I N T E R V I S T A


Articolo di Cristiano Carenzi

Lo Studio Murena è un progetto nato da cinque ragazzi che dopo il conservatorio si sono messi a suonare jazz e ad un certo punto hanno deciso di coinvolgere anche Mc Carma, un rapper che potesse aggiungere delle parole sulle loro magiche note. Il gruppo ha avuto immediatamente ottimi riconoscimenti come la vittoria al Pending Lips Festival lo scorso anno. Negli ultimi mesi sono usciti due nuovi singoli Password e Arpa e Tamburo, entrambi caratterizzati da strumentali molto studiate e testi particolarmente conscious per questi tempi.

Innanzitutto vorrei sapere com’è nata l’idea (secondo me vincente) di coinvolgere Mc Carma, in modo da uscire dalla propria zona di comfort e avvicinarsi alla realtà del rap?

Ciao ragazzi! L’idea di chiamare un rapper nel gruppo era nell’aria già da parecchio tempo, prima che decidessimo effettivamente di chiamare Carma. Siamo tutti molto appassionati all’ambiente “jazz-rap” americano, in particolare a ciò che gravita intorno a Robert Glasper. La decisione di inserire Carma fu presa dopo un suo live al “Lume” insieme ai Deaf Kaki Chumpy, in quel momento abbiamo pensato che lui potesse essere davvero l’aggiunta perfetta al nostro gruppo.

Il primo singolo in ordine di uscita (Password) è definito da un ritmo a tratti angosciante, un testo complicato e un video enigmatico. Raccontatecelo un po’, com’è nato il brano e di conseguenza anche il video?

Il brano è nato molto velocemente, quasi istintivamente, durante una session di prove nell’amata Saletta nella cantina di Carma. Stavamo girando intorno ad una progressione di accordi discendente che avevamo da un anno circa ma che non si era mai sviluppata oltre. Cercavamo un sound parecchio crudo e “straight ahead”, come per magia ci siamo tutti sintonizzati in un momento ed è nata la struttura cardine del pezzo. Per quanto riguarda il testo, abbiamo sfruttato una prima strofa già esistente in cui trovammo idee, in noi, ancora vivide. Rabbia e voglia di rivalsa si mischiano con un’analisi personale di alcune dinamiche contemporanee che noi tutti vediamo pericolose e nocive per la creatura metropolitana. Il messaggio di fondo sarebbe quello di non piegarsi a un sistema che ci vuole chiusi in un giardino digitale di sicurezze pre-definite a discapito dell’individuale libertà emotiva.

Vi pongo la stessa domanda ma riguardo ad Arpa e Tamburo, il secondo singolo, di cui su YouTube si può trovare una riuscitissima versione live.

Per quanto riguarda Arpa e Tamburo, la composizione strumentale è nata in modo diametralmente opposto rispetto a Password. Nel periodo in cui è stata composta, intorno a gennaio dell’anno scorso, avevamo l’abitudine di trovarci alcune sere a buttare giù idee. Le diverse sezioni sono nate in momenti diversi a parecchia distanza di tempo tra loro. La sezione introduttiva nasce dall’ascolto di un pezzo di Keith Emerson, anche se lo sviluppo armonico può ricordare maggiormente Giant Steps di John Coltrane (basato su terze maggiori). Qualche settimana dopo abbiamo ripreso la progressione insieme a Marco ed è nato il bridge breakbeat centrale. Da quello siamo partiti per costruire la parte finale in 5/8, mentre la struttura portante è un giro armonicamente vicino alle classiche progressioni Jazz. Il testo racconta di un amore possibile nato e distrutto al di fuori della circonvalla esterna, dove i sentimenti escono grezzi e senza filtri, dove è semplice farsi del male e sentirsi implodere a causa di un coinvolgimento sempre più esagerato e sempre meno ancorato a quello che i più navigati chiamerebbero buonsenso.

Dopo che ci siamo concentrati sui singoli e prima di passare al futuro, vorrei semplicemente chiedervi come riuscite a combinare strumenti e testi. Mi spiego meglio, mi sembra che nei nuovi prodotti spesso uno dei due fattori prenda spesso il sopravvento (e di solito sono strumentale e melodia che vincono sul testo) mentre con voi le due cose vanno perfettamente insieme. Qual è il vostro segreto?

Ci fa molto piacere che la nostra musica venga recepita in questo modo, perché effettivamente è quello che cerchiamo di ottenere e a cui aspiriamo. In realtà non c’è nessun segreto se non il continuo provare e sperimentare strutture nuove. Ovviamente molto nasce dai nostri ascolti, cerchiamo di imparare dai maestri per arrivare a qualcosa che sia veramente “nostro”.

Ultima domanda di rito, dopo due singoli avete deciso di continuare con altri oppure di concentrarvi su un progetto più ampio? Cosa ci dobbiamo aspettare da voi in un futuro prossimo?

Stiamo assolutamente lavorando a un progetto più ampio. A dire la verità tutto è nato già con l’idea di registrare un LP e avremmo materiale già per un paio di dischi ma abbiamo scartato molto materiale, inizialmente siamo con qualche singolo (e nel prossimo futuro ne rilasceremo un paio molto interessanti) ma l’obiettivo naturale è quello di rilasciare un disco completo. Ci teniamo in particolare perché vogliamo creare un lavoro che sia coeso e coerente da cui partire per costruire il nostro futuro.