R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Nimrod compie venticinque anni e i Green Day, per l’occasione, decidono di fare le cose in grande proponendo una versione speciale in cofanetto. La nuova uscita include l’album originale, un CD con demo inedite e un live set all’Electric Factory di Philadelphia registrato il 14 novembre 1997, un mese dopo l’uscita del disco. Perché oggi è importante parlare di quest’album? Perché ci soffermiamo su quest’uscita? Non si tratta solo per l’evento in sé, ma perché Nimrod, quinto disco della storia dei Green Day, ha significato tanto per Billie Joe Armstrong, ma anche per tutto il punk rock. Si tratta di una conferma, dell’acme di un sottogenere e la punta dell’iceberg delle occasioni mancate. Facciamo un piccolo excursus storico. Nel 1994, a Seattle si celebrava l’inizio della fine del grunge e di una musica tanto bella e grezza, quanto pesante e ossessiva. In questo contesto, poco più sotto in California, i Green Day uscivano con Dookie, terzo patinatissimo album, che li fece esplodere definitivamente come fenomeno mondiale. Dopo Dookie niente fu più lo stesso e tutto divenne più semplice. In quegli anni il revival punk segnò un nuovo picco, con il lancio e il rilancio di nuove band che seppero sfruttare fino in fondo il successo dei tre ragazzi di Berkeley.

Dopo l’apice, Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool, non si persero in chiacchiere e sfornarono, l’anno successivo Insomniac cercando, se non di eguagliare (obiettivo impossibile da raggiungere), almeno di confermare quanto di genuino e fresco c’era nella loro proposta. Inevitabilmente il disco vendette meno e fece segnare un piccolo passo indietro per i nostri tre eroi. Ecco quindi la svolta, la band dopo interminabili tournée e partecipazioni a mega festival, si chiuse in studio e decise di rimettersi in gioco sfornando un disco più maturo senza però cedere a livello di carica emotiva ed interpretazione.

Le diciotto tracce si aprono con Nice Guys Finish Last (che in seguito farà anche da colonna sonora a un film da college), un punk rock veloce immediato e con la voce di Billie Joe più in forma che mai. A seguire, senza soluzione di continuità ecco arrivare il singolo apri pista Hitchin’ a Ride. Introdotta da tre accordi di violino, la canzone che giunge alle nostre orecchie presenta una struttura decisamente più matura, sorretta da un ritmo da marcetta che sfocia infine nei famosi quattro accordi portanti. Quando uscì venne accolta in maniera molto positiva e servì ai fan per farsi un’idea su ciò che si sarebbero dovuti attendere di lì a qualche mese. La realtà fu addirittura più rosea. Se ad esempio la successiva The Grouch, poco aggiunse a quanto già proposto in precedenza, è con la quarta Redundant che si apprezzò una maturazione netta del songwriting e delle strutture. Tré Cool dietro ai tamburi spinge e crea un effetto particolare donando alla traccia un movimento né veloce, né lento che offre l’opportunità a Billie Joe e a Mike Dirnt di esprimere al meglio le loro doti canore. Scattered è un’ulteriore conferma e ci ricorda che Insomniac non fu davvero un mezzo passo falso, più semplicemente un disco al quale non si è dedicato il giusto tempo a livello di produzione e di arrangiamenti. Gli inni punk rock hanno una svolta con Platypus (I Hate You) (tradotto: Ornitorinco – Ti odio), dove il trio riprende a marciare con ritmi più serrati e dove si può sentire con maggior compiutezza il lavoro del basso di Mike Dirnt. L’album rifiata con l’intermezzo Last Ride In, una pausa che ci trasporta su una placida spiaggia al tramonto. Da questo punto in poi inizia uno dei momenti più tirati e interessanti di Nimrod. La tetralogia costituita da Jinx, Haushinka, Walking Alone e Reject, per il sottoscritto è tra i più alti momenti mai sentiti del genere e che se la gioca alla pari con le prime tracce di …And Out Come The Wolves dei Rancid (del 1995). Il finale, dopo la tirata e sboccata Take Back, è col botto e corrisponde a quel capolavoro acustico di Good Riddance (Time of Your Life), una canzone sopravvissuta a tutto, compresa la sovraesposizione mediatica.

