L I V E – R E P O R T


Articolo di Luca Franceschini

Stiamo lentamente tornando ai concerti ma non è la normalità. La pandemia potrà anche essere sotto controllo (per lo meno dalle nostre parti) ma non è finita e il presente che stiamo vivendo in questi mesi è difficile da definire. Non si tratta di una nuova normalità (perché è improbabile che, a livello di spettacoli dal vivo, saremo per sempre messi così) ma neppure di un periodo di transizione (perché non si possono fare previsioni su un’eventuale sconfitta del virus). Occorre rassegnarci: stiamo vivendo un qualcosa che non conosciamo ancora, all’interno di uno scenario complesso e per molti versi impossibile da interpretare. Viviamo quello che c’è e viviamolo alla grande, perché comunque quello che c’è è tanto e bisogna trattarlo come un dono.
È anche e soprattutto in quest’ottica che il ritorno sul palco dei Perturbazione, sabato scorso a Cremona, è stato qualcosa di meraviglioso. Ce li ricordiamo tutti aver posticipato più di una volta il loro nuovo disco, quello del ritorno in pista dopo quattro anni di hiatus, quello della nuova avventura con Ala Bianca, quello del (possiamo definirlo così) “ritorno alle origini” dopo le esplorazioni sonore dei due lavori precedenti. Un gran bel disco, abbiamo scoperto quando l’hanno finalmente pubblicato, un lavoro lungo e complesso ma allo stesso tempo anche leggero e ispirato, forse come non erano mai stati da tanti anni a questa parte. La cancellazione del tour è stato un brutto colpo perché sarebbe stato giusto che, dopo così tanta lontananza dai palchi, tornassero nella loro dimensione migliore (dal vivo sono tra le migliori realtà italiane, secondo me) con un progetto solido e credibile.

Quello che succederà in futuro non è dato saperlo e credo non vogliano saperlo neanche loro. Quel che conta è vivere il presente e il presente racconta che una manciata di date, finalmente, sono riusciti ad organizzarle. Date vere, in formazione a quattro e a piena potenza di amplificazione, dopo gli sporadici giri di presentazione in duo dei mesi precedenti.
A Cremona è la prima assoluta e per una volta ci va bene: in una contingenza storica in cui il centro-sud d’Italia si sta prendendo un’insperata rivincita, non pare vero potersi gustare un concerto ad una distanza da casa non eccessiva.
La location è piacevole ma strana: il Porte Aperte Festival è una realtà consolidata da tempo, al suo interno non c’è solo musica ma anche talk e dibattiti vari. Ne risulta il fatto che pur essendo l’unica band presente e suonando in tarda serata, la band piemontese non si trovi esattamente davanti al proprio pubblico: ci sono alcuni fan ma la maggior parte dei presenti (comunque abbastanza numerosi) non dà l’impressione di conoscerli e fa un effetto strano vedere Tommaso presentare il gruppo dopo il primo pezzo, come se fossero dei novellini qualsiasi. Strano ma è comunque una bella scena, in qualche modo simbolo di una ripartenza: una ripartenza per loro, con un disco che ne inaugura un’ulteriore fase artistica, una ripartenza per noi, con la possibilità di tornare finalmente ad andare ai concerti, seppure seduti e in forma ridotta.


È stato bello perché eravamo lì, certo, ma è stato bello soprattutto perché loro sono stati fantastici. Al di là di una resa sonora al limite della perfezione (che non è mai scontato) l’impressione è stata proprio che, dopo i cambi di formazione e le sperimentazioni, i nostri siano ritornati all’essenza della loro line up e abbiano fatto del loro essere rimasti in quattro un punto di forza anziché di debolezza. Senza nulla togliere al periodo con Andrea Mirò (comunque sono stati dei bei concerti anche lì) questa volta il gruppo appare più in palla, più consapevole e soprattutto più affamato.
La prestazione è stata infatti maiuscola, con una sezione ritmica forse mai così solida, Cristiano cresciuto tantissimo a livello strumentale, ora che è il solo a portare il peso delle parti di chitarra e in generale della componente melodica e Tommaso mattatore come al solito, visibilmente emozionato ma vocalmente solido e preciso più che in passato.
Ne hanno beneficiato i brani, proposti con un tiro e una resa davvero notevoli. A partire da (dis)amore, di cui vengono eseguiti una decina di episodi, sciorinati con naturalezza e candore, quasi fossero già dei classici rodati. C’entra la tematica trattata, che è poi la stessa che il gruppo indaga da sempre, seppure in forma diversa (incredibile, da questo punto di vista, come Le regole dell’attrazione e Mostrami una donna si amalgamino alla perfezione con la vecchia Battiti per minuto, quasi come se si trovasse anch’essa sul disco appena uscito) ma c’entra anche la motivazione, l’urgenza del momento, la voglia di tornare ad esprimersi e donarsi al pubblico dopo così tanto tempo.


Promosso dunque a pieni voti il nuovo disco dal vivo (particolarmente intensa è risultata Io mi domando se eravamo noi, che ha funzionato benissimo anche priva delle orchestrazioni e altrettanto splendida Le assenze, che conclude la storia narrata su un tono dimesso che tuttavia lascia aperto uno spiraglio alla rinascita e che allo stesso modo ha chiuso il set regolare, prima dei bis) ed entusiasmante la setlist, che ha riproposto alcuni dei vecchi classici in una nuova veste (Nel mio scrigno è stata accelerata ed ispessita nei suoni, Del nostro tempo rubato è diventata più rockeggiante e scanzonata, L’unica è stata riletta in chiave New Wave, con tanto di citazione di A Forest in apertura!) e che ha ripescato addirittura una strepitosa Seconda persona che non si sentiva davvero da tanto.
E ovviamente non sono mancate Agosto, che è stata dedicata agli organizzatori del festival e che, dato il contesto, non ha visto la consueta passeggiata di Tommy in mezzo al pubblico e Buongiorno buona fortuna, che ha dato la definitiva buona notte dopo un’ora e un quarto di concerto al limite della perfezione. Quanto ci sono mancati i Perturbazione! Speriamo davvero possano portare avanti il tour italiano che si meriterebbero. Sarebbe un bel segnale non solo per loro ma per tutta la musica dal vivo nel nostro paese. Nel frattempo appuntamento a Campobasso (5 settembre), Prato (6 settembre) e Ancona (12 settembre).

Grazie a Porte Aperte Festival per le foto (Daniele Gazzaniga)