L I V E – R E P O R T
Articolo e immagini sonore di Stefania D’Egidio
Che nessuno sia “profeta in patria” lo sapevamo da tempo, ma quando vedi dei talenti nostrani spopolare all’estero e non fare, invece, sold out in casa fa davvero male, non per campanilismo, ma perché non si capisce più quale sia il metro di giudizio della gente. Domenica 24 ad esempio c’erano due gruppi davvero esplosivi al Parco Tittoni di Desio, reduci dai successi delle tappe europee, The Nuv in apertura e i Giuda come headliner e saremmo stati poco più di un centinaio. Fa male, scusate se mi ripeto, fa tanto male quando vedi “prodotti di laboratorio” riempire i palazzetti e gente che sa suonare davvero snobbata alla grande. Sarà colpa del caldo torrido, sarà forse che adesso la promozione prevale sulla sostanza, sarà che sto invecchiando e sono diventata intollerante a tutto, ma a volta mi sembra davvero che il mondo vada al contrario.

C’è quasi un clima da pic nic al Parco Tittoni, quando arrivo tanti sono seduti al bar ad ascoltare le esibizioni di gruppi locali in versione acustica, niente male neanche loro, passeggiando nel giardino intravedo il cantante dei Giuda che porta al guinzaglio il proprio cane, non mi era mai capitato finora. Verso le 21.00 salgono sul palco i brianzoli The Nuv, seminudi, solo con pantaloncini da boxeur, e a piedi scalzi sul palco, li capisco, ci sono 40 gradi percepiti nonostante gli alberi offrano ristoro rispetto alla città. Sembrano sbarazzini i tre e invece picchiano duro per una buona mezzora, soprattutto il suono del basso, potente come un tuono; il trio avrà pure un look losangelino, ma la profondità è quella del migliore postpunk inglese.



I Giuda, lo confesso, sono un mio pallino da diversi anni, da quando li avevo intercettati sulla recensione di una rivista specializzata d’oltremanica e, incuriosita, li avevo scovati su youtube rimanendone folgorata. Da allora avevo tentato di vederli dal vivo diverse volte nei dintorni di Milano, ma ogni volta il live veniva annullato per un motivo o per l’altro, poi la pandemia di mezzo.
Nascono nel 2007 a Roma dalle ceneri del gruppo punkrock Taxi e da allora cominciano a proporre un glamrock da far invidia ai grandi del passato. La formazione attuale è composta da Tenda alla voce, Lorenzo Moretti, chitarra e voce, Michele Malagnini, chitarra, Danilo Valerii al basso e Alessio Cataldo alla batteria. In discografia quattro album, tra il 2010 e il 2019, tutti pubblicati con etichette straniere, perché, come vi dicevo prima, dalla fondazione non hanno fatto altro che macinare km su km, vantando un’intensa attività dal vivo in vari club e festival, non solo europei, ma anche d’oltreoceano, nel 2011 nasce addirittura il primo fan club in Francia.


Sono un bel mix tra T-Rex e Ac/Dc, di cui condividono l’energia dinamitarda; da quando entrano in scena, intorno alle 22.00 fino al termine dello show, verso le 23.30, una canzone dietro l’altra, con una piccolissima pausa solo sul finale, prima del bis. Il Parco non è strapieno, ma i fedelissimi ci sono e fanno un bel casino sotto palco, con le loro bandiere festose e i cori a squarciagola. Tenda dalla sua non si tira certo indietro, è tutt’uno con il microfono e si muove su e giù, scendendo anche tra il pubblico.

Una ventina di brani in scaletta, il medley Get It Over-Space Walk-Watch Your Step, il brano Number 10, dedicato a Capitan Totti, che negli ultimi tempi, suo malgrado, è sulla bocca di tutti, Teenage Rebel e un bis esplosivo con Wild Tiger Woman e Roll On. I Giuda sono l’essenza stessa del rock’n’roll: pochi fronzoli e tanta sostanza, me li immagino girare per l’Europa con un vecchio furgoncino Volkswagen da hippy in stile Almost Famous.





















Tracklist:
01. Tartan Pants
02. Back Home
03. Coming Back To You
04. Maybe It’s All Over Now
05. Medley (Get It Over/Space Walk/Watch Your Step)
06. Born Under A Bad Sign
07. You Got The Power
08. Get On The Line
09. Teenage Rebel
10. Number 10
11. New Age
12. Hey Hey
13. Interplanetary Craft
14. Get The Goal
15. Hold Me Tight
16. Wild Tiger Woman
17. Bonehead Waltz
18. Roll On
Rispondi