R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Avevo ascoltato gli Hobby Horse a NovaraJazz, qualche anno fa e i tre musicisti in varie formazioni, e sinceramente mi aspettavo da questo loro ultimo lavoro qualcosa di completamente diverso. Ma questa non è affatto una sorpresa negativa. Goodnight Moon contiene brani che loro stessi definiscono “ninne-nanne inquietanti”, forse perché composte durante l’ormai famigerato “lockdown”, forse solo per la voglia di frugare, attraverso suoni non consueti, nel profondo dell’animo umano. Suoni sporchi, timbri profondi, ritmi lenti, verrebbe da dire “cime abissali” per citare Alexandr Zinov’ev.
Provate ad incominciare l’ascolto da The Wall ed immaginate una delle città italiane deserte, magari viste dall’alto attraverso l’occhio elettronico di un drone… Ma potete anche provare a immaginare di esplorare con una torcia elettrica una vecchia cantina, l’effetto sarà sempre lo stesso: quello di una musica che esplora e fa pensare. Possiamo discutere quanto definirla jazz o altro, ma mi sembra una argomentazione risibile. Qui si tratta di fenomenologia del suono, di esplorazione di territori sconosciuti o, comunque, poco frequentati. Un suono che scava nel profondo, nella memoria inconscia di ognuno di noi, perché contiene gli echi del già sentito, dell’appena percepito, del distrattamente immaginato. Sussurri da civiltà sepolte, come nel brano di apertura Impronte, descrizioni sonore di luoghi dimenticati da Dio come In the Valley, o immagini di una terra desolata che prendono forma in Elephant Graveyard. Più pacata e geometricamente ipnotica la magnifica Kyoto. Lavoro poco “pensato” e molto “sentito”, immaginato in un modo e realizzato in un altro, da questi tre straordinari musicisti e dalla loro inusuale strumentazione: Stefano Tamborrino al violoncello, pianoforte, synth, voce, trombone, chitarra, drum machine, batteria, glockenspiel, Joe Rehmer al contrabbasso e tastiere, Dan Kinzelman alla tromba, pianoforte, batteria elettronica, clarinetto, clarinetto basso, tastiere, sax e registrazione dei dati. Una magnifica immagine di copertina realizzata da Evan Ross Murphy, completa questo inaspettata “rosa nel deserto” del lockdown.
Tracklist:
01. Impronte
02. Curtain
03. Elephant Graveyard
04. Kyoto
05. In the Valley
06. Goldrush
07. The Wall
08. Curfew
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