R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Nell’antichità il Mechanè era una macchina che veniva utilizzata nel teatro greco e che aveva la funzione di sollevare delle comparse in aria per simularne il volo. Questa gru poteva portare almeno due attori, i quali libratisi nel cielo, simulavano l’intervento divino di uno o più dei nel susseguirsi delle scene. Da qui nasce l’espressione latina Deus ex Machina, che per l’appunto significa letteralmente “Divinità dalla macchina”. In questo caso le nostre due divinità in volo sono Stefano Danusso (conosciuto per il progetto Totò Zingaro) e Cristiano Lo Mele (sì, quello dei Perturbazione e anch’esso nei Totò Zingaro), entrambi impegnati in synth programmazione e alle chitarre, qui riuniti nel progetto Ma.Ca.Bro. Dopo l’esordio con Manuale di storie dei cinema, la band si presenta oggi con un lavoro elettronico dal forte sapore cinematografico, nel quale la chitarra resta comunque strumento portante delle composizioni seppur mescolata e bilanciata da una giusta dose di suoni elettrici.

I territori solcati da Stefano e Cristiano sono racchiusi nell’ambient e in quel post rock sviluppatosi a fine anni ’90 e culminato nei capolavori classici del genere usciti fin ai primi anni 2000. Dopo l’inevitabile Incontro con le macchine (riprendendo il titolo dell’ouverture), nel quale timidi accordi di chitarra iniziano una danza attraverso lievi spire elettroniche, ecco giungere alle nostre orecchie Diagnosi. L’atmosfera ci riporta subito col pensiero ad un certo tipo di musica essenziale e liquida come lo era quella dei Tortoise del mitico “Millions Now Living Will Never Die”, uscito nel 1996. Suoni chiari, cristallini, volti ad emozionare l’ascoltatore e a farlo viaggiare con l’immaginazione. Ma.Ca.Bro non è però una collaborazione estemporanea ma un vero e proprio laboratorio compositivo e di costruzione di emozioni. In Mechanè, presenta due pezzi estratti da lavori cinematografici, per la precisione la già citata Incontro con le macchine di Alessandro Bernard (del 2022) e Linfe, a sua volta tratta dal lavoro di Lucio Viglierchio (del 2021). Quest’ultima si muove proprio in quei territori post rock sopra citati, dove una chitarra malinconica rapisce l’ascoltatore per condurlo in territori abbandonati e pieni di fascino. Memento Machina Mori è invece uno splendido nonsense dove il titolo ci ricorda che anche le macchine muoiono (o diventano obsolete), mentre la traccia si adagia interamente su un tappeto elettronico. Ciclica, ripetitiva, si chiude in dissolvenza come una batteria al litio che sta per scaricarsi definitivamente. In Ricovero torniamo di nuovo a farci avvolgere e cullare da una timida chitarra, ma è una sensazione che dura un istante, solo per il tempo necessario all’avvento di Mechanè, title track e mantra infinito che viene trasmesso direttamente dagli altoparlanti di un tempio di divinità macchine.

Lo stile del duo è ben definito e il disco, seppur si tratti di una raccolta di pezzi di colonne sonore di film reali e immaginari, non presenta segni di cedimento; anzi, la sua compattezza ci porta a pensare a un unico lungometraggio sulla storia dell’uomo e al suo desiderio di volare. E là dove non arriva la natura ci pensa un alleato artificiale a fornirci gli strumenti che possono trasformare il sogno in realtà. L’uomo desidera volare e nei suoi tentativi di realizzazzione si innalza alla contemplazione del divino ed entra in immediata comunione con esso.

Tracklist:
01. Incontro con le macchine
02. Diagnosi
03. Carapace
04. Trapianto
05. Linfe
06. Memento Machina Mori
07. Ricovero
08. Mechanè
09. Finale
10. Bricoleur