R E C E N S I O N E


Recensione di Arianna Mancini

Nord Europa 2023. Raffinate e cosmiche connessioni fra Islanda e Belgio, si canta una fiaba sonora costruita su arie surreali, increspature oniriche e ricercatezza stilistica. Una tempesta e la corsa contro il tempo per tentare di non farsi travolgere. Si tratta dell’alchemico connubio fra Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra e del loro album Racing The Storm, in uscita il 17 marzo per Bella Union.
Quella di Emiliana Torrini e The Colorist Orchestra è una collaborazione che parte da luoghi distanti fra loro e porta con sé il carisma di quegli incontri karmici voluti dal destino. Per spiegare lo spessore di questa sinergia si possono citare le parole di Kobe Proesmans (uno dei due fondatori della TCO): “Non ci sono regole, Emiliana dice sempre che questa è una storia iniziata molto prima che ci incontrassimo e che la spinta e l’attrazione tra i nostri diversi background e le nostre personalità è ciò che rende questa collaborazione così speciale”.

Emiliana Torrini, italo-islandese classe 1977 originaria di Kópavogur, vive nella musica sin da piccola grazie alle note respirate in casa di suo nonno, pianista jazz. Cresciuta, studia lirica, compone i suoi primi album e collabora a Polydistorsion (1997), disco d’esordio dei GusGus, formazione islandese multidisciplinare elettronica.
Il suo debutto internazionale avviene nel 1999 con il suo quarto album: Love in the Time of Science in cui viene affiancata da Roland Orzabal (Tears for Fears), EG White e Siggi Baldursson (Sugarcubes). Tale evento la porta a trasferirsi a Londra e successivamente a Brighton.
Esulando dal proprio repertorio Emiliana ha scritto, interpretato e prodotto numerosi brani per artisti del calibro di Kylie MinogueThievery Corporation, oltre ad aver interpretato The Gollum Song per la colonna sonora del film di Peter Jackson “Il Signore degli Anelli: Le Due Torri”.

La connessione con The Colorist Orchestra avvenne nel 2015, all’epoca Emiliana si era già fatta notare ampiamente nel panorama internazionale avendo pubblicato sei album e le hit Jungle Drum e Sunny Roads. Fu così invitata dai fondatori della formazione belga a collaborare ad una serie di concerti con l’intento di reinterpretare alcuni dei suoi brani, e così quello che doveva essere un evento estemporaneo si trasformò in un album live: The Colorist & Emiliana Torrini (2016), un disco che contiene nove brani del repertorio della Torrini e due inediti, caratterizzato dal multi strumentalismo e dalla sua inconfondibile voce. La peculiarità dell’ensemble The Colorist Orchestra, fondato nel 2013 dal batterista Aarich Jespers e dal percussionista Kobe Proesmans, è quello di “ricolorare” il repertorio di altri cantanti e musicisti in maniera stravagante con strumenti classici spesso usati in maniera non ortodossa, altri non convenzionali in combinazione di una varietà di oggetti musicali (specchi, bocce di vetro, pietre). Il gruppo, composto da otto membri, spazia infatti da strumenti classici come il pianoforte, la viola, il clarinetto e il contrabbasso a quelli più ricercati e insoliti come il flapamba, il calabash, il dulcimer martellato e la marimba.

Quel connubio iniziato nel 2015 oggi si ripresenta con Racing The Storm, una prova del fuoco in cui Emiliana, Aarich e Kobe sotto la guida di Jo Fracken, al mixer e produzione, confermano la completezza della sinergia degli elementi esulcerandola.
L’album è composto da undici brani inediti e si snoda in tonalità notturne e fiabesche in cui l’intreccio degli strumenti, molti dei quali non convenzionali, colora i brani con una sottile profondità sinfonica; al centro di questo scenario la soave voce da soprano di Emiliana ci culla, stregandoci. Ascoltando il disco, che si snoda in una costante matrice cinematica, sembra di levitare in un universo fatato popolato da bizzarre creature e scenari surreali. 
La scrittura di Emiliana vive di intima rarefazione, tanto delicata quanto possente. Le sue riflessioni personali possono fungere da specchio in cui non è poi così difficile ritrovarsi.

Riguardo al titolo dell’album Emiliana racconta: ”Immaginate la scena: una grande tempesta si sta preparando sopra di voi. State percorrendo le strade secondarie dell’Islanda rurale, cercando disperatamente di prendere il volo da Reykjavík mentre il cielo si oscura dietro di voi. Avete appena avuto una delle migliori sessioni di scrittura di canzoni della vostra vita, in una fattoria immersa nella campagna islandese, ma niente di tutto questo ha importanza ora. Siete in corsa contro il tempo per portare tutto il vostro lavoro allo studio successivo e continuare a lavorare al vostro album, che potrebbe rivelarsi uno dei più importanti della vostra intera carriera.” Questo è quello che è accaduto realmente durante una delle sessioni di registrazione, metafora perfetta che veste il titolo di questo nuovo lavoro.

