R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Breve storia degli Unloved. Il trio losangelino si forma meno di una decina d’anni fa dall’incontro tra la coppia di musicisti e nella vita Jade Vincent, Keefus Ciancia e il nord irlandese David Holmes. Quest’ultimo, oltre ad essere un rinomato dj è anche compositore e ha trattato brani altrui di artisti del calibro di Ice Cube, U2, Manic Street Preachers, Primal Scream, Jimmy Page e Robert Plant. L’abito non fa il monaco, ma è giusto riconoscere i dovuti meriti sul campo, perché dal proprio background si possono comprendere scelte e motivazioni di un particolare interesse su di un progetto. Nel 2015 si incontrano e danno vita a una miscela esplosiva costituita da una base trip-hop anni ’90 e da una voce femminile ammaliante. Si tratta di una musa solitaria che lascia il dubbio sulla sua provenienza. In parte sembra uscita da un sogno paradisiaco, in parte da quell’inferno che è la sala da ballo dell’Overlook hotel che caratterizzava Shining, il capolavoro di Stepehen King. The Pink Album, terzo lavoro della band in sei anni, arriva carico di aspettative che, per il sottoscritto non restano deluse.

La partenza Rainbrose è col botto, e come preannunciato, si tratta di un’ascesa agli inferi o una discesa nel paradiso, dove un coro di angeli inquietanti ci accompagna in una nuova dimensiona all’interno dell’arcobaleno rosa. Il disco coinvolge con le sue atmosfere fumose, notturne e culmina infine in pezzi quali I Don’t Like You Anymore e la successiva Foolin’. Nella prima traccia Jade si trasforma in PJ Harvey e s’impossessa di una delle sue visioni preferite; nella successiva, invece, riesce a far ben coincidere atmosfere da far west con ritagli di film noir. Scommetto che quel “fool” ripetuto come un mantra vi entrerà dentro da subito e non vi lascerà fino al termine della vostra giornata. L’unica pecca che si può riscontrare è che questo disco sarà la manna degli appassionati del genere, di coloro che adorano le atmosfere morriconiane rese famose dai spaghetti western, intrise di rumori, feedback e campionamenti spinti, ma potrebbe diventare un supplizio per chi si cimenta con orecchie vergini. Il viaggio sonoro infatti è lungo 22 tracce e pertanto si può trattare a tutti gli effetti di un doppio album. La creatività d’altronde è una vena che va sfruttata fino in fondo e qui c’è ed è ben evidente. Il sound è curato e le influenze sono tante, come ad esempio in Boowaah, dove non sarà difficile ritrovare tra le pieghe qualche residuo di Goldfrapp, duo anch’esso partito dal Bristol Sound per giungere in seguito a lidi techno più spinti attraverso un sound rimpolpato. La traccia si fa notare per il bel giro di basso pieno e dominante. Questa musica fluttua incessantemente e regala emozioni, oltre che collaborazioni illustri come quella con Jon Spencer (della mitica Jon Spencer Blues Explosion), nella traccia Call Me When You Have A Clue, che è un evidente e riuscito tributo ai Suicide, la band seminale costituita da Alan Vega e Martin Rev.

The Pink Album è un disco crudo, compatto ma che sa ammaliarti stringendoti nelle sue calde spire elettroniche. Questo disco rosa è un’opera accessibile a tutti. Chi ama il Bristol Sound trascorrerà piacevoli ore in giro per la metropoli con in cuffia la sua musica preferita, ma chi apprezza le sfide potrà trovare in questa band delle grandissime soddisfazioni. Per una volta tanto la ragione sociale non corrisponde al pensiero. Unloved di nome, amati di fatto.   

           

Tracklist:
01.Rainbrose
02. Waiting for tomorrow
03. Now
04. Girl can’t help it
05. I Don’t Like You Anymore
06. Foolin’
7. Mother’s been a bad girl
08. Boowaah
09. Lucky
10. WTC
11. Sorry, Baby
12. Number In My Phone
13. Call me when you have a clue
14. No Substance
15. Love Experiment
16. Turn of the screw
17. To the day I die
18. Walk on, Yeah
19. Accountable
20. There’s No Way
21. Ever
22. I’ve been thinking about her

Photo © Delphine Ghosarossian