R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Da qualche tempo gli stucchevoli ritmi del rap sembrano aver conquistato un posto stabile negli ambiti più vari: radio, televisioni, canali web, social. Il rap e il trap, sono approdati ed hanno preso piede persino nel più stagionato festival musicale italiano, quello di Sanremo, epitome della musica “leggera”. Questo significa che il rap non ha più niente da dire e, soprattutto, non spaventa più nessuno. Naturalmente si tratta di una opinione del tutto personale, e per questo, assolutamente discutibile e trascurabile. Trovo conferma della mia drastica convinzione, ascoltando l’ultimo lavoro di tre giovani jazzisti contemporanei che hanno tratto ispirazione proprio (e anche), dal rap per realizzare il loro ultimo lavoro, Radio Paris. Il trio si chiama Weird Box ed è formato da Francesco Bearzatti – tenor sax, clarinet, Bruno Angelini – piano, keyboards, Emiliano Turi – drums.

Un jazz che ascolta e fa suoi i suoni delle periferie parigine (anche in considerazione del fatto che i tre musicisti risiedono nella capitale francese), e la colonna sonora della “banlieu” parigina è, inevitabilmente, il rap. Una colonna sonora che sa molto, moltissimo di conformismo. E proprio in questa luce, è ancora più apprezzabile e godibile, l’ottimo progetto di Radio Paris, disco pubblicato dalla sorprendente Auand Records dell’instancabile Marco Valente da Bisceglie ed uscito qualche settimana fa. Ed è curioso che a salvare il rap dalla prevedibile banalizzazione di cui è diventato vittima, sia proprio il jazz che della ricerca e dell’improvvisazione ha fatto, e continua a fare, la sua bandiera.
A salvarlo sono massicce dosi di groove e soprattutto le interessanti “variazioni sul tema” condotte dal sax e dal clarinetto di Francesco Bearzatti, dalla raffinata arte percussiva di Emiliano Turi e dalle armonie tastieristiche di Bruno Angelini. Insomma senza un po’ di cervello, l’energia vitalistica, ma anche un po’ banalotta della “rabbia rappeggiante”, è ben poca cosa. “Dalla scatola delle meraviglie” escono con naturalezza pezzi di ottima fattura come Why o Deontologie Blues, ma anche qualcuno di grandissimo interesse compositivo come Jungle 79. L’affiatamento palpabile tra i tre musicisti fa il resto. E qui qualche parola va spesa per Auand Records, piccola e coraggiosa etichetta che della ricerca e delle produzioni di giovani jazzisti ha fatto la sua stessa ragion d’essere. Una strada difficile, irta di difficoltà e proprio per questo meritevole di rispetto e di incoraggiamenti non solo di facciata. Mi piace pensare che ci sia ancora chi guarda alla musica come ad un nutrimento dell’anima, ma anche del cervello, mi piace pensare che anche nella musica ci sia chi abbia voglia di spremersi le meningi, tutte aspirazioni lontane anni luce da quelle degli arrampicatori sociali.


Tracklist:
01. Why

02. Prince Of Crime
03. Déontologie Blues
04. Axis
05. Jungle 79
06. Friday
07. Hope