R E C E N S I O N E
Recensione di Lucio Vecchio
Se dovessi associare un sostantivo alla persona di Yumi Ito sicuramente sarebbe melting pot, ossia mescolanza. Yumi Ito, classe 1990, è una compositrice, produttrice e arrangiatrice cresciuta in tre culture: di origine giapponese-polacca, vive a Basilea, in Svizzera. Il suo ultimo disco, Ysla (isola in portoghese), invita l’ascoltatore ad un viaggio attraverso un oceano metaforico e stilistico, in un panorama sonoro che amalgama jazz, pop e neoclassicismo. Per questo disco Yumi riconferma i colleghi di lunga data (caratteristica chiave della Yumi Ito Orchestra): Kuba Dworak (contrabbasso), Iago Fernández (batteria), accanto a Chris Hyson (sintetizzatori) e Szymon Mika (chitarra). Per la prima volta Yumi ha registrato lei stessa tutte le parti di pianoforte che risuonano sotto strati di voci, evocando un’atmosfera ultraterrena.

Ysla, edito da Enja Records, è il suo quinto disco, il più introspettivo. Unisce una raffinata tecnica jazz con assonanze di grandi cantautrici come Bjork e Joni Mitchell. Affronta i temi della solitudine, della separazione, del disastro e della rinascita, ispirandoli alla natura, alla psicologia e alla sociologia fondendole in storie contemporanee. L’educazione ricevuta gioca un ruolo importante nel suo lavoro, nel quale s’incontrano la multidimensionalità sull’identità e il viaggio che va oltre i confini fisici. Le sette composizioni originali sono strettamente connesse alla personalità di Yumi Ito e raccontano il suo percorso di riflessione e scoperta di sé. In questo processo, Yumi ha anche rielaborato la sua improvvisazione vocale in un linguaggio universale che può essere compreso ovunque. “Negli ultimi anni ho lavorato su nuova musica in Islanda, Galizia (Cies) e Grecia (Milos): isole, come il paese di origine di mio padre, il Giappone – racconta Yumi – Questo viaggio ha generato distanza e tempo che mi hanno permesso di conoscermi meglio”.
Il disco si apre con Is It You, che è anche il primo singolo estratto dall’album. Il testo narra di una relazione interrotta che dà luogo a sensi di colpa e di auto-assoluzione. Questi contrasti si incontrano anche a livello musicale: dopo un’apertura nostalgica, caratterizzata dal violoncello, il brano si trasforma in un groove trainante, guidato dal pianoforte di Yumi. Il messaggio è che nulla è eterno, per quanto possa sembrare, ma tutto è una potente affermazione del divenire. Love Is Here To Stay tratta della forzata separazione della musicista dal suo compagno durante la pandemia. Mentre lui era bloccato in Spagna, lei era in Svizzera e i due non si videro per circa quattro mesi. Nel testo l’autrice rivela le assonanze con la storia dei propri bisnonni: lui fu internato in un campo di lavoro siberiano per circa dieci anni, mentre lei dovette continuare a vivere in Polonia senza conoscere le condizioni del marito. L’uso dei sintetizzatori di Chris Hyson accostato all’antica tiorba legano futuro e passato, trovando una chiosa alle due storie di separazione.
Come già detto, l’autrice ha trascorso la pandemia da sola in uno stato di riflessione, concentrata su sé stessa. Lonely Island ricorda questo periodo assumendo la forma di una guida al confine tra jazz e pop, caratterizzata da un assolo vocale unico, come una magnifica isola, che si staglia nel mezzo dell’oceano. Quando il grigio dell’inverno è al suo apice, lo è anche l’anelito alla rinascita e alla primavera coi suoi meravigliosi colori. Nel brano Rebirth, Yumi usa questa suggestione per descrivere il desiderio di sole e calore. Drama Queen è stata scritta nello storico Jensens Hus, uno degli edifici più antichi dell’Islanda, dove non erano presenti strumenti a tastiera ma solo una vecchia chitarra, con cui Yumi ha composto questo pezzo in 13/8. Il nucleo tematico descrive come gli ex amanti, intrappolati in una relazione ormai al termine, spesso indossino una maschera di accettazione, nascondendosi dietro di essa. Allo stesso tempo, la canzone rappresenta anche la forza, la rottura dalle catene del pensiero, ovvero la trasformazione della donna da vittima a regina.
Cosa c’è dopo la morte? È l’interrogativo ancestrale che Yumi si pone in After The End. “Whatfucking fingers are on?“ è invece la domanda con cui si apre Seagull canzone che chiude l’album in un’atmosfera dark. Yumi si fa ispirare dai gabbiani, presenze costanti e quotidiane nelle isole in cui risiede durante la pandemia, che volano liberi mentre lei è costretta al confino.
Come ho detto, Ysla è un disco molto personale. Una riflessione interiore alla ricerca di una via per la creazione di un mondo musicale (e non solo) alternativo. Un mondo che sia aperto a tutti, che ci permetta di guarire dai traumi della solitudine.
Tracklist:
01. Is It You (5:05)
02. Love Is Here to Stay (6:14)
03. Lonely Island (3:58)
04. Rebirth (6:58)
05. Dramaqueen (3:12)
06. After the End (4:26)
07. Seagual (4:51)
Photo © Maria Jarzyna
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