Articolo di Luca Franceschini.
Esattamente tre anni fa intervistavo Giorgio Canali a Legnano e alla domanda se sarebbe mai uscito un nuovo album in tempi brevi, mi rispose che proprio la settimana successiva si sarebbe trovato assieme ai Rossofuoco per cercare di assemblare nuovo materiale.
L’estate scorsa sono andato a vederlo al Carroponte, dopo almeno due anni di assenza dai suoi concerti e in scaletta c’erano due canzoni nuove. L’entusiasmo per un possibile nuovo disco in arrivo, però, veniva stemperato subito dall’annuncio fatto dallo stesso Giorgio, che in realtà si trattava di due cover.
Non lo avesse detto, non ce ne saremmo mai accorti, tanto suonavano in linea col suo solito repertorio.
Ecco in due istantanee, delineata l’essenza di questo “Perle per porci”: il tanto atteso disco di inediti che Canali avrebbe dovuto realizzare assieme ai suoi compagni d’avventura, trasformato nella raccolta di sole cover che gli ronzava in testa da vent’anni, ma che, per un motivo o per l’altro, non era mai riuscito a registrare.
E così, se pure è giusto sperare che il seguito di “Rojo” possa uscire in tempi brevi, il lavoro che abbiamo per le mani è quanto di meglio possa esserci per farci passare l’attesa.
I dischi di cover mi piacciono solo a due condizioni: devono essere intrisi della personalità dell’artista (nel senso che ci deve essere quanta più distanza possibile dalle versioni originali) e devono contenere canzoni il più possibile sconosciute, in modo che possano costituire anche un’esperienza di scoperta.
È il motivo per cui apprezzo da sempre dischi come “Kicking Against The Pricks” di Nick Cave o “I’ll Take Care Of You” di Mark Lanegan. In Italia, aveva sortito un ottimo effetto Battiato con il primo volume di “Fleurs”, seppure fosse un po’ troppo orientato al nazional popolare, ma forse l’esempio migliore di quello che sto cercando di dire è stato “Crocevia” dei La Crus.
Da adesso, nella mia personale lista, ci sta anche “Perle per porci”. Che è una raccolta interessantissima, piena di riletture interessanti e che permette di scoprire aspetti fino ad adesso quasi mai raccontati nel grande universo del rock italiano.
Sono “canzoni che avrei voluto scrivere io”, ha scritto Giorgio nelle dettagliate e curatissime note di copertina. E di sicuro un pochino c’è riuscito, a scriverle lui: perché ascoltando ciascuna delle 13 “perle” che compongono il disco, ce ne sono forse giusto un paio che non potrebbero in alcun modo essere ricondotte al songwriting del cantante e chitarrista emiliano. Un enorme pregio, questo, forse il pregio migliore dell’album, che denota una capacità impressionante di capire e rendere proprie canzoni provenienti da generi e contesti molto diversi tra loro.
La formazione è quella di sempre: le chitarre di Steve Dalcol e Marco Greco (quest’ultimo si è occupato anche delle parti di basso), la batteria di Luca Martelli. Gli stessi che possiamo vedere da anni mettere a ferro e fuoco i palchi di tutta Italia, insomma.
Musicalmente poi è tutto molto, ma molto bello. Si parte con il cadenzato sogno allucinato di “Pesci e Sedie”, rilettura in italiano di un brano dei Corman & Tuscadu, una band francese che cantava in inglese, scoperta probabilmente da Canali quando viveva in Francia e faceva il fonico dei Noir Desir. C’è il controcanto di Angela Baraldi (altra vecchia conoscenza dei Rossofuoco e non solo) e l’atmosfera onirica che vi si respira è un po’ spiazzante, ma ideale per iniziare questo viaggio.
Più canonica la successiva “A.F.C (Angelo Fausto Coppi), un assalto elettrico senza compromessi che in origine fu dei milanesi L’Upo, che la incisero nel 1997.
