R E C E N S I O N E


Articolo di Manuel Gala

C’era una volta il blues che arrivava dritto dall’oltreoceano, coi suoi lamenti e le sue note struggenti, per far calare un velo di tristezza e di senso di colpa sui cuori musicali degli estimatori del genere. D’altronde il genere nasce dall’espressione “to have the blue devils”, che significa essere agitati, depressi e tristi, ed in qualche modo ricalca lo stato d’animo dei pionieri del blues, gli schiavi afroamericani del sud degli Stati Uniti.

Ma oggi il vento del blues arriva dal nord Europa e precisamente da Örebro, nella gelida Svezia, dove vivono i fratellastri Zack Anderson e Cory Berry, i fondatori del gruppo Blues Pills. Come per magia, o più semplicemente per una notevole dose di fortuna, incontrano lei, Elin Larsson, la voce femminile che cercavano per dar vita ai loro pezzi; definita da molti una sorta di Janis Joplin in chiave moderna, Elin entra subito in sintonia con i membri della band, tanto da riuscire in poco tempo a far uscire un EP dal titolo Bliss, e successivamente un secondo EP dal titolo Devil Man.

Proprio con quest’ultimo pezzo, i Blues Pills vengono notati e iniziano a partecipare a numerosi festival in giro per l’Europa, portando la freschezza di un nuovo sound, particolare grazie alla voce della protagonista in tutto e per tutto dei brani della band. Dopo i successi dell’album omonimo e del live from Paris, tornano alla ribalta con un album più maturo, frutto della consapevolezza di essere bravi, di avere una frontgirl che sa stare sul palco (vista coi miei occhi e non posso che confermare), e di un bagaglio di esperienza vissuta importante.

Holy Moly è il terzo lavoro dei ragazzi scandinavi, e non tradisce per niente le grandi aspettative. Si parte forte col pezzo autobiografico di Elin Larsson, Proud Woman, con un riff veramente accattivante e la voce che graffia il cuore, tra acuti e dolci intermezzi languidi, per poi ripartire senza un attimo per riprendere fiato. E non c’è nemmeno il tempo di respirare che la batteria entra picchiando senza sosta per introdurre Low Road, sensazionale e velocissimo pezzo dal sapore rock blues che riprende alcuni pezzi dei Led Zeppelin, con una interpretazione magistrale della cantante.

Stesso discorso per il brano Dreaming my life away, forte e deciso, un vortice di pillole rock che si ripete all’infinito fino a perdersi. La ballata stupenda che troviamo nel loro ultimo lavoro è California, dove Elin riesce ad emozionare con una serie di acuti sensazionali, in ricordo delle grandi voci del passate (bisogna anche riuscirci ad arrivare a certe vette canore).

Si passa attraverso i primi anni 90 con Kiss my past goodbye, brano che riprende alcuni spunti da Achtung Baby degli U2, per poi arrivare fino alle semplici e solitarie atmosfere di Wish I’d Known. Il mood prosegue fino alla fine dell’album, scegliendo di far emergere come protagonista la seducente voce di colei che, oggettivamente, è l’anima del gruppo. Il blues non è più solo una questione a stelle e strisce, ma cadono petali di grande rock anche dal nord, una terra che all’apparenza risulta fredda e glaciale, ma che al suo interno si rivela simile ad un fuoco, pronta a sprigionare lava e lapilli di sensazionale blues da prendere in pillole.

TRACKLIST
01. Proud Woman
02. Low Road
03. Dreaming My Life Away
04. California
05. Rhythm In The Blood
06. Dust
07. Kiss My Past Goodbye
08. Wish I’d Know
09. Bye Bye Birdie
10. Song From A Mourning Dove
11. Longest Lasting Friend