R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

Ho incominciato ad ascoltare il disco da “August 14 th”, per un semplice ed insondabile motivo: mi hanno sempre incuriosito i titoli dei brani jazz e mi hanno sempre suscitato domande senza risposte. Nella fattispecie il brano, molto gradevole, ma per le mie orecchie e la mia mente sempre sintonizzate su sperimentazioni ardite e ricerca, fin troppo “orecchiabile”, è dedicato alla tragedia del Ponte Morandi a Genova. Beh certo, nessuno vieta di dedicare un brano ad una tragedia. Ma è il meccanismo che mi sfugge: mi è chiaro il motivo per il quale si dedica la tesi di laurea a mamma e papà o a zio Nicola, ma cosa lega (o sleghi), un brano musicale ad un fatto di cronaca non lo so, forse solo il labile legame del periodo di concepimento del pezzo stesso.

Certo il compositore avrà le sue intime ragioni, ma non riesco ad interessarmi ad esse. Sempre restando ai titoli, molto azzeccato invece “Telefunki”, con il sax sinuoso e versatile di un grande Dave Liebman, titolo che sommessamente suggerisce l’appartenenza ad un genere e alle sue contaminazioni. Certo Francesco Venerucci è un gran bravo pianista e certi suoi attacchi sembrano far pensare persino a le “Troi chanson de Bilitis” di sua maestà, Claude Debussy, ma gli sviluppi dei temi sono, per i miei gusti, qualche volta troppo accomodanti e più la melodia procede più sembrano cercare la pacificazione con l’ascoltatore. C’è qualcosa di male si chiederà qualcuno (o tutti)? No, niente di male, solo che a me piacciono le sorprese e detesto le consolazioni. Certo nel disco ci sono anche prelibatezze niente male come, per esempio, “Gare de l’Est” dove sembra che Piazzolla voglia cimentarsi con “le valse muette” e da cui scaturisce una melodia che sa di “salade de fruit” franco-argentina, con la tromba di Ricardo Formoso e il bandoneon di Gianni Iorio che scaldano il cuore.
Andando a piluccare qui e là nell’album, molto particolare il brano di apertura, “Tramas” sia per il bello e inconsueto dialogo, in ambito jazzistico tra pianoforte e flauto (sempre il notevolissimo e poliedrico Dave Liebman), con il “legato” della tromba di Formoso. Più nervosa (per fortuna), “Red Moon”, ma si sa le eclissi (e anche in questo titolo c’è riferimento alle cronache, quelle della eclisse del 27 luglio del 2018), rendono inquieti, anche se di una inquietudine ragionevole. Pensandoci bene e riascoltando i brani mentre scrivo queste note, l’album è gradevole, anche se troppo ordinato, piacevole anche se poco scapigliato. Decisamente bravi i musicisti, oltre quelli già citati, Riccardo Bonacini al primo violino, Loreto Gismondi al secondo, Achille Taddeo alla viola, Ernesto Tretola al violoncello, Piero Cardarello alla viola e Bruno Tagliasacchi Masia alla batteria.
Magari una zampata di grinta un po’ fuori misura non ci sarebbe stata male…

Tracklist:
01. Tramas
02. Petite Suite
03. Fado Melodie
04. Red Moon
05 Blue Indigo
06 Telefunky
07 Gare de l’est
08 August 14th
09 A Jazz March