R E C E N S I O N E


Recensione di Aldo Del Noce

Avvertiamo ancora le recenti eco dell’ottimamente strutturato “Elin Forkelid Plays For Trane”, album che la sassofonista svedese dedicava all’eccelso antecedente mercé un accurato ed insolito accompagnamento, e la medesima si ripropone in ternaria formazione nel suo altro versante espressivo, ossia una più articolata forma free.
Fissato praticamente alla vigilia del lockdown planetario (parametro tuttora influente), insomma nel marzo 2020 presso il Fylkingen di Stoccolma, il concentrato programma live si manifesta già dall’attacco quale intensa e catturante prova, comprendendo nella sua estensione bipartita un vivido manifesto di energie idiosincrasiche ed eversive, articolate nel primo passaggio (Question) in quattro segmenti che avvicendano le maggiori veemenze del trio ad un calo delle collettive tensioni.

La successiva e conclusiva Answer esordisce mercé un sound più inarticolato e cospirativo, poi coagulante in nuove e rivoltose veemenze, in apparenza incarnando stilemi più storici (entro un arco formale spiazzante in cui si potranno ritrovare richiami e tensioni più proprie ad esempio dei climi chicagoani o del free nord-europeo, così come formule della più cruda e originaria fusion); il passaggio è più congegnato in termini non solo multi-stilistici ma soprattutto di ricorrente sorpresa, e se rinunciamo a schematizzare se davvero funga da “risposta” alla “domanda” del precedente, è da rilevare nel complesso l’esito attinto da un trio praticamente esordito per l’occasione, e piuttosto ammissibilmente segnato dalla grinta e dalle pulsioni pluri-idiomatiche dell’ancia di Elin Forkelid, che non adombra il co-protagonismo delle ardenti quattro corde basse di Gustav Hielm e del drumming o piuttosto grandine percussiva, serrata e a tratti inestricabile di Erik Carlsson.

Album di spartana grafica di copertina, ma corredato dalle note dei confratelli Jörgen Adolfsson e Mats Gustafsson, che nel primo caso fanno riferimento alla storia più che quarantennale di FRIM, partita con l’organizzazione del primo Festival di Primavera a Fasching, Stoccolma (rilevando la diversità del periodo, in cui ogni genere marcava il territorio in contrapposizione agli altri), pervenendo solo ora all’uscita del primo disco, e nel secondo mutua un pensiero del grande drummer Paul Lovens, secondo il quale “soltanto i pesci morti nuotano seguendo la corrente”, e dunque rileva nei tre componenti del trio le giuste motivazioni del filone di ricerca musicale, in cui si determinano frizioni ed energie, procedendo lungo i sentieri dell’ignoto, riprendendo quindi un similare pensiero del pianista free Per Henrik Wallin, per cui “solo il nuotare controcorrente insegna qualcosa di importante”.  
L’invito quindi è a nuotare, o almeno lasciarsi coinvolgere dal flusso senza direttive, proponendo di una tale (ma non nuova) filosofia un ennesimo saggio.

Elin Forkelid: sassofoni
Erik Carlsson: batteria

Gustaf Hielm: basso

Tracklist:
01. Can’t Hide (Question)

02. Can’t Hide (Answer)