R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Forse non tutti si ricordano di Alexander von Borsig, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Alexander Hacke. Certo, ora si è un po’ imbolsito e, forse con l’età, si è anche un po’ addolcito. Ha smesso di “far crollare edifici”, è diventato sofisticato col tempo che passa e in più ha sposato anche una raffinata musicista americana e questo ha avuto un certo peso. Ha cominciato ad esplorare ambienti, a riflettere sul liminare, a camminare sull’acqua, a cavalcare il tempo. Però, date retta a me, l’impronta del suono industrial-berlinese anni Ottanta è rimasta presente (anche se Berlino è sempre stata la meno industriale tra le città tedesche, ma questo poco importa). I lettori più attenti (o i più masochisti), avranno già capito che stiamo parlando di uno degli esponenti di spicco del più sconvolgente gruppo di “industrial music” che mai si è presentato sulla scena europea (ed anche mondiale), ovvero gli Einstürzende Neubauten. Certo la presenza al suo fianco in questo disco, nei precedenti e anche nella vita, di Danielle De Picciotto, perfomer americana di origine italiana che vive a Berlino, lo hanno, se non proprio “ammorbidito”, almeno intellettualizzato. Naturalmente tutto è relativo, perché anche in questo magnifico The Silver Threshold (ovvero la soglia d’argento), le chiavi di lettura sono il paesaggio e il passaggio sonoro attraverso l’inquieto e l’inquietudine, soglie da superare che dischiudono nuovi ambienti.

Si tratta di un lavoro “sinfonico” dove ogni parte concorre alla creazione di un flusso d’insieme, dove la chitarra e il violino di Danielle De Picciotto, in alcuni brani, sembrano a tratti attenuare la possente invasività della rumoristica industriale e post industriale di Hacke e la sua stessa voce greve e salmodiante. Così accade per esempio in Ouvertuere, titolo in tedesco, che lascia immaginare quieti paradisi naturali, ma dove il violino “bartokiano” di Danielle De Picciotto insinua presagi del dramma di un pianeta inquieto e tormentato. Dal secondo brano The Silver Threshold, è la sostanziosa potenza elettronica e noise di Alexander Hacke a condurre le danze, temperata però dalla sinuosità della voce e dalle sonorità “string” di Danielle, con punte di raffinata bellezza come in Evermore, mentre nel successivo Babel il rombo di tuono della cavernosa voce di Hacke e l’ossessività della ripetizione elettronica di una chiave sonora, accompagnate da un testo misterioso e “malato”, rendono l’atmosfera cupa, ma incredibilmente affascinante. Sì, ammetto che spesso sembra ancora essere nello “Zoo di Berlino” di Christiane F., ma con nuove intenzionalità di respiro più ampio, direi planetarie, con una grande attenzione verso la terra sofferente, ma non morente e il magnifico pezzo finale The Watered Garden, che sembra riportare tutto al principio dei tempi, sta a dimostrarlo.
La copertina del disco, con una foto di Sven Marquardt e un esplicito riferimento alla bellezza aurea, è assolutamente all’altezza della complessità del lavoro. Grande anche il concept che guida l’intero disco, una pandemia che ci deve rendere consapevoli sul rapporto con il pianeta che non potrà mai più essere lo stesso e, nelle note di copertina, l’ex ragazzaccio affascinato dalle fabbriche abbandonate invita tutti a vaccinarsi per poter continuare a vivere e a creare. Scrive Alexander Hacke, a proposito della gestazione del lavoro in pieno lockdown: “La pandemia in realtà mi ha dato una sorta di strana euforia. Mentre stavamo lavorando abbiamo avuto la netta sensazione di trovarci su una soglia. Che non era né il tempo prima della pandemia né il dopo-pandemia. Penso che entrambi abbiamo davvero sentito il potenziale di tutto ciò e che ci trovavamo a questo punto di accesso“. Non esitate quindi, abbiate il coraggio di varcarla quella soglia, ma non aspettatevi un viaggio facile. A “quelli come noi” i viaggi facili non interessano…
Tracklist:
01. Ouvertuere
02. The Silver Threshold
03. Meteor’s Reign
04. Evermore
05. Babel
06. Trebbus
07. Journey East
08. Meeres Stille
09. Kirchhain
10. The Watered Garden
*Photo © Sven Marquardt
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