di piccoli dettagli per un sound energico e molto analogico. Le loro influenze maggiori si sposano con band storiche del calibro di Pink Floyd e Beatles, infatti la strumentazione rispecchia quel periodo e sembra proprio suonare come un album anni 70. Nei testi c’è una buona dose d’intimità e molti riferimenti alla vita personale. Con i primi due singoli ascoltiamo subito il marchio di fabbrica unico a tinte indie rock del progetto, che ha catturato l’attenzione del pubblico di tutto il mondo.
Sulle note malinconiche del primo squillo The Bandit, la ritmica graffiante colora un arcobaleno leggero di emozioni avvolte nella dolcezza. Il piccolo solo di chitarra nel finale completa il brano. Nel videoclip che ne viene fuori, troviamo la band al completo che agita le sue emozioni all’interno di una stanza vuota, con un senso di abbandono. La direzione è curata da Casey McGrath & Robert Smyth, proiettati nell’idea delicata del contesto. Nell’altro singolo 100.000 People, la struttura torna leggermente al passato, con sonorità sensibili impreziosite dal synth, che si cimenta con un suono simile a un organo vintage e la linea vocale calda si abbandona all’ambiente prezioso.
Andando in ordine l’apertura lenta e lineare di Are You Far Away, apre gli occhi su una ballata dal gusto innocente, il groove di basso incastra il tempo ripetitivo di una batteria dal mondo sonoro notevole. Una traccia semplice e diretta che rimane in testa.
Stormy Weather scandisce alla perfezione il lavoro attento sull’effettistica utilizzata. La composizione appare ruvida, che sale di valore con l’aggiunta di passaggi carichi di vibrazioni su un tappeto di delay. Nella seguente A Wave il pianoforte iniziale accende i sentimenti perduti, nascosti e lasciati in una scatola da troppo tempo, il bridge arriva dritto al cuore in maniera stupenda e il ritornello si scaglia con adrenalina su un passaggio veloce e rabbioso, chiudendo la sua corsa con una delicatezza incredibile. Al centro di questo nuovo album, troviamo una take interessante Golden Restless Age, amplificata dal viaggio ipnotico del basso. Sulla linea vocale ascoltiamo una grande padronanza, con accenni grintosi che vanno a braccetto con i riff spediti, il sound bellissimo del cambio divide la tematica del brano.
Senza sosta ci inoltriamo nel tiro sognante di Time in Disguise, una suite rilassante che cambia mood nella strofa in perfetto stile Killers, i veri padrini di questo genere. Le chitarre acide si scambiano il ruolo noise alla perfezione. In Supermarket nasce all’improvviso una bolla sperimentale, che non sempre troviamo nei lavori della band, forse l’unico brano con un groove diverso e dissonante. Un ritmo acustico e delizioso invece si accende su Claire and Eddie, che si dondola sulle seconde voci che si alzano nel sottofondo, un brano commerciale con richiami al dream pop. Verso la chiusura Echoing accelera in una danza delirante, con armonie mature che portano la composizione aldilà di ogni cosa, il ritornello contagioso è come uno tsunami di enorme fattura. Una delle opere più sensibili di questo nuovo album. Chiudiamo con i brividi di Fairytale, nel suo insieme si crea un’emozione che racconta di giorni dimenticati e lacrime che scorrono lentamente su una lastra di vetro. Tutto si conclude con il viaggio struggente del basso.
I Kings of Leon si prendono ancora una volta il loro meritato spazio, con una perla magica di grande impatto, le tracce sono ricche di sonorità nuove e grandi ritorni al passato, molto più sporchi verso il blues. Il risultato è un lavoro sentimentale.
Tracklist:
01. Are You Far Away
02. The Bandit
03. 100,000 People
04. Stormy Weather
05. A Wave
06. Golden Restless Age
07. Time in Disguise
08. Supermarket
09. Claire & Eddie
10. Echoing
11. Fairytale
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