R E C E N S I O N E
Recensione di Simone Catena
La super band inglese Idles fa un ulteriore balzo in avanti, nel suo percorso energico e graffiante, con questa nuova creatura. Crawler è l’ennesimo viaggio distopico e martellante, per i ragazzi di Bristol che, dopo il precedente album Ultra Mono, uscito solo un anno fa, lanciandoli a un livello superiore sul genere post punk, si confermano alla grande. Con questa nuova fatica, prodotta sempre per l’etichetta americana Partisan Records, la band continua il suo cammino sopra composizioni eccellenti, creando delle vibrazioni personali e godibili. Anche nei testi troviamo passaggi di protesta che si sposano alla perfezione con il mondo visionario del gruppo, lasciando l’ascoltatore a bocca aperta. Il singolo delizioso The Beachland Ballroom, è solo il primo assaggio di questo lavoro, per un chiaro segnale alle nuove idee, che il gruppo mette in atto. La melodia leggera, si incastra sugli stop aggressivi, un autentico marchio di fabbrica. Poi sulla linea vocale inconfondibile di Joe Talbot, si inserisce tutta la rabbia e il dolore, per una traccia stupenda, che esplode nel cambio finale, con una grinta sensazionale.

Ma andiamo ad analizzare con il giusto ordine, l’apertura oscura di MTT 420 RR, avvia un meccanismo misterioso, dentro una voce sussurrata e al rilento prende vita, sotto il noise disturbante di un passaggio ruvido. Segue subito la cavalcata aggressiva di The Wheel, un macigno che si abbatte in un vortice estremo, gonfio di sonorità. Infine la ritmica incendiaria si agita come una strana creatura, che non trova pace.
Il basso magnetico di When the Lights Come On, inserisce nuove sonorità, su un tappeto che accelera d’intensità, con il riverbero ovattato delle chitarre. Una linea sensibile poi trova riparo, su un testo duro e emozionante. Car Crash invece è una delle ultime opere rilasciate dalla band, negli scorsi giorni. Il riff distorto danza sulle note amplificate da un tempo sospeso e irregolare, il gioco acido delle chitarre si incastra alla follia vocale di Joe, per una composizione, che ci attira in un limbo violento e furioso.

Con il tiro punk di The New Sensation si torna alle origini della band, toccando i primi lavori dove il sound si muoveva su un’attitudine più sporca, il brano qui si presenta ripetitivo, ma molto interessante, con una qualità sonora preziosa da brividi. Il percorso subisce un cambio definitivo, sulla seguente Stockholm Syndrome. Una traccia energica, con quel tocco di maturità che la band trova in ogni struttura, in questo caso lo studio si regge, sopra la ritmica precisa della batteria di Jon Beavis, che non trova ostacoli sul suo cammino.
L’energia esplosiva prende il sopravvento sulle note spedite di Crawl! Un brano con una dose pazzesca di ritmi frenetici, che ci fanno sobbalzare in aria. Il groove sfrenato continua sulle vibrazioni di Meds, un’ennesima composizione, che tocca le corde giuste di questo collettivo, portandoci sulle ali dell’entusiasmo e ci rende partecipi di una festa delirante. Il breve segnale acustico di Kelechi, si collega alle atmosfere sognanti di Progress, sopra una chitarra in chiave ballad, che rilassa l’ascolto. Poi, verso la sua evoluzione, ci sono degli accenni di elettronica e un loop di synth che avvolgono il brano.
Nella fase finale del disco, i trenta secondi di Wizz, sono un omaggio all’hardcore old school, con accenti di blast metal nella batteria, utili per accogliere la frizzante King Snake, sopra un tiro punk’n’roll, per una sinfonia godibile. Chiudiamo questo lavoro con The End, che chiudere un cerchio notevole fatto di distorsioni incredibili e urla, che arrivano da un luogo ignoto, una giusta e degna conclusione.
Gli Idles mettono nel loro bagaglio personale un altro capolavoro. Un album che suona a ritmi furiosi come solo loro sanno fare, trasmettendo un’emozione infinita.
Tracklist:
01. MTT 420 RR
02. The Wheel
03. When the Lights Come On
04. Car Crash
05. The New Sensation
06. Stockholm Syndrome
07. The Beachland Ballroom
08. Crawl!
09. Meds
10. Kelechi
11. Progress
12. Wizz
13. King Snake
14. The End
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