R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Pedron

Brian Wilson è quel genio che per oltre tre decenni (o tra i venti e i quarant’anni) di grande ispirazione (naturalmente non per tutta la carriera) ha contribuito più di ogni altro a conferire nuova linfa al canzoniere popolare americano rompendo e stravolgendo le più semplici convenzioni appartenenti al linguaggio musicale moderno esercitando una profonda influenza sui musicisti della propria generazione e di quelle successive.

Brian Wilson nel suo singolare microcosmo ha saputo coniugare con disinvoltura George Gershwin (Rhapsodie In Blue), il rock and roll di Chuck Berry, il jazz vocale dei Four Freshmen, The Penguins (Doo-Wop), Burt Bacharach, Paul McCartney, Randy Newman, The Ronettes, il Wall Of Sound di Phil Spector mettendoci del suo senza paragoni e senza precedenti. Nella sua brillante carriera anche da solista non è mai stato riluttante a rivisitare il passato. Ha inciso e rispolverato pochi anni fa l’inedito Smile, ha scritto due autobiografie ed è stato soggetto di due documentari ai quali ha contribuito.

Pensate alle più belle canzoni in assoluto dei Beach Boys (piccoli capolavori), scritte da Brian Wilson (la musica, la melodia) con l’aiuto per le parole o di Mike Love o di Van Dyke Parks, Tony Asher, Gary Usher (In My Room), Roger Christian (Don’t Worry Baby), Al Jardine (Friends), Jack Rieley (Mt. Vernon Farewell) e con i fratelli Carl e Dennis Wilson che con Al Jardine firmano Friends. Questi soltanto alcuni esempi dei binomi venutesi a creare per le composizioni.

Brian sceglie con i mezzi di cui dispone ora (in piena pandemia), di tributare un umile, intelligente e raffinato omaggio a sé stesso scovando tra le sue canzoni più fedeli e creando nuovi semplici arrangiamenti per solo pianoforte ma per farci cogliere la loro stessa perfezione adamantina.

At My Piano pubblicato il 19 novembre 2021 esce a 6 anni di distanza dall’ultimo album solista No Pier Pressure, un disco non del tutto convincente. A parte Love And Mercy del 1988, At My Piano contiene soltanto materiale anni ’60 e ’70, probabilmente alcuni tra i pezzi migliori del vasto repertorio del gruppo californiano.

Le voci candide dei Beach Boys sono state tolte per questo piacevolissimo disco strumentale. Riaffiorano dunque in una nuova ed inedita veste, la bellezza, la bontà, la bravura, le capacità di scrittura e la genialità per aver composto simili capolavori. Brian Wilson ci suona i pezzi standard dei Beach Boys in una riproduzione per solo pianoforte dei grandi classici del suo repertorio. È lui stesso a raccontare la sua storia e la sua scelta: “avevamo un pianoforte verticale nel nostro soggiorno e da quando avevo 12 anni (ndr. dal 1954) lo suonavo ogni giorno. Non ho mai preso una lezione, ero completamente autodidatta. Non riesco a esprimere a parole quanto quel piano sia stato importante nella mia vita. Mi ha dato conforto, gioia e sicurezza. Ha alimentato la mia creatività così come la mia natura competitiva. Lo suonavo quando ero felice e quando mi sentivo triste. Amo suonare per le persone e amo suonare da solo quando nessuno sta ascoltando. Sarò sincero, quel pianoforte e la musica che ci ho composto sopra mi ha probabilmente salvato la vita“.

Brian suona il piano con soltanto alcune sovraincisioni del pianoforte stesso in alcuni brani. S’incomincia con God Only Knows (come disse Paul Mc Cartney la più bella canzone di sempre), l’autobiografica In My Room e via via, una dopo l’altra Don’t Worry Baby, California Girls, The Warmth Of The Sun, Surf’s Up, ‘Till I Die e in chiusura l’ennesimo capolavoro Good Vibrations. In totale 15 canzoni con un medley: Sketches Of Smile con Our Prayer/ Heroes And Villains/ Wonderful / Surf’s Up ed ancora You Still Believe In Me, Wouldn’t It Be Nice, Friends, Mt. Vernon Farewell e Love And Mercy dal suo primo album solista. Sketches Of Smile, sintetizza in tre minuti e mezzo le idee più efficaci del tormentato Smile, richiama certe armonie alla Debussy mentre Friends è arrangiata ricordando lo stile del pianista francese Erik Satie (avanguardia impressionista di inizio Novecento) e certe sue composizioni per pianoforte. Momenti assai intimistici che ci regalano tutto il fascino profondo che circonda Brian Wilson e le sue sonate.

L’album inciso allo Spitfire Studio (Laurel Canyon, Los Angeles) & TomorrowLabs Studio (con pianoforti Yamaha), è prodotto dallo stesso Brian Wilson congiuntamente a Nick Patrick, sotto la direzione artistica di Darian Sahanaja (membro fondatore dei Wondermints, la sua band d’accompagnamento da anni e da tempo collaboratore in studio e dal vivo di Brian). Una musica struggente, intensa, evocativa per un disco da ascoltare in una serata uggiosa o invernale, chiudendo gli occhi con un buon bicchiere di vino gustando i suoni, i sapori e le gioie della vita.

Tracklist:
01. God Only Knows
02. In My Room
03. Don’t Worry Baby
04. California Girls
05. The Warmth Of The Sun
06. Wouldn’t It Be Nice
07. You Still Believe In Me
08. I Just Wasn’t Made For These Times
09. Sketches Of Smile: Our Prayer / Heroes And Villains / Wonderful / Surf’s Up
10. Surf’s Up
11. Friends
12. ‘Till I Die
13. Love And Mercy
14. Mt. Vernon Farewell
15. Good Vibraton