R E C E N S I O N E
Recensione di Riccardo Talamazzi
Strumento caratterizzato da forti contrasti chiaroscurali, la fisarmonica – o accordion – è uscita da molti anni allo scoperto, dimostrandosi decisamente più duttile rispetto a quell’aura un po’ campagnola a cui era stata tradizionalmente legata fino alla seconda metà dei ’50, almeno in Italia. Dobbiamo innanzitutto questa rivalutazione nostrana alla figura mai sufficientemente riconsiderata di Gorni Kramer, virtuoso dello strumento e direttore d’orchestra, che già negli anni ’30, nonostante l’ostracismo di regime, se ne andava in giro per il Paese a suonare il vietatissimo jazz. Le numerose trasmissioni televisive a cui partecipò tra i ’50 e i ’60 fecero conoscere lui e la sua agile fisarmonica al grosso pubblico. Da lì in poi, lasciando da parte le influenze straniere di Piazzolla, Galliano, Saluzzi, ecc…anche in Italia si è assistito ad un confortante aumento di fisarmonicisti e penso, senza voler far torto a nessuno, a coloro che hanno cercato, tra gli altri, di allargare al jazz e ad altro ancora il suono del loro mantice. Così mi vengono in mente i nomi di Gianni Coscia, del funambolico Antonello Salis, di Giuliana Soscia, di Biondini, Zanchini ed altri ancora. Adesso è la volta di Carmine Ioanna, musicista irpino non certo alle prime armi – questo Ioanna Music Company è il suo terzo lavoro da solista – che vanta nel suo curriculum, oltre a innumerevoli concerti in ogni parte del mondo, diverse collaborazioni con Luca Aquino e Francesco Bearzatti (che ritroviamo peraltro anche in questo contesto).

Nel lavoro di cui ci stiamo occupando Ioanna si presenta con un gruppo di tre elementi che sono Giampiero Franco alla batteria, Eric Capone al piano e alle tastiere, Giovanni Montesano al contrabbasso e al basso elettrico. Completano la formazione alcuni ospiti illustri, primo fra tutti il già citato Francesco Bearzatti (sax e clarinetto), Gerardo Pizza e Sophie Martel (altri sassofoni) e Daniele Castellano alla chitarra. La curiosa cover del disco, un ritratto seppiato di un elegante ragazzo seduto con un libro aperto tra le mani ma con una testa volpina al posto del volto umano, suggerisce una sorta di conflitto originario tra pulsioni naturali e doveri sociali, tensione che peraltro ha segnato e segna, freudianamente, l’esistenza di molte persone. Bravo e abile Ioanna che se fosse vera la mia supposizione, dimostrerebbe di essere riuscito nella difficile arte di far coabitare desideri e obblighi, realizzando attraverso la musica una sintesi ideale della propria vita. Il titolo dell’album, a detta dell’autore, pare riferirsi al pensiero un po’ romantico di assemblare una vera e propria compagnia teatrale di artisti che possa fra l’altro incidere, come effettivamente è stato, la propria musica in un vero teatro – in questo caso è l’Adele Solimene di Montella, Avellino. Una compagnia così costituita, pur nella eterogeneità di idee e dei profili caratteriali di ognuno, deve saper operare come un insieme, creare un’unità d’intenti che porti all’oggettivazione dei suoi sforzi. In questo caso si è arrivati a un bel lavoro pieno di variegate suggestioni e misurato eclettismo.
La fisarmonica di Ioanna è in continuo peregrinare tra varie intenzioni, scarrellando su immagini che trascorrono dall’interno della tradizione mediterranea al jazz, tra levitazioni medio-orientali e approcci latineggianti, dimostrando la grande duttilità esecutiva dell’autore, nonché una marcata scioltezza compositiva. Ci sono momenti di malinconia alternati a frammenti più frenetici ma insomma si resta comunque nella chiusa di un equilibrio ben orientato in cui non si smarrisce mai la bussola. Devo aggiungere, per dovere di cronaca che questo album ha rispolverato in me il ricordo di un disco uscito nel ’94, quell’Itineraria di Raffaele Mallozzi in cui il protagonista era l’organetto, cioè una fisa diatonica – senza tasti cromatici – lavoro troppo affrettatamente finito nell’oblio, che proponeva un discorso analogo anche se più affine alla tradizione e con meno spunti jazzistici.

