L I V E – R E P O R T
Articolo e immagini di Roberto Bianchi
Stimolato dall’ascolto di Exit |Enfer (recensione qui) ho colto l’occasione per assistere alla presentazione live del nuovo disco di Massimiliano Larocca.
La location è piccola, ma molto accogliente: uno spazio libero dove leggere, parlare, ascoltare e lasciarsi trasportare (germildc).
Il piccolo palcoscenico è circondato da tre librerie “vere”, che avvolgono i musicisti come in una culla. Le luci sono delicate, purtroppo per l’occasione costantemente rosse, e questo condiziona gli scatti fotografici.
Max, chitarre acustiche e voce, è accompagnato dal fedelissimo Gianfilippo Boni, voce e tastiere; Diego Sapignoli, batteria e percussioni e dal carismatico Hugo Race: voce, chitarra elettrica e consolle elettronica.
Come per ogni presentazione che si rispetti, l’artista non attinge dal repertorio del passato, ma focalizza l’attenzione degli ascoltatori sui brani del nuovo disco, limitando al minimo le introduzioni e lasciando che sia la musica a parlare.
E’ una delle prime esibizioni live della band, ed è inevitabile che non tutto funzioni alla perfezione: nei primi brani i suoni e le basi elettroniche sovrastano la voce di Larocca, che fatica ad emergere, a farsi ascoltare. I contenuti non mancano, i musicisti sono di grande spessore e le canzoni intense, varie.
Brano dopo brano gli equilibri si assestano, migliorano. La profonda voce di Max sale in cattedra e ci racconta intriganti storie, dualismi, sentimenti controversi, luci ed ombre.
La varietà degli strumenti e i controcanti che caratterizzano il lavoro di studio, non possono essere replicate sul palco, ma c’è un valore aggiunto: l’anima! E il pubblico è coinvolto, ammaliato, apprezza!

Tra i brani meritano una particolare menzione la profonda Black Love, la delicata Il Giardino Dei Salici, l’ipnotica Guerra Fredda, la delicata Perdiamoci e Cose Che Non Cambiano, proposta (anche) in una valida versione acustica.
Da segnalare l’intensa cover di Quello Che Conta, di Ennio Morricone e Luciano Salce, interpretata da Luigi Tenco nel lontano 1962.
La giusta introduzione a un importante disco, un progetto di qualità superiore, che merita un attento ascolto.
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