R E C E N S I O N E
Recensione di Giovanni Tamburino
Il contrasto tra la voce rauca e il primo verso di Bacino potrebbe già riassumere il concept di Shonen, il nuovo disco di Luca Milani aka Qualunque, uscito per Costello’s il 24 maggio scorso. Dopo l’esordio col botto di Mafalda, il meteo e tutto il resto.
A cavallo tra romanzo di formazione e confessione diaristica, si svolgono episodi, ricordi, pensieri di un novello Holden Caulfield che attinge a piene mani dalla cultura della provincia, tra Umbreon e Attack on Titan. Ad essere imprigionato in un immaginario da cameretta, di sere solitarie sotto il cielo di Legnano, di cuori spezzati, di maratone di anime – per i non addetti ai lavori, lo shonen è un genere di manga destinato ad un pubblico di giovani ragazzi – non rimane più semplicemente lo stereotipato adolescente brufoloso e solipsistico. A parlare è una generazione che ormai sfiora i trent’anni senza che lei, o chi per essa, se ne sia reso conto.
“E dimmi qual è il nostro posto,
che ho quasi trent’anni e non lo trovo”

In un equilibrato bipolarismo dai toni amarcord con una chitarra che passa dall’acustico al distorto, dal delay ai tappeti elettronici, si spalanca un ventaglio emotivo che ha il coraggio di non escludere le proprie debolezze. Le liriche passano dal sussurro all’urlo raccontando di ferite mute e sospiri esplosi. Ad aiutare Qualunque nell’unire questo vaso kintsugi musicale ci sono Marta Tenaglia, Cucineremo Ciambelle, Verano, Brenneke, Tana Combinaguai e I Le Lucertole.
In una rete di riferimenti di vita vissuta e giochi di parole, tra linearità del testo e simbolismi della più fresca cultura pop, la malinconia e l’irrequietezza di una condizione esistenziale lungi dall’essere stabile, o anche solo definita, escono dallo schema dell’autocommiserazione e del mal di vivere per introdurre un’ipotesi che, senza pretese, prende i connotati di una valida alternativa. Forse l’unica accettabile.
Luca ne fa la sua personale rivendicazione, un marchio di genuina purezza mentre attorno l’asfalto della provincia e il pulviscolo dello sguardo degli altri tentano di soffocare il panorama. Proprio come l’eroe di Salinger è perfettamente conscio del marcio, del grigio del mondo. Riconosce di essere in qualche modo estraneo a ciò che lo circonda, ma non rinuncia alla propria unicità, per quanto possa essere considerato ingenuo e accompagnarsi ad un senso di solitudine, di nostalgia per qualcosa di perduto nel tempo.
Cosa, dunque, impedisce che Shonen rimanga il piagnucolare di uno sconfitto dalla vita? L’interlocutore. Forse più chiaramente, una presenza.
Sia nel caso di Holden, che in quello di Luca, c’è qualcuno a cui pensieri e parole vengono rivolti. Non sono semplicemente le pagine di un diario, bianche e vuote, informi. C’è un continuo “tu” che, pur senza mai rispondere, assume sempre più connotati e diventa profondamente concreto e carnale. Una presenza silenziosa, un po’ imbronciata, un po’ ironica, che nel mistero di un sussurro sembra portare una rivoluzione alle fondamenta della percezione del mondo di Qualunque. A cui confidare pensieri, a cui chiedere quale sia il suo starter preferito, affidare la propria vita, o persino da guardare andar via.
“Trovo il mio dio nelle tue carezze”
Qualcuno che sa di onestà con se stessi, di rimpianti, di crescita. Qualcuno per cui il dolore non scompare, resta lì, ma non finisce per occupare interamente il paesaggio. Non prevale.
Emo never dies. Almeno, quello più genuino.
Tracklist:
01. Bacino
02. Starter feat. Marta Tenaglia
03. Tipo Buio
04. Nana feat. Cucineremo Ciambelle
05. Coordinata
06. Shonen feat. Verano
07. Atlantico feat. Brenneke
08. Meow feat. Tana Combinaguai
09. Ti ho vista ieri sera feat. I Le Lucertole
Foto © Alessandra Lanza
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