I N T E R V I S T A
Articolo di Francesca Marchesini
I Lazy Queen sono una band norvegese fondata a New York dall’artista Henrik García Søberg. Il primo EP A Sigh So Deep è uscito nel 2019 e da subito la critica ne ha apprezzato l’essenza punk e l’urgenza creativa. Il prossimo lavoro in studio si intitola A Human Interaction e sarà pubblicato il 18 marzo 2022, anticipato dai singoli Bed-Head e Alcohol.
Ho avuto la possibilità di parlare con Søberg a proposito della fondazione della band (creata a New York e poi stabilita a Oslo ndr), della fonte d’ispirazione per il proprio lavoro e del nuovo disco.
Come nasce il progetto Lazy Queen?
Per due o tre anni sono stato senza una band. Lavoravo soprattutto su musica strumentale poiché ero impegnato nel realizzare le colonne sonore di alcuni film. Certo, scrivevo ancora canzoni in senso tradizionale, ma non rientravano in alcun progetto particolare. Poi, come spesso accade, la vita si è fatta turbolenta e ho sentito la necessità di trovare uno sfogo, un modo per comunicare tutte quelle cose per cui non conoscevo altro linguaggio che la musica… così ho cominciato a cercare delle persone con cui formare una band. All’epoca mi ero appena trasferito da Long Island a Brooklyn e lì ho conosciuto Reyson Morales, amico e chitarrista originale del mio nuovo gruppo: i Lazy Queen.
Penso che quell’iniziale necessità di esprimere, comunicare e cercare connessioni sia stata veramente fondamentale per avviare il percorso che stiamo percorrendo tutt’ora, diversi anni dopo dall’altra parte del mondo.
Quali sono gli artisti che consideri (a livello di band e personalmente) una fonte d’ispirazione? Quanto pensi che abbia influito sul vostro sound l’aver suonato in luoghi geograficamente diversi, come New York e poi Oslo?
Non credo necessariamente che la musica che ascoltiamo di più sia quella che effettivamente influenza il nostro sound; molti di noi sono cresciuti ascoltando diverse band alternative anni 90, ma il nostro gusto è cambiato parecchio da quando eravamo adolescenti. E oltre a esserci somiglianze nei nostri ascolti, ci sono anche tante differenze.
Per quanto mi riguarda, nella creazione dei Lazy Queen sono stato ispirato da diversi artisti indie e underground statunitensi… lo sono tutt’ora, anche se al momento il genere che ascolto di più è l’hip-hop. In questa categoria rientrano tantissimi artisti meravigliosi, specialmente quando si parla di espressione creative, capacità di scrittura e produzione. Il rock non è morto, ma ristagna un pochino (almeno in superficie), siamo quindi alla ricerca del modo migliore per espandere il nostro sound e sperimentare nuove idee… proviamo a guardare avanti, senza soffermarci troppo su ciò che c’è già stato. Detto questo, ci sono alcune rock band là fuori che stanno davvero alzando l’asticella e sicuramente sono una grande ispirazione. É ciò che anche noi vogliamo ottenere.
In termini di luoghi geografici che hanno influenzato il nostro sound, credo che i posti dove abbiamo vissuto e composto abbiano sicuramente avuto un grosso impatto. Anche se ora siamo una band di norvegesi di stanza in Norvegia, continuerei a considerarci legati alla scena musicale newyorkese o comunque statunitense.

Tu sei il membro dei Lazy Queen a cui vengono attribuiti i testi. Come si sviluppa il tuo processo creativo? Quali i temi che preferisci trattare?
Sai, non mi è mai capitato di sedermi e dire «Ecco, ora passerò le prossime due ore a scrivere». Io cerco di estrarre i contenuti delle canzoni dalla mia vita, dai sentimenti che emergono tra l’incontro tra la mia vita interiore e il mondo che mi circonda, a volte mi ispiro alle persone che conosco e alle storie che mi raccontano. In sostanza, scrivo quando ne sento il bisogno.
Per me i miei testi sono soprattutto un mosaico di frammenti che messi insieme costruiscono l’immagine del punto in cui mi trovo nella mia vita e come mi sto sentendo in un determinato momento, piuttosto che lo sviluppo di una narrazione dalla A alla Z. Così continuo a trascrivere frasi, sentimenti e pensieri sul mio cellulare; nel fare un passo indietro riesco poi a vedere il filo rosso che collega il tutto.
Per i testi un sacco d’ispirazione proviene dai diversi artisti rap che mi piacciono e dalla loro capacità di toccare diversi argomenti in una sola traccia, trasmettendo una determinata atmosfera. Detto questo, amo molto le liriche che raccontano una storia e anche queste rientrano nel repertorio dei Lazy Queen.
Ti sfido: riassumi il concept del vostro nuovo EP, A Human Reaction, in massimo cinque parole.
Speranza di trovare una connessione (la risposta in inglese è «A hope for connection» ndr).
I quattro brani che costituiscono A Human Reaction (Bed-Head; Alcohol; Detached, Together; Leech) si alternano nella tracklist a tracce più brevi (Â; Hūmäń; Rėāçtįöń) in cui viene lanciato un messaggio distorto. Si distinguono due filoni musicali, uno pop-punk e uno più noise e sperimentale. Potresti spiegarmi com’è nata questa idea?
Gli EP sono diventati il nostro principale formato per quanto riguarda la pubblicazione di nuova musica, ma non abbiamo mai avuto interesse nel mettere insieme quattro o cinque canzoni in modo casuale per poi far uscire il lavoro. Ci piace approcciarci agli EP come se si trattasse di un album, con maggiore attenzione verso il concept e il messaggio che vogliamo mandare.
Per esempio, il nostro ultimo EP Get Home or Die Trying era fortemente incentrato sui testi e la storia che raccontavano. Abbiamo tutti attraversato un periodo difficile insieme e sentivamo il bisogno, in quanto gruppo, di processare la cosa attraverso quel disco. Anche in questo disco le liriche sono importanti, ma ci siamo focalizzati molto di più sugli elementi narrativi della produzione e su come potessimo usare il suono per ricostruire l’atmosfera dettata dai testi. Le tracce di transizione sono un’estensione di questo approccio. In termini di sperimentazione e intersezione tra pop-punk e noise, come dicevo prima, siamo appassionati di molti più generi musicali di quelli che rappresentano una palese influenza sul suono dei Lazy Queen. Queste tracce sono state per noi anche un modo per ampliare il nostro sound.
Ho visto alcuni dei vostri live su YouTube e sono davvero esplosivi… ma toglimi una curiosità, perché, anche in vostri diversi videoclip, le ballerine indossano la balaclava?
Oh, le nostre amiche mascherate… è difficile da spiegare, semplicemente si sono presentate così e avevamo troppa paura di fare domande a riguardo.
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