Il brano più “radiofonico”, una delle due già presentate dal vivo, viene invece da uno sconosciuto disco di Macromeo, che era uscito nel 2005 per Aiuola Dischi e che il sottoscritto, incredibilmente possiede, avendolo acquistato a prezzo irrisorio al banchetto dell’etichetta, durante un Miami di qualche anno fa. Ovviamente me ne ero dimenticato e sono andato a rispolverarlo solo dopo l’uscita di questo disco. È un brano dal grande potenziale, ma lo dico col senno di poi: in questa versione funziona molto, ma molto di più.
Bellissima anche “Un giorno come tanti”, forse il pezzo più recente di questa raccolta, visto che i romani Mary in June l’hanno pubblicata nel 2011. È probabilmente il brano più “Rossofuoco” di tutti, molto vicino a certe atmosfere di “Rojo”, nel contrasto tra strofa arpeggiata, quasi sussurrata e ritornello esplosivo.
Non tutte le canzoni, comunque, provengono dai sotterranei: “Le storie di ieri” è un De Gregori d’annata, direttamente dal capolavoro “Rimmel”, per chi scrive uno dei pezzi migliori di quel disco, seppure spesso oscurato da episodi più famosi come “Pablo” o la title track. Canali la fa sua con intensa partecipazione (forse anche per l’immaginario resistenziale a cui il testo è legato) e la rende a tratti commovente, indubbiamente la perla più luminosa di queste tredici.
Dalla nostra grande tradizione cantautorale viene pescato pure Eugenio Finardi, reso qui con la mazzata quasi punk di “F-104”, un brano rabbioso e sempre attuale sul marcio che circonda il mondo dello spettacolo.
Il suo autore ha definito “Perle per porci” anche come “una specie di antologia del mio piccolo mondo italofono”. E scorrendo la tracklist è infatti bellissimo accorgersi della presenza di artisti indissolubilmente legati a lui, alla sua storia musicale e appartenenti a quel grande mondo del rock indipendente della penisola che purtroppo, per evidenti limiti culturali, non è mai stato possibile valorizzare appieno. E allora sotto con la cupa “Buon anno” di Fausto Rossi, precursore della New Wave italica, autore seminale di dischi capolavoro che, chissà, forse grazie a questo omaggio potranno essere riscoperti.
E spazio anche ad Angela Baraldi, qui presente con “Mi vuoi bene o no”, che a riascoltarla in questa versione verrebbe da chiedersi perché non dovrebbe divenire un successo.
E ancora, “Luna Viola” del Santo Niente, la creatura musicale di Umberto Palazzo, che è stato tra i fondatori dei Massimo Volume, ma che ha scritto un bel pezzo di storia anche con questa sua creatura. In effetti la conoscevamo già, perché Giorgio l’aveva incisa per una compilation tributo alla band e l’aveva poi inserita in “Fatevi fottere!”, la raccolta di rarità che si trovava solo dopo i concerti, al banchetto del merchandising.
È bella questa versione, conserva il feeling da cantilena mistica dell’originale, ed è la chiusura forse migliore per un disco che ti lascia senza fiato dalla prima all’ultima nota.
A ben vedere, l’unica cosa non perfettamente a fuoco di tutto il lavoro è paradossalmente il pezzo a cui Canali aveva lavorato anche nella versione originale: “Lacrimogeni” de “Le luci della centrale elettrica” (un progetto che il musicista emiliano ha fortemente contribuito a far nascere) non funziona cantata da lui, probabilmente perché dal punto di vista vocale è costruita proprio in tutt’altro modo.
Ma sono inezie, all’interno di un prodotto che siamo sicuri ci accompagnerà per un bel pezzo di strada ancora. Adesso attendiamolo dal vivo: come al solito i Rossofuoco gireranno l’Italia in lungo e il largo e le canzoni di “Perle per porci” saranno davvero preziose nel loro nuovo live set.
Tracklist:
01. Pesci e sedie (Fish & chair)
02. A.F.C. (Angelo Fausto Coppi)
03. Tutto è cosى semplice
04. Un giorno come tanti
05. Canzone Dada
06. Lacrimogeni
07. Mi vuoi bene o no?
08. Buon anno
09. Storie di ieri
10. Richiamo
11. F 104
12. Gambe di Abebe
13. Luna Viola
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