R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Josh Johnson è un musicista di Chicago trasferitosi a Los Angeles circa otto anni fa; questa potrebbe essere la solita nota biografica sull’autore che quasi tutti leggono distrattamente. Forse lo è anche, ma questo trasferimento non è solo un trasloco, ma anche la traccia di un percorso musicalmente piuttosto simbolico da una città del jazz per eccellenza ad una città con una tradizione musicale più variegata. Un percorso verso la novità ma anche verso l’ignoto che qualche rischio lo fa correre anche agli artisti più valenti. Come è andato il viaggio di Josh Johnson? A dar conto all’album in uscita proprio in questi giorni per l’etichetta newyorkese Northern Spy e dal titolo, Freedom Exercise, sembra proprio sia stato un proficuo viaggio.
A testimoniarlo può essere uno dei dieci pezzi dell’album. Prenderei, come esemplare della felice commistione di generi, Punk che, a partire dal titolo, porta con sé riferimenti elettro-rock, ma anche assaggi di sperimentazione jazz condotte da Josh Johnson che oltre ad essere l’arrangiatore di tutti i pezzi è anche un notevole polistrumentista (oltre ai sax, anche clarinetto, flauto, sintetizzatore, basso, campionature elettroniche). Percorrono con Johnson la lunga strada (blu?) tra Chicago e Santa Maria des Los Angeles, Aaron Steele alla batteria e percussioni, Anna Butterss al basso elettrico, Gregory Uhlmann alla chitarra. È in un locale della città californiana, l’ETA di Highland Park, e in compagnia di un chitarrista di Chicago, Jeff Parker, che Johnson entra in contatto con una scena musicale estremamente variegata. È qui che Josh Johnson sembra scoprire che la musica sembra ormai avere confini molto labili dove un sax può ormai duettare tranquillamente con un basso elettrico, cose impensabili nell’ortodossia jazz di qualche decennio fa.
Le dieci intense tracce acquarellate di questo disco sono lì a dimostrarlo: confini molto sfumati anche all’interno di uno stesso brano dove un inizio morbido di fiati, può trasformarsi subito in un ritmo afro e dove il sax si diverte a rincorrere o a precedere le scorribande di un basso elettrico come accade per esempio in Eclipsing o come in False Choise che parte dolcemente sintetica per poi diventare quasi ossessivamente elettronica e tornare ad essere melodica e ritmica. Inutile in un certo senso raccontare di musica che è sempre un po’ come ballare di architettura come diceva Frank Zappa, il disco è in uscita e non c’è che da ascoltarlo.
Tracklist:
01. Nerf Day
02. 856
03. Western Ave
04. Bowed
05. Eclipsing
06. New July
07. False Choice
08. Punk
09. Simple Song
10. Return Recoil
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