R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Chissà perché l’anabasi, ovvero il risalire dalla costa verso l’interno di un territorio, ci sembra sempre qualcosa di più innaturale dell’azione contraria, ovvero l’andare da un territorio interno verso la costa e il mare (catabasi). Forse perché consideriamo il viaggio verso il mare, come un viaggio verso la libertà. Ma a Dominique Pifarély le cose facili non sembrano piacere, tanto che in questo disco dal titolo Suite: anabasis, sceglie una via stretta, tortuosa e difficile per arrivare alla poesia. Un po’ come la parola “contrappuntistica” di Paul Celan, altro spirito-guida di questo raffinato e non facilissimo album edito dalla etichetta Jazzdor Series. A cimentarsi con lui, nella risalita anabasica, ci sono Valentin Ceccaldi al violoncello, Sylvaine Hélary ai flauti, Matthieu Metzger al sax soprano e contralto, François Corneloup al baritono, Antonin Rayon al pianoforte e all’elettronica, François Merville alla batteria, Bruno Ducret al violoncello, oltre che Dominique Pifarély al violino.

E allora per comprendere meglio questo doppio legame del musicista francese con lo scrittore Paul Celan (oltre che con Senofonte, autore della “Anabasi di Ciro”, da cui il termine “anabasi”), è bene partire da Grille de parole, terzo pezzo dell’album, che sembra ben definire la poetica musicale di Dominique Pifarély: una polifonia decostruita dalle sue parti, un richiamo contrappuntistico, come la “lingua scritta” di Celan e di molte delle sue poesie. Basta ascoltare questo magnifico e multiforme brano, con il violino in continuo conflitto, e qualche consonanza, con gli altri strumenti dell’ensemble, per comprenderlo. Una cifra jazzistica che ingloba tante suggestioni musicali, ma con una evidente dominanza della musica colta, (e il richiamo è già nel titolo del disco), anche se innervata ed alimentata da sostanziose iniezioni di folk, di jazz e di qualche turbolenza elettronica, come per esempio nella traccia numero 4, Radix, dove le titubanze iniziali del violino sono supportate e intersecate da suoni di disturbo suggestivi e lancinanti. Sans bruit, les voyageurs è senza dubbio il brano più jazzistico dell’intero disco, mentre quello introduttivo Anabasis potrebbe sembrare il menù dell’intero lavoro o, addirittura, il manifesto programmatico dell’intera musica di Dominique Pifarély. Manca all’appello solo La ronde, dialettico e a suo modo dislessico, dove i suoni sembrano essere trattenuti negli strumenti e perdersi dentro un tentativo melodico sempre messo in discussione e tormentato. Registrato nel settembre 2020 nello studio Studio Sextan, di Malakoff, periferia parigina ad alto tasso di multiculturalità, il disco sembra alludere metaforicamente anche ad una anabasi mentale e culturale, come ad un catartico viaggio sonoro verso le periferie dello spirito e del mondo. Per tanti, ma non per tutti.


Tracklist:
01. Anabasis
02. La ronde
03. Grille de parole
04. Radix
05. Sans bruit, les voyageurs