R E C E N S I O N E
Articolo di E. Joshin Galani
Un disegno in bianco e nero, l’inverno notturno di fondo ed un bellissimo airone in primo piano: ecco la copertina di Mille Inverni, album di debutto dei Della Vega. Il progetto formato dal chitarrista Matteo Pastorelli, che ricordo con piacere come instancabile saltellatore nei live dei Virginiania Miller, entrato nel gruppo nel 2010. Con il gruppo livornese ha vinto un David di Donatello come miglior canzone originale nel film “Tutti i santi giorni” di Paolo Virzì e una Targa Tenco per la miglior canzone originale con il brano “Lettera di San Paolo agli operai” contenuta in Venga il Regno del 2013. Ha collaborato con diversi artisti e gruppi (Roy Paci, Bobo Rondelli per citarne due) sia nei dischi che nei live. Alla voce ed al sassofono Massimo Gemini, musicista dalle ampie collaborazioni, ad esempio Guerrilla Farming, Carneigra, Fantomatikorchestra, Magicaboola Brass Band, Betta Blues Society. Il terzo musicista è Carlo Virzì autore delle colonne sonore di molti film del fratello Paolo. Il suo primo film da regista e sceneggiatore è “L’estate del mio primo bacio“ (2006) al quale è seguito “Il più grande di tutti” (2011). Vince Premio Ennio Morricone nel 2011 come miglior compositore delle musiche per il film “La prima cosa bella” di Paolo Virzì. Nel 2016 vince il Nastro d’argento alla migliore colonna sonora per il film “La pazza gioia”.
Cosa unisce questi tre musicisti? L’appartenenza al gruppo degli Snaporaz, cult band rock livornese, formatosi nel 1997 e attiva fino al 2001. Hanno pubblicato tre dischi per Sony e realizzato due colonne sonore per i film “Ovosodo” e “Baci e abbracci” di Paolo Virzì. Il gruppo ha calcato palchi in centinaia di concerti, dall’Italia al Giappone dai palazzetti alle sagre, ovunque fosse possibile e piacevole suonare.


Dalla scrittura di Matteo Pastorelli, prende vita questo progetto, che con grande garbo ci accompagna in disco molto intimo, delicato, con una cura elegante dei suoni. Debutto sì, ma con una collaborazione consolidata alle spalle dei tre musicisti che si fa sentire in tutte le tracce, linee melodiche che attraggono l’ascolto e rapiscono. Mille Inverni ha un’apertura sia musicale che nella scrittura, un mettersi a nudo usando parole con il loro vero significato, le certezze profonde, autentiche del proprio sentire si muovono in tutti gli sguardi rivolti alla vita. Accarezzati dal pop, intrattenuti dal folk, scossi dalle asprezze per poi reimmergersi in tappeti sonori che oscillano tra inquietudini, sogni e visioni del reale, da cui non sembra esserci scampo, senza retoriche, con lucidità. Un po’ come l’airone della copertina, nel lavoro emergono tratti simbolici dell’animale, come la solitudine, la libertà, l’isolamento, la riflessione.
Arrangiamento orchestrale ne La Rivoluzione, primo singolo e video estratto. Una rivoluzione da salotto, che non turba i ritmi del quotidiano, la cui spinta è magari con invettive da dietro uno schermo del pc, ma senza nessuna presa di posizione o azione determinante per un reale cambiamento.
L’ultima Mano parte con un incedere delicato che sale poi in marcetta dai toni epici, come a mettere in musica quell’eccitazione del giocatore, quel bisogno di dover continuare a farlo. Le canzoni d’amore dell’album hanno tutti toni amari, hanno il sapore di abbandono, incomprensione, incompatibilità, fiabe tradite, nostalgie tra arpeggi soavi, pop e graffi. Vorrei Sapere è breve come un Haiku. Mille Inverni, che dà il titolo all’album è forse la canzone più pop, nel significato più classico del termine. Una bellissima apertura di fiati e tastiere per Del Tempo che si trasforma in rock pop. Un’‘isola isterica’, l’amarezza di constare che ‘il tempo non è mai stato per noi’, bellissime percussioni di Simone Padovani. Guerra è il secondo brano estratto dall’album; il video ha immagini dal sapore retrò, la voglia è quella di prendere le distanze dal rumoreggiare superficiale dei media, dai discorsi inutili senza consistenza, godersi la letargia della solitudine. Chiude l’album Alla Stazione altra immagine minimale ed efficace, poche parole dove ci immaginiamo perfettamente il protagonista ad osservare la gente, con curiosità e un piede quasi in avanti per fuggire, mentre la musica ci culla.
Dieci Perle di cantautorato con voce ed arrangiamenti eccellenti. Un album sincero, che sicuramente incuriosisce anche nella sua veste live; li aspettiamo quindi sul palco del Cage di Livorno il 7 aprile.
Tracklist
01. La rivoluzione
02. L’ultima mano
03. Amore non è
04. Vorrei sapere
05. Mille inverni
06. Del tempo
07. Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
08. Guerra
09. Alla Stazione
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