R E C E N S I O N E
Recensione di Antonio Spanò Greco
Garage Blues One Woman Band, cinque parole che messe insieme descrivono adeguatamente passato ma soprattutto presente di Elisa De Munari che dal 2013 utilizza lo pseudonimo di Elli de Mon, decisa a inseguire, raggiungere e sconfiggere i propri demoni attraverso il blues, quello più autentico del deep south, ispirato dalla note di Fred McDowell e Jack Rose e da un background musicale consolidato negli anni attraverso la partecipazione fin da giovanissima in diverse garage rock band e dallo studio culminato in una laurea al DAMS e in un diploma in contrabbasso classico e in tradizioni musicali extraeuropee, nello specifico musica indiana e sitar.

Artista quarantenne, polistrumentista vicentina, nel 2020 ha esordito come scrittrice pubblicando, con il suo vero nome, Countin’ The Blues sottotitolato Donne Indomite in cui racconta la vita di artiste blues degli anni ’20 più o meno famose, che attraverso le loro canzoni hanno dato voce alle rivendicazioni dell’universo femminile ponendole in parallelo con artiste contemporanee per cementare e ribadire quanto le lotte intraprese dalle donne del blues degli anni ’20 siano ancora attuali e per quanto siano stati fatti molti passi in avanti sono lungi dall’essere terminate.
Il settimo sigillo musicale di Elli celebra le regine del blues dei primi decenni del secolo scorso attraverso la riproposizione, filtrata dalle proprie esperienze e gusti musicali, di brani più o meno famosi di artiste conosciute ma anche poco note. “Per me le loro canzoni sono una porta d’accesso a un senso individuale e sociale del vivere, il loro blues è un vero e proprio modo di vivere. Hanno usato il blues come un mezzo per raccontare la verità, testare i propri sentimenti, trovare la propria voce. Hanno sollevato temi cruciali: l’abuso sessuale, l’omosessualità, il bisogno di riappropriarsi del proprio corpo e lo hanno fatto cento anni fa”, così in una intervista Elli parla del proprio lavoro.
Prove It On Me Blues di Ma Rainey diventa una travolgente ballata elettrica con slide selvaggi, Blue Spirit Blues di Bessie Smith acquista atmosfere cupe e fascino spettrale, Downhearted Blues di Alberta Hunter pura energia post punk blues dal ritmo incalzante e senza sosta, Shave ‘Em Dry di Lucille Bogan accentua le devianze garage punk nelle rilettura di Elli, energia pura, Dope Head Blues di Victoria Spivey viene reinterpretata aggiungendo sonorità care alla passione di Elli che in questo brano suona il sitar dandone sapori e atmosfere inaspettate e godibili, Freight Train di Elizabeth Cotten ci fa scoprire il lato acustico quello più intimo e delicato, When The Levee Breaks di Memphis Minnie, brano reso celebre dai Led Zeppelin, è una ballata elettroacustica coinvolgente e impreziosita da stacchi e vocalizzi gradevoli, Wayward Girl Blues di Lottie Kimbrough da spunti ancora acustici che mettono in risalto l’ottima tecnica di Elli mentre la conclusiva Trouble In Mind di Berthe Chippie Hill è un urlo sommesso, una rabbiosa e soffice canzone dove viene fuori tutta la forza e la determinazione di queste indomite ribelli del blues. Da segnalare nella versione vinile l’aggiunta del brano Lost Kind Words Blues di Geeshie Wiley.
Album decisamente da annoverare tra i più riusciti dell’anno appena trascorso, realizzato con intenso spirito e passione, grintoso e sanguigno, ma anche sensuale e dolce; perfetto connubio tra lato oscuro e reale così come il blues ci insegna e ci delizia.
Tracklist:
01. Prove It On Me Blues – Ma Rainey
02. Blue Spirit Blues – Bessie Smith
03. Downhearted Blues – Alberta Hunter
04. Shave ‘Em Dry – Lucille Bogan
05. Dope Head Blues – Victoria Spivey
06. Freight Train – Elizabeth Cotten
07. Wayward Girl Blues – Lottie Kimbrough
08. When The Levee Breaks – Memphis Minnie
09. Trouble In Mind – Bertha Chippie Hill
10. Last Kind Words Blues – Geeshie Wiley
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