Il brano di apertura, Sospeso, mette subito in evidenza una melodia di rimembranze popolari, quasi una danza balcanico-gitana ma prosciugata da ogni sentimentalismo che subisce il robusto trattamento di una ritmica dalla punteggiatura incalzante. Verso la metà del brano compare qualche intervento elettronico con il teso sax di Pizza in sottofondo, mentre una serie di stacchi di batteria annuncia la ripresa melodica finale condotta dalla fisarmonica. Courtain up si apre con un accenno modale al piano per poi continuare con un andamento in bilico tra melodia tradizionale e un intermezzo di limpido jazz condotto dal suono pulito della chitarra di Castellaro. Anche qui la dimensione del ballo permane bene in evidenza, ma si nota la volontà di creare una piacevole ibridazione tra generi diversi, tendenza che come precedentemente accennato, punta a caratterizzare tutto l’album. Segue Etnies, un brano composto da varie suggestioni geograficamente diverse. Introdotto dal contrabbasso sollecitato con l’archetto che annuncia un sentire di natura orientaleggiante, quando poi entra il sax alto della Martel abbiamo veramente la sensazione di viaggiare decisamente verso Est. Ma il dialogo della fisarmonica con lo stesso sax instaura un curioso duetto di vago sapore irlandese, quasi si trattasse di una giga.
Ioanna Music Company prende una strada decisamente più funky, venendo temporaneamente messi in disparte tutti i richiami legati alle tradizioni popolari. Ioanna suona la fisarmonica come si trattasse di uno strumento a fiato aggiunto al sax “vero”, presumo quello di Bearzatti, che sfavilla da par suo con fraseggi stretti. Da segnalare un gran lavoro di basso e batteria diamo la dovuta attenzione all’assolo di Franco – a iniettare benzina nel motore. Ancora col fiato in gola arriviamo al mio brano preferito, Samu. Qui si sente veramente la fisarmonica “sospirare” col suo mantice, la traccia sembra una dedica personale dell’autore. Si avverte inizialmente una trama nostalgica a sostenere una serie di immagini che profumano di mare e di ricordi personali. Secondariamente il tutto prende quota senza perdere, anche quando il ritmo accelera, quel tono carezzevole che lo definisce nella sua impostazione generale. Postcard from dreamland semplifica le strutture fin qui ascoltate con un pezzo che è quasi una canzone senza parole, breve ed efficace come fosse stata scritta da Pino Daniele. Continua il mood malinconico con No Border dove il piano di Eric Capone si prende giustamente il suo spazio in una serie di schizzi di note chiare e cristalline, arpeggi ed accordi lineari e tonali, quasi new-age, a raccontare forse una delle tante storie di separazioni e di confinamenti obbligati che si vivono oggi in diverse parti del mondo. Ioanna vola veloce sui suoi tasti, quasi ad esorcizzare una sorta di dolore oscuro e di disagio condiviso. Via dalla malinconia, allora, e sotto con lo “psico-liscio” di Momento. Qui è il clarino di Bearzatti a trovare lo spiraglio giusto per animare la musica, finalmente esplosiva di allegria. Ancora il ballo e la danza come protagonisti di riferimento, anche se questo tipo di liscio forse non si presterà facilmente ai canonici “quattro salti”…Cafè de Manhã si anima di vibrazioni latine con pennellate di pianoforte sullo sfondo e Ioanna che ci dà dentro con mucho divertimento. Si mantiene la dimensione sudamericana in Carioanna con un samba che serve da pretesto a piano e fisarmonica per duettare in brillantezza. Appare poi il basso elettrico del bravo Montesano in un breve assolo a chiudere il cerchio. Ablò è il brano di commiato dell’intero album che ci saluta con un velo di leggera malinconia.
La musica di Ioanna e compagni non ha storie di asfalti periferici da raccontare né sonorità grigie. È invece piena di colore e di sole e anche nei momenti meno brillanti conserva i suoi caratteri spogliati da qualsiasi selvatichezza. Il mondo di Ioanna è essenziale, puro e onesto nel proporsi in un clima fortemente empatico dove si avverte la volontà di comunicare con una musica che appaia garbatamente più spontanea che non tanto costruita a tavolino.
Tracklist:
01. Sospeso
02. Courtain Up
03. No Border
04. Ioanna Music Company
05. Postcard From Dreamland
06. Momento
07. Samu Carioanna
08. Etnies
09. Cafè da Manhã
10. Ablò
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