R E C E N S I O N E
Recensione di Arianna Mancini
Il 5 novembre, in pieno autunno che esplode in tutto il suo splendore, esce il nuovo lavoro di Andrea Chimenti: Il Deserto La Notte Il Mare. Un titolo che evoca uno scrigno denso di visioni. Ci si avvicina sempre in punta di piedi e con timore reverenziale ad artisti di tale calibro e ad un’opera così intensa, per apprensione di usurparne la bellezza ed il valore.
Il percorso creativo di Andrea Chimenti è scolpito di devota coerenza artistica, spessore e ricerca. Non ha mai cercato di seguire le tendenze, mantenendo intatta la sua autenticità ed espandendo la sua arte ben oltre la musica, cimentandosi in più discipline. Gli albori musicali si collocano nella Firenze degli anni Ottanta con i Moda, formazione che ha rappresentato la colonna della new wave italiana, con cui pubblicò tre dischi. Gli anni Novanta lo vedono abbracciare la carriera solista che lo ha condotto fino ai nostri giorni con nove album in studio, una raccolta ed un live. Ha collaborato con svariati artisti come David Sylvian, Mick Karn, Mick Ronson, Steve Jansen, Gianni Maroccolo, Federico Fiumani, Piero Pelù, Sycamore Age, Nosound, Moongarden, Patrizia Laquidara, Rita Marcotulli, Anita Laurenzi, Corde Oblique, Stefano Panunzi, Nicola Alesini, Giancarlo Onorato, Yo Yo Mundi. Andrea oltrepassa i confini del cantautorato d’autore, espandendo la sua creatività ad altre espressioni artistiche. Ha lavorato nel teatro e nel cinema come attore e scrittore di colonne sonore, da progetti sperimentali con Fernando Maraghini a Carlo Verdone e Riccardo Sottili, per citarne alcuni. Si dedica inoltre alla direzione artistica come curatore di installazioni e sonorizzazioni di mostre e filmati d’arte. Il suo amore per la letteratura lo vede esprimersi in una duplice incarnazione, sia come creatore di musica che come autore. Adorna di ulteriore melodia i testi di Ungaretti, Pessoa, estratti della Bibbia del Qoèlet e del Cantico dei Cantici. Nel 2005 esce il suo racconto Il Fiume Perduto, parte della raccolta Voci di Fiumi; nel 2014 il suo primo romanzo Yuri che si è poi sviluppato l’anno successivo nel disco omonimo. Nel 2020 vede la luce L’organista di Mainz, raccolta di cinque racconti. Un’edizione preziosa a tiratura limitata, accompagnata da una scatoletta di metallo in cui sono riposti piccoli oggetti simbolici, che profumano di ricordi d’infanzia, fra cui una chiavetta usb che contiene la lettura di due racconti. Il 2 ottobre al M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, poco prima dell’uscita del suo ultimo lavoro, riceve il premio alla carriera.

Il Deserto La Notte il Mare, decimo album in studio uscito per Vrec Music Label, prodotto ed arrangiato dallo stesso Chimenti con Cristiano Roversi (produttore e polistrumentista membro dei Moongarden), più che un disco è una dimensione che non ha tempo, un’esplorazione della vita e dell’animo umano, composta da undici atti in cui i testi e la musica danzano in poetica armonia con elegante raffinatezza. Un cameo che vede la partecipazione di svariati ospiti, David Jackson (Van der Graaf Generator) al sax, Ginevra di Marco, Antonio Aiazzi (ex Litfiba), Fabio Galavotti (Moda) al basso, Francesco Magnelli (CSI e CCCP), Giorgio Cedolin alla batteria, Saro Cosentino.
Il sipario si apre con Dove ho Posto il Mio Amore, un cupo intro recitato, su un tappeto di armonie fra sezione ritmica e soffi di sax, ci conduce in una terra arsa “che cela vertigini e paure”, in cui il senso di amore divorato dagli avvoltoi non ha scampo, e resta invisibile alle suppliche rivolte a un Dio che non ascolta. La sete mai appagata e “una partita a scacchi al chiarore della luna”, che richiama immagini de Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, uniti a echi biblici, “bevo inchiostro come sulla croce il fiele”, ci parlano di un mondo che ha perduto la visione spirituale delle cose ed il senso di umanità.
La salvifica luce torna, con In Eterno, a ridare vita a questo universo morente. Siamo oltre la realtà, tutto riluce di sogno ed estasi. Si parla di un incontro e di un amore senza fine, “in eterno con te accanto perdermi”, “resta ancora un po’. In eterno”, in un mondo paradisiaco “ogni giorno leggere sui giornali che va bene e che il sole non tramonta ma di bellezza sviene. In eterno”.
