R E C E N S I O N E
Recensione di Mario Grella
Si intitola Defeat l’ultima fatica discografica dei Fire!, ovvero Mats Gustafsson (al flauto, sax baritono, elettronica), Johan Berthling (basso elettrico), Andreas Werliin (batteria) e con la collaborazione di Goran Kajfes (tromba), Mats Aleklint (trombone e corno), che porta il trio ad assomigliare ad una piccola orchestra. Ma prima che dal titolo dell’album pubblicato dall’etichetta Rune Grammofon, partiamo dal nome del gruppo che non sembra lasciare adito a dubbi, però ad interpretazioni certamente sì. Di quale fuoco si tratta? Non certo di un fuoco da arma, difficile pensare al fuoco di un incendio, e nemmeno a un fuoco sacro. Il fuoco di Mats Gustafsson è certamente il fuoco di Efesto, il fuoco della fucina nel ventre di un vulcano (l’Etna secondo la mitologia greca), dove lavorava coi suoi aiutanti, i Ciclopi. Ecco, se mi fosse concessa una metafora mitologica, mi servirei di questa per ambientare il bellissimo disco, dove il flauto di Mats Gustafsson è certamente paragonabile al martello di Efesto che batte una materia metallurgica e aurea per forgiarne oggetti sonori simili a gioielli. Sono oggetti che non si vedono e che sono difficili da descrivere poiché attengono a due categorie: l’udibile e il metafisico.

E poi, sempre per restare in campo linguistico-semantico prima che musicale, finalmente un titolo non trionfale, non ambiguo, scarsamente evocativo, poco poetico, molto pragmatico. Ma anche qui, di quale sconfitta parliamo? Io credo che si tratti di una sconfitta del “senso comune” e niente e nessuno può togliermelo dalla testa. La sconfitta del senso comune è il trionfo dell’anticonformismo e, di conformistico in questo accattivante disco, c’è davvero poco, anzi nulla, nemmeno la “cover” lo è, con quello scheletro-marionetta-ombra-cinese che sembra parlarci anch’essa di un universo “altro da sé”. Ma le parole attorno alla musica sono sempre necessariamente troppe e troppo cervellotiche, meglio ascoltare il battito del martello sull’incudine e il soffio del mantice di Mats “Efesto” Gustaffson.
Comincia da grandi sbozzature Mats in A Random Belt. Rats You Out., con il suo flauto che viene, se mi si passa l’espressione un po’ pecoreccia, “rivoltato come un calzino”, ispezionato dal suo “souffle”, qualcosa più di un suono o di suoni, qualcosa che sta tra la musica e un alito di vita, turbato dal trombone di Mats Aleklint e dalla tromba di Goran Kajfes, a tessere un controcanto ritmico e melodico. Pezzo superlativo che precede i due lunghi brani Each Millimeter Of The Toad (Part 1 e Part 2), che dopo attacchi di elettronica sembrano sciogliersi alla soavità del flauto. “Misticanza musicale” di grandissima sapienza e impatto nella prima parte, turbata da armonie groove, nella seconda. Ed eccoci a Defeat (Only Further Apart) che dà il titolo all’album: introdotto da una pacata e ritmica “intro” percussiva ed amalgamata dalla sezione dei fiati con calma olimpica, fino ad ottenerne una “pasta madre” delicata e vivace e con un finale ancora affidato alle percussioni di Andreas Werliin. Chiude l’album il dolce Alien (To My Feet). Tutto da ascoltare questo fuoco sonoro proveniente dalla pancia della terra che finisce nel cuore dell’uomo, oppure che parte dal cuore dell’uomo e che finisce nella pancia della terra; non è poi tanto diverso, è musica che viene dal profondo e destinata al profondo.
Tracklist:
01. A Random Belt. Rats You Out.
02. Each Millimeter Of The Toad, Part 1
03. Each Millimeter Of The Toad, Part 2
04. Defeat (Only Further Apart)
05. Alien (To My Feet)
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