I