R E C E N S I O N E


Recensione di Mario Grella

La musica colta di Rob Mazurek assomiglia molto alla musica e poco alla musica colta. Della musica colta non ha tutta la boriosa presunzione che spesso ha il mondo della musica colta. Eppure è fuori di dubbio che di musica colta si tratti e, come ogni musica colta che si rispetti, è pregna di una forte dose di sperimentazione, minimale e, spesso, piacevolmente melodica. Registrato nel giugno 2020, Dimensional Stardust è un lavoro che vede impegnati, sotto la direzione di Rob Mazurek (autore delle composizioni e tromba ottavino, rendering elettronici, synth modulare), un nutrito ed affiatato gruppo di musicisti che formano la mirabolante Exploding Star Orchestra e che vado a ricordare: Damon Locks voce, elettronica, Nicole Mitchell flauti,  Macie Stewart violini,  Tomeka Reid violoncelli, Joel Ross -vibrafono, Jeff Parker  chitarra, Jaimie Branch  tromba,  Angelica Sanchez piano acustico e  piano elettrico, Inghebrit Håker Flaten basso, Chad Taylor, Mikel  Patrik Acery batterie e  percussioni,  John Herndon  drum machine.

La potremmo anche chiamare sperimentazione leggera, non invasiva, se non sapesse troppo di terapia sub-intensiva (e di questi tempi è meglio evitare). Ma il concetto resta quello: mantenere la sperimentazione entro i confini melodici, impresa non facile che potrebbe incorrere in due grandi rischi, quello di osare poco per un pubblico raffinato ed esigente e l’altro, specularmente opposto, quello di osare troppo per un pubblico più incline alla melodicità e alla consuetudine. La musica di Mazurek, e dei suoi straordinari musicisti, è una fune tesa su questo abisso. Ma è proprio ascoltando, per esempio Dimensional Stardust, brano che dà il titolo all’album, che ci si può rendere facilmente conto di quanta e quale maestria utilizzi il compositore per soddisfare queste due esigenze. Un equilibrio quasi perfetto che ci permette di “mandare a memoria” intere melodie e, allo stesso tempo, di perderci nei meandri di una sperimentazione, mai ingombrante, portata avanti sempre con quel soffio raro di lievità ed autoironia che non è poi merce così comune. Se prendiamo per esempio Abstract Dark Energy sembra di essere in presenza di tre diversi registri di ascolto: il primo quello della voce recitante in odore di “poesia-sonora”, il secondo quello strumentale che la accompagna non rinunciando alla ricerca di combinazioni raffinate, il terzo quello di una melodia autonoma e sganciata dal resto. Operazioni che possono sembrare di apparente facilità, ma che sono il frutto di una grande raffinatezza nella ricerca e nella combinatoria di suoni, accordi, armonie e linea melodica. Chi pensasse ad un disco facile sbaglierebbe, poiché Mazurek e i suoi musicisti non si vietano nulla, nemmeno la ricerca più ostica, come quella di Mineral Bionic Stereo con la voce distorta e manipolata di Damon Locks che diventa quasi strumento tra gli strumenti. Disco variegato e affascinante, un universo comprendente tanti mondi leggiadri, sognanti e vagamente orientaleggianti come in Parable of Inclusion o elegiaci e quasi folk come nel brano finale Autumn Pleiades.
Prodotto dallo stesso Mazurek e da Scott McNiece, David Allen, Dave Vettraino, il disco è finemente illustrato da un dipinto dello stesso Mazurek dal titolo Some Other Time, lavoro intenso e tormentato come questo 2020.

Tracklist:
01 Sun Core Tet (Parable 99)
02 A Wrinkle In Time Sets Concentric Circles Reeling
03 Galaxy 1000
04 The Careening Prism Within (Parable 43)
05 Abstract Dark Energy (Parable 9)
06 Parable of Inclusion
07 Dimensional Stardust (Parable 33)
08 Minerals Bionic Stereo
09 Parable 3000 (We All Come From Somewhere Else)
10 Autumn Pleiades