L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Fa piuttosto male vedere il Parco Tittoni con una così scarsa affluenza di pubblico. Ancora di più se la band in questione quest’estate ha annunciato solo tre date, di cui quella di Desio risulta l’unica in Lombardia. Fa pensare che non ci sia tutta questa voglia di vedere concerti oppure che gruppi come i Perturbazione stiano ormai attraversando una fase calante dal punto di vista della popolarità. È difficile trovare una risposta e anche se indubbiamente un fattore anagrafico è da mettere in conto (la maggior parte dei sold out registrati in questi mesi appartiene ad artisti dell’ultima generazione) penso comunque che le spiegazioni siano più di una e che l’abituale ritrosia di milanesi e limitrofi a venire in Brianza possa essere una di quelle.
In ogni caso, pochi ma buoni, come si suol dire. Questa sera i Perturbazione tornano a suonare dopo un altro anno di stop e l’occasione, oltre che promuovere l’ultimo (dis)amore è anche quella di presentare Chi conosci davvero, la graphic novel da loro sceneggiata e illustrata da Davide Aurilia che, essendo di Desio, è presente tra il pubblico.


In apertura Riccardo Inge, cantautore ingegnere, da cui l’origine del suo monicker. Un ep pubblicato nel 2017, da allora una manciata di singoli, anticipatori di un disco in uscita ad ottobre. Scrittura tutto sommato standard, piuttosto rock nell’approccio, con melodie cantate a voce piena ed una certa attenzione al singalong. Storie di quotidianità raccontate con linguaggio semplice ed un uso a volte ironico di metafore di realtà vissuta, dalla finale di Champions al Mose, al mutuo da pagare, alle suggestioni dei viaggi nel tempo. Normalmente è accompagnato da una band, qui si esibisce in acustico e funziona comunque, nonostante non si riesca ad evitare un certo senso di deja vu e certe soluzioni risultino un po’ ingenue. Attendiamo il disco per poter esprimere un giudizio più compiuto.
Segue Kublai, il nuovo progetto di Teo Manzo, un disco di debutto uscito lo scorso anno, sorta di concept che ha al centro il dialogo tra due amici. Anche lui suona da solo, accompagnato dalla chitarra elettrica, con uso di effetti e loop a riprodurre il suono orchestrale e stratificato delle versioni in studio.
Canzoni non facili ma di grande fascino e sofisticatezza, con una certa dimensione contemplativa al proprio interno. Tre pezzi del disco e due inediti, Fashion Week e Casa di Vincent, proposti per la prima volta proprio questa sera, entrambe particolarmente riuscite. Andatelo a recuperare, ne vale la pena.

I Perturbazione salgono sul palco alle 22 in punto e senza troppi fronzoli attaccano Le spalle nell’abbraccio, subito seguita da Le regole dell’attrazione, come a dire i due lati dello stesso lavoro, quello incentrato sulle ballate e quello a ritmo più sostenuto. (Dis)amore è uscito da oltre un anno e proprio l’estate scorsa ci si ritrovava a Cremona per ascoltarne i brani per la prima volta. Oggi che il disco è stato ampiamente assimilato, possiamo dire che avrebbe meritato ben altro trattamento; che sia stata la pandemia oppure che davvero questo sia per la band un periodo di crisi, è impossibile dirlo. Come sempre, rallegriamoci del fatto che ci siamo e andiamo avanti.
Il gruppo è carico, la formazione a quattro che ormai li contraddistingue è ben rodata, i brani sono proposti tutti rigorosamente no filter, senza effetti e zero fronzoli, solo loro che suonano come in sala prove. Del resto l’esperienza e l’affiatamento che hanno è tale che possono permettersi di salire su un palco così e di essere precisi e coinvolgenti anche senza accessori aggiuntivi.
Cristiano Lo Mele macina riff e fraseggi con la sua chitarra, suono fresco e particolarmente ispirato, la sezione ritmica con suo fratello Rossano e Alex Baracco è sempre una garanzia, mentre è da segnalare la prova dietro al microfono di Tommaso Cerasuolo: negli anni il cantante ha guadagnato confidenza nei propri mezzi e questa sera è ancora più lucido e senza sbavature, tiene ogni nota con grande precisione ed espressività ed è da sottolineare che i pezzi del nuovo album non sono proprio facilissimi.

Concerto riuscito, dunque, piacevole anche quando sai cosa aspettarti (detto comunque che è passato un anno e ci mancavano!). Qualche sorpresina comunque c’è stata: dal nuovo album sono state proposte anche Taxi taxi, suonata in una versione particolarmente Jangle Pop e il meraviglioso bozzetto carveriano Il ragù; nelle prime battute è arrivata anche una scanzonata Trentenni, che non si sentiva da un bel po’ e che anche in questa veste meno scintillante e più back to the roots convince appieno. Poi, nei bis, bellissima rilettura de L’anamour di Serge Gainsbourg, fatta alla loro maniera, aggiungendovi un pizzico di divertita spensieratezza e ironia.
Bene tutto il resto, dalle nuove Mostrami una donna, Io mi domando se eravamo noi (che si conferma la migliore dell’intero disco, anche dal vivo, ormai dopo un anno lo possiamo dire), Le sigarette dopo il sesso, Silenzio, agli episodi consolidati come Agosto (che è arrivata nella prima metà del concerto e che ci ha fatto immedesimare parecchio nel testo, visto il freddo che faceva), Nel mio scrigno, Del nostro tempo rubato (che ha aperto i bis), la sanremese L’unica (leggermente rivista nelle parti di batteria sul ritornello) e Seconda persona, che è tornata in scaletta la scorsa estate e che ci sta ancora benissimo.
Si chiude con Buongiorno buonafortuna, poi il pubblico li chiama di nuovo e allora eccoli uscire di nuovo per I baci vietati, che conclude, questa volta per davvero, uno show breve ma comunque intensissimo. Speriamo ci siano presto altre occasioni perché questo è un disco che va ascoltato e riascoltato e sarebbe bello, prima o poi, possa beneficiare di una resa integrale dal vivo.