R E C E N S I O N E
Recensione di Andrea Notarangelo
Esordio fulminante degli italianissimi Leatherette. I “Similpelle” sono un quintetto che ben rappresenta l’attitudine punk aggiornata agli anni 20 del ventunesimo secolo. È un ventaglio di riferimenti questo Fiesta, un progetto carico di influenze assimilate e rielaborate in una chiave molto personale. È possibile sentirsi parte di una calavera messicana nella quale i Clash si mescolano agli spaghetti western di morriconiana memoria? La risposta è sì e potrete ascoltare Thin Ice per maggiori dettagli. L’ottava traccia, infatti, è un’esplosione di colori e di chitarre graffianti, mentre l’incedere tremolante gli dona la polvere e quel giusto sapore di vissuto. Da tanto però non si sentiva qualcosa di così immediato, che ti costringe a lasciare il dischetto nel lettore e riprodurlo all’infinito. So Long, la seconda traccia dell’album, è un’esplosione di energia e ricorda nelle sfumature alcune rock band inglesi di inizio secolo che a sua volta riprendevano gli stilemi new wave anni ’80, aggiornandoli in maniera definitiva. L’art rock entra in modo preponderante nella veloce Fly Solo, canzone figlia dei Wire di Colin Newman e dello stravolgimento musicale.

Fiesta però riesce nell’intento di sfuggire a qualsiasi categoria e trovare una sua logica nel caos organizzato. La traccia che segue Fly Sol, infatti, cambia letteralmente mood nella sua parte iniziale; ma è solo questione di attimi, perché dopo aver preso la rincorsa, No Way si libra in un magico intreccio di chitarre e sax, mentre la sezione ritmica mantiene alta la tensione. A proposito del sax, è evidente come sia il vero jolly del disco e abbia la capacità di entrare e uscire dalla canzoni prendendosi il giusto spazio senza mai essere invadente ma diventare, là dove necessario, vero protagonista della traccia. Non è un disco swing e nemmeno jazz, eppure i due generi sono racchiusi all’interno di questo esordio e ne completano la baldoria sonora. La band ha studiato tutto nei minimi dettagli: dal suono che riesce a sposare la no wave con l’attitudine punk di fondo, fino alla copertina, vero e proprio biglietto da visita di questa prima fatica discografica dei Leatherette. A tal proposito, in merito all’artwork, che ricorda le corride di Pamplona, la band dichiara: “È uno strano rituale. Siamo contrari alle corride, ma dal punto di vista iconografico sono affascinanti. Persino a livello metaforico lo sono, perché la violenza scorre da entrambe le parti ma in maniera festosa. È simile a un concerto, in fondo: stai esprimendo cose violente, con un approccio fisico. E chi sta dall’altra parte reagisce a questo, il che è fantastico”. La violenza sonora è infatti il catalizzatore principale di queste canzoni, la quale si manifesta in modalità diverse, a seconda del pezzo. Dead Well ne è una summa perfetta. Prima che il sax e la voce urlata diano il colpo di grazia all’ascoltatore, è presente un giro di basso rotondo e una batteria secca che preparano l’esplosione strumentale finale. In chiusura è collocata Sunbathing, una breve traccia dalle ottime potenzialità, tant’è che è stata scelta come uno dei singoli estratti, che ribadisce come il quintetto, oltre a sperimentare è in grado di creare delle hit destinate a durare nel tempo.
Hemingway nell’omonimo romanzo affermava: “Magari andando avanti s’impara qualcosa. A me non importava sapere cosa fosse tutta la faccenda. Forse però se scoprivate come viverci, potevate anche capire che cosa l’intera faccenda fosse”. Fiesta come disco va preso proprio così, perché andando avanti con gli ascolti forse impari qualcosa, ma anche se non ti è chiara tutta la faccenda puoi sempre scoprire come viverla e comprendere a pieno ciò che l’opera vuole comunicarti.
Tracklist:
01. Come Clean
02. So Long
03. Dead Well
04. Fiesta
05. Cut
06. Fly Solo
07. No Way
08. Thin Ice
09. Play
10. Sunbathing
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