Tale stato di elezione spirituale si mantiene inalterato in Beatissimo, scritto a quattro mani con Antonio Aiazzi. Questa preziosa gemma è al contempo un solenne inno alla vita e un riverente atto di gratitudine e speranza. Qui il disco raggiunge un picco di saggezza quasi metafisica, disarmante per la poesia che ne trapela. È un memorandum che ognuno di noi dovrebbe leggere o recitare sempre. Ogni elemento è tinto di grazia e gaudio, “quegli anni che furono e saranno”, “la luce che del buio è il vanto”, “quegli occhi che vedono oltre la notte”, “questo mio viaggio, che sono in viaggio ancora” e “la partenza che del ritorno è il sogno”. Un sacro augurio di consapevolezza e gioia universale.
KY ci catapulta nuovamente in quella realtà primordiale e priva di anima “che soffoca il cuore”. Secoli di evoluzione azzerati da un ritorno circolare, la fine coincide con l’inizio. L’uomo scimmia impera, “con una mano fruga nel mondo e con l’altra fa penitenza”, lì dove un laico corale “Kyrie eleison, Christe eleison” si erge come un esorcismo per interrompere questo brutale incantesimo. Unico spazio di salvezza sembra essere il sonno: “L’uomo scimmia si addormenta nelle nostre case e si risveglia al primo battito di ciglia”. Una deriva strumentale vorticosa con l’esulcerato ripetersi della supplica corale, chiude il brano spiazzandoci con un senso di ineluttabilità.
Tale sentore di un’inesorabile sorte espande le sue sfumature nella composizione che segue, Bimbo. Una melodia di archi intrisa di asprezza ci accoglie, crescendo di intensità e mescolandosi a sonorità lontane con richiami al vociare delle tribù nomadi. Ci troviamo ora in una landa lontana. Il deserto, la notte, il mare, non sono più metafore ma elementi fisici da attraversare, per una mamma e il suo bambino in fuga da una terra ostile, con una bisaccia con poco cibo ma carica di sogni. Il desiderio infranto sfuma poi in mutati spazi eterei, che ci accolgono nella successiva Milioni. Il fluire delle vite che scorrono e dei sogni con cui solcare le strade del nostro andare, si fondono in un’alchimia sincronica con le stelle che s’incendiano e le onde che s’infrangono.
La preziosa e suadente voce di Ginevra di Marco duetta con Chimenti in Allodola Nera, cantandoci immagini di una cultura passata ma tutt’ora presente anche se con mutate vesti. ”Sdraiata in un giaciglio di sogno perché d’amore non puoi fare senza.” Il tempo scorre ma le mancanze sono le stesse.
Echi di fiati e un piano mite introducono Garcia, libero adattamento di una poesia di Federico Garcia Lorca, che vive qui di rinato lirismo, cantandoci del poeta, oracolo che sonda la realtà. Ma un vento ribelle cambia la scena semantica e melodica in Felice, in cui la mancanza di direzione offusca tutto in una sisifea battaglia: “cosa m’importa disse guardando le stelle, colse all’orizzonte quella più luminosa e se la mise sulla fronte”.
A pochi passi dal termine di questo viaggio, incontriamo Oltremare, che con il suo carico di mete a cui tendere, vive di pura Sehnsucht e si chiude con uno strumentale vagabondare fra la sezione ritmica e i fiati che dominano la scena. Ultimo atto, Niente è Impossibile profetizza il probabile lieto epilogo. Se lo vogliamo, il futuro può essere nelle nostre mani, possiamo spezzare il cerchio verso l’imbarbarimento.
Andrea Chimenti ne Il Deserto La Notte Il Mare si fa nostro mentore nel rivelarci la sua creazione. Un’opera che è raro equilibrio di melodie dall’ineffabile classe e testi vestiti di poesia e spessore. Ci dona un mosaico colmo di immagini potenti, che trascendono e vanno oltre la musica stessa esaltandola. I brani sono un alternarsi di epifanie e sogni lucidi da cui trarre consapevolezza e ispirazione. Un’opera che risuona limpida come una chiamata.
Tracklist:
01. Dove Ho Posto il mio Amore
02. In Eterno
03. Beatissimo
04. KY
05. Bimbo
06. Milioni
07. Allodola Nera
08. Garcia
09. Felice
10. Oltremare
11. Niente è Impossibile
5 novembre 2021 at 16:07
Una delle più belle e profonde recensioni lette in tanti anni. Grazie ad Arianna Mancini.
6 novembre 2021 at 00:57
Sono io che ringrazio te, Andrea.
Io ho funto solo da canale, le vibrazioni del tuo immenso lavoro sono entrate chiare ed inequivocabili… poi il cuore ha fatto il resto. Un dono di luce per l’anima.