R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Se ascoltando Songs and Poems, appena uscito per l’etichetta We Insist! Records, vi venisse la tentazione di pensare ad un disco cantato, vi sbagliereste. In realtà, come dice il titolo, l’ultimo lavoro dei Blend 3 con Andrea Grossi al contrabbasso, Michele Bonifati alla chitarra elettrica, Manuel Caliumi al sax contralto e Beatrice Arrigoni voce, è proprio quello che dice il titolo: canzoni e poesie. Forse però la distinzione tra l’una e le altre, è meno netta di quanto possa sembrare, tanto che le parole sono spesso parte della musica e la musica, descrive quasi quanto le parole. La voce, bella, sofisticata e, a tratti algida, di Beatrice Arrigoni la incontriamo già dal primo brano intitolato Low at my problem bending, dove il contrabbasso “in purezza” di Andrea Grossi introduce una melodia “basic” e dove intervengono in crescendo il sax di Manuel Caliumi e la voce di Beatrice Arrigoni che riesce a far sembrare le parole di Emily Dickinson, il quarto strumento del gruppo insieme al prezioso e sognante l’inserimento della chitarra di Michele Bonifati.

Anche i due pezzi seguenti sono costruiti intorno a poesie della Dickinson, dove alle atmosfere più intime e rarafatte di I should not dare to be to sad, segue il suono decisamente più sperimentale di Had we know the Tone she bore, enigmatica e cupa come molte delle poesie della Dickinson. SnaleTale e Aulodia sono due composizioni che ruotano attorno ai testi alla Edward Lear, di Andrea Grossi che si dimostra essere, oltre che un eccellente compositore, anche un “datore di senso”, mi piace definirlo così, delle parti cantate. E se la prima di queste è dedicata ad un componente del gruppo, il chitarrista Michele Bonifati (e poi mi farò spiegare l’arcano) la seconda è un puro esercizio vocale di grande lirismo, oltre che di consolidata bravura della Arrigoni. Un magnifico duetto chitarra-sax è quello presente in I shall imagine life con testo di un altro grande poeta americano, E.E. Cummings, che ruota attorno alla bellezza “inutile”, ma così essenziale delle rose e al senso della vita, parole magicamente cantate da Beatrice in apertura del pezzo e ripetute nella chiusa finale, in una simmetria perfetta: forse il più bel brano dell’intero album per chi vi scrive.

Anche Un(bee)mo utilizza testi di Cummings, abilmente manipolati e ricostruiti da Andrea Grossi, sempre più creatore di atmosfere che portano con sé tanti echi della storia della musica, da quella colta al jazz di ricerca, tempestato di allusioni sonore al noise, alla ambient music e persino al rock progressivo, con una capacità assai rara di non eccedere con nessuna di queste componenti. Inaspettato cambio di atmosfera con la briosa (e quasi swingata) In Time, ma sempre nell’alveo della ricerca sia strumentale che vocale; dice infatti l’intrigante testo di Cummings: “ricorda di cercare (e dimenticando trova)”, che ricorda molto da vicino il senso del picassiano “Io non cerco, trovo”. Andrea, oltre ad avere con sé eccellenti musicisti, è anche un esploratore della verità attraverso la poesia. Una strada difficilissima da percorrere, ma che dà, come poche altre cose al mondo, la capacità di restituire senso alle cose. Poesia che si manifesta anche in Chant, raffinato idillio sonoro sostenuto dalla chitarra e dal sax caldo e cristallino. Chiude questo piccolo scrigno di bellezza Aria, il pezzo più materico, se così si può dire, di tutto il disco, un “rombo di tuono” apparentemente senza inizio e senza fine, un tremore magmatico e sotterraneo che conclude questo lavoro inquieto e magnificamente poetico.

Tracklist:
01. Low at my problem bending
02. I should not dare to be to sad
03. Had we know the Tone she bore
04. SnailTale
05. Aulodia
06. I shall imagine life
07. Un(bee)mo
08. In time

09. Silence
10. Chant
11. Aria

Photo © Erica Mela Magagnato