In apertura c’è Mikos, che con il suo elegante video in bianco e nero è stato portavoce dell’uscita del nuovo album. Il brano si svela con un intro sincopato a cui si aggiungono la magia degli archi e la voce angelica della Torrini, le melodie ci sospingono dritti verso qualche isola greca. You Left Me In Bloom cambia i toni, dai ritmi martellanti si passa ad un brulicare di atmosfere sognanti cullate da marimba, synth, archi, calabash e “quella” voce magnetica che danza sopra tutto.
In Hilton lo strumento a fiato introduce la melodia, cosparsa con un melange di suoni mutanti, per cedere poi il passo ad una deriva elettronica.
Fermate il tempo! Ora c’è Dove, un magnifico viaggio nel passato con il suo tratto cinematico, perfetto per una colonna sonora di un film degli anni ‘60.
In Wedding Song gli strumenti si fanno discreti fungendo da leggero tappeto per lasciare brillare la voce di Emiliana che con delicatezza mostra tutto il suo straordinario mutevole spessore.
Riguardo al brano successivo, Right Here, uno dei tre singoli che hanno anticipato l’album, la Torrini dice che sia: “cantata come in un sogno ad occhi aperti mentre venivo colpita ripetutamente sulla spalla dal mondo esterno”. Il testo ne dà la conferma: “On and on and on we play along/ With our fears of wasting time/ of that I’m so sure/ To see the light that shines within”. (Continuiamo a giocare con le nostre paure di perdere tempo/ Di questo sono sicura/ Di vedere la luce che brilla dentro di noi). Nonostante i timori, i solleciti richiami del mondo esterno non sembrano essere una priorità se si ha una certezza interiore. Provate a dare un’occhiata al video e potrete vedere uno dei membri della TCO nell’atto di suonare le pietre…  Smoke Trails muta l’atmosfera giocosa del brano precedente portandoci in una zona di cupe nebbie sonore, il greve incedere della sezione ritmica si amalgama con gli archi che toccano altissimi picchi di malinconia.
Con A Scene from a Movie c’è una breve pausa strumentale, qui gli archi dominano la scena con una cupezza ipnotica, per poi cadere nell’incedere minaccioso di The Illusion Curse.
Ad un passo dalla chiusura, Racing the Storm alza i toni accennando il ritmo di una lieve salsa nordica che si perde nel flusso multistrato degli altri strumenti.
Lonesome Fears conclude questo percorso cinematico scivolando su toni conturbanti che sfumano in una poetica malinconia:”Holding each others hand/ To the place our lights went cold/ Taking the time we spent/  Saying goodbye and then/ Let the sunset turn us gold” (Tenendoci per mano/ Nel luogo in cui le nostre luci si sono spente/ Prendendo il tempo che abbiamo trascorso/ Dicendoci addio e poi/ Lasciare che il tramonto ci trasformi in oro).

 
Il secondo capitolo firmato Emiliana e The Colorist è il risultato di una feconda collaborazione, un lavoro maturo in spessore, coesione, spirito di libertà e ricerca. I tre mondi diversi di Emiliana (con formazione classica nell’opera), Aarich (batterista autodidatta), Kobe (formatosi con la batteria in accademia ma che ha poi esplorato la musica cubana in loco), unito agli altri membri dell’ensemble e al lavoro di Jo Fracken danno vita ad una miscela magica come l’arcobaleno che appare dopo una pioggia furiosa.
Racing the Storm è un disco che entra in punta di piedi nel cuore, con grazia e riserbo fino ad invaderlo completamente, con quella tipica attitudine di chi non ha la consapevolezza di avere sì tanta ammaliante potenza. È un viaggio sonoro per tornare ad innamorarsi del tutto che ci circonda, per lasciarsi andare e fluire liberi nella vita, che fra tormente e oasi di quiete, torna a risplendere.

Tracklist:
01. Mikos (3:20)
02. You Left Me in Bloom (3:32)
03. Hilton (5:02)
04. Dove (4:03)
05. Wedding Song (3:18)
06. Right Here (3:41)
07. Smoke Trails (3:31)
08. A Scene From a Movie (2:28)
09. The Illusion Curse (3:17)
10. Racing The Storm (4:10)
11. Lonesome Fears (3:59)

Photo © Athos Burez