Segue una parte dedicata ai demo, dove, dopo una grezza Nice Guys Finish Last, troviamo l’inedito Place Inside My Head che non fatichiamo a comprendere come mai sia rimasto solo un demo. La struttura semplice e basata tutta sulla chitarra lievemente distorta, ci riporta ai tempi acerbi di Kerplunk (del 1991). Alison è una cover del pezzo di Elvis Costello che nulla aggiunge o toglie all’originale, mentre Espionage, essenziale quanto basta, era già conosciuta ai più per la sua appartenenza alla colonna sonora del mitico film Austin Powers: The Spy Who Shagged Me. You Irritate Me, ha un ottimo piglio, ma il testo fa a gara (vincendo), con Take Back in quanto a volgarità e non è difficile comprendere come mai sia stata scartata in fase di scelta della scaletta definitiva. Tre Polka è un divertissement a cura di Tré Cool, qui alla fisarmonica, mentre When It’s Time, con il solo Billie Joe Armstrong alla chitarra, è un delicato estratto dal concept dedicato al futuro album American Idiot. “Desensitized” è una b-side già nota ai fan e sicuramente una canzone che non avrebbe sfigurato all’interno di Nimrod, così come la successiva Chain Saw in versione demo. Black Eyeliner, secondo inedito estratto dopo You Irritate Me, è invece una canzone che avrebbe meritato più fortuna e che presenta nel suo incedere una tensione che non sfocia mai nell’esplosione finale tipica del Green Day style. In questo rappresenta una ventata di freschezza e un’ottima variazione sul tema.

A seguire troviamo la parte live con una scaletta a dir poco perfetta. L’esibizione inizia con Going To Pasalaqua, pezzo afferente a 39 Smooth, il debutto sulla lunga distanza del 1989 e che all’epoca di Nimrod apriva quasi tutti i concerti del trio. Via via vediamo sfilare i pezzi forti di Armstrong e soci come ad esempio Welcome to Paradise, Basket Case, She e When I Come Around, tratte da Dookie, 2000 Light Years Away e Paper Lanterns, pescate dal passato remoto della band. È un tuffo al cuore e agli anni ’90, ciò che ci regala quest’edizione speciale e vale la pena l’acquisto solo per questo. Come spesso accade però, non tutto è oro quel che luccica e questa retrospettiva è qui a ricordarcelo. Sempre più spesso celebriamo il passato e ci soffermiamo al bello, dimenticandoci che ogni epoca è contraddistinta da cose buone e da altre meno. Nel caso dei Green Day, Nimrod ha segnato l’occasione mancata, quella della maturità definitiva di una band che ha scelto la via più comoda anziché una dove dovessero osare fino in fondo. Passata l’ennesima sbornia, tre anni dopo fecero uscire Warning, un disco più maturo ma meno fortunato e, dopo l’ennesima riflessione, anziché proseguire nella sperimentazione, hanno deciso di riprendere quel filone college radio mai morto e che li contraddistingue ancor oggi mostrandoli sempre più una caricatura dei bei tempi andati. Quei momenti, dove tutto era più bello, più semplice e più genuino, ma che in realtà è solo puro amarcord nella testa di chi non si è adeguato all’inesorabile incedere del tempo. 

      

Tracklist:

Nimrod.
01. Nice Guys Finish Last (2:49)
02. Hitchin’ a Ride (2:52)
03. The Grouch (2:12)
04. Redundant (3:18)
05. Scattered (3:02)
06. All the Time (2:10)
07. Worry Rock (2:27)
08. Platypus (I Hate You) (2:22)
09. Uptight (3:04)
10. Last Ride In (3:48)
11. Jinx (2:13)
12. Haushinka (3:25)
13. Walking Alone (2:45)
14. Reject (2:06)
15. Take Back (1:09)
16. King for a Day (3:13)
17. Good Riddance (Time of Your Life) (2:35)
18. Prosthetic Head (3:38)

Demos
19. Nice Guys Finish Last (2:53)
20. Place Inside My Head (2:33)
21. The Grouch (2:09)
22. Walking Alone (2:34)
23. Jinx (1:52)
24. Alison (2:34)
25. Espionage (3:16)
26. You Irritate Me (1:37)
27. Tre Polka (2:38)
28. When It’s Time (2:21)
29. Desensitized (2:27)
30. Chain Saw (1:33)
31. Reject (2:04)
32. Black Eyeliner (3:14)

Live at the Electric Factory, Philadelphia 11/14/97
33. Going to Pasalacqua (4:13)
34. Welcome to Paradise (4:12)
35. Geek Stink Breath (2:39)
36. Nice Guys Finish Last (2:57)
37. Hitchin’ a Ride (4:17)
38. The Grouch (3:14)
39. Chump (2:41)
40. Longview (3:36)
41. 2000 Light Years Away (6:07)
42. Brain Stew (3:15)
43. Jaded (2:27)
44. Knowledge (6:08)
45. Basket Case (2:49)
46. She (2:35)
47. F.O.D. (2:40)
48. Paper Lanterns (9:55)
49. Scattered (3:19)
50. Prosthetic Head (4:06)
51. When I Come Around (3:22)
52. Good Riddance (Time of Your Life) (2:10)