R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Provasi

Jean-Michel Jarre presenta in anteprima, in una fin troppo calda giornata di metà ottobre, il suo ultimo lavoro, Oxymore, album figlio della pandemia e dedicato a Pierre Henry, grande amico e fonte di ispirazione del compositore, purtroppo scomparso pochi anni fa, e spesso ricordato con commozione durante l’intervento in sala, successivo all’ascolto, moderato da Luca De Gennaro.
Raccontare la carriera di Jarre significa narrare una serie di successi e soddisfazioni senza fine, partendo dal 1976, anno in cui pubblica Oxygène, opera che totalizza dodici milioni di copie vendute e apre all’artista le porte dell’Olimpo della musica elettronica, rendendolo il punto di riferimento di musicisti e sperimentatori di tutto il mondo. Per non parlare del grandioso concerto del 1997 a Mosca, classificato dal Guinness dei primati come il più grande della storia, e del celeberrimo concerto di Capodanno in una Notre Dame virtuale. Cos’altro si dovrebbe dire per mostrare quanto sia un onore assistere ad un’esperienza del genere?

Ore dieci, cinema Anteo, terzo piano, sesta fila, quarantadue casse, tecnologia Dolby Atmos per trecentosessanta gradi di spazio, undici tracce, occhi chiusi: tutti gli ingredienti (Jarre stesso ha paragonato il “fare musica” al “cucinare”) che ci hanno permesso di godere appieno dell’esperienza di ascoltare un artista importantissimo e di assaggiare (sempre come se fossimo in cucina) il futuro della musica.
Per quaranta minuti buoni veniamo letteralmente bombardati da sensazioni e vibrazioni, catapultati in un mondo di suoni in cui ogni brano permette di creare, tramite l’immaginazione, un film personale da adattare alla colonna sonora che si diffonde nella sala.
“Io parlo in mono, l’uomo ha inventato l’audio stereo”, afferma Jarre durante lo speech, aggiungendo che l’ascolto spaziale altro non è che la realtà.
In sostanza la tecnologia Dolby Atmos permette un ascolto spaziale a trecentosessanta gradi che avvolge l’ascoltatore fagocitandolo in un universo di suoni, che non sono più “appiattiti”, come succede tramite stereo. Sempre durante il confronto, l’artista francese fa il paragone con un pittore: così come quest’ultimo, su una superficie piatta, deve apporre il giusto numero di colori, per evitare di rovinare l’immagine, creando una macchia grigia priva di espressività, così un compositore che approccia l’utilizzo di un impianto stereo deve adoperare la regola del less is more, per evitare di rovinare una composizione. D’ora in avanti, riflette Jarre, con la tecnologia dell’ascolto spaziale avviene un sostanziale ribaltamento, in cui ogni suono ha una sua posizione all’interno dello spettro sonoro e l’artista può, secondo una visione more is more, arricchire la propria produzione secondo un processo per cui qualità e quantità si intersecano col fine di suscitare più sensazioni possibili.

Sempre nell’ottica di questa visione “futuristica” dell’arte, il compositore annuncia la realizzazione dell’iniziativa Oxyville, uno spazio nel metaverso in cui vorrà far incontrare artisti e fan di tutto il mondo.
Jarre, nel raccontare la genesi dell’opera, ci accompagna lungo la storia della musica elettronica e dell’ultimo secolo della musica classica, considerando la prima una prosecuzione della seconda e non come figlia del pop americano anni 80 come si è soliti credere. Si viaggia tra l’“Intona rumori” di Luigi Russolo, formidabile artista futurista dei primi del Novecento, fino a realtà virtuale e metaverso, futuro della musica e dell’arte secondo il compositore.
Oxymore affonda le proprie radici nelle sperimentazioni della corrente artistica musicale francese “Musique Concrète”, riprendendone le modalità di realizzazione e i canoni estetici, adattando il tutto alle nuove tecnologie (“L’album è stato scritto direttamente per la tecnologia Dolby Atmos” specifica l’artista).
Gli sono state poste numerose domande su una miriade di questioni differenti, dalla tecnologia dei visori VR, al futuro del mondo musicale, alla meditazione, alla guerra in Europa, al legame col cinema, alla sua storia personale, e Jarre ha sostanzialmente dimostrato di essere innanzitutto un uomo che vive nel presente, mostrandosi sensibile a tematiche contemporanee come l’ambiente e la sostenibilità e curioso verso il futuro e il mondo tech, e in secondo luogo un artista in grado di mantenere sempre alta l’asticella per quanto riguarda la sua arte e i suoi obiettivi sociali e personali.

Il 21 ottobre, per Sony Music esce “OXYMORE” di Jean – Michel Jarre, e non serve dire altro se non che si tratta di un ottimo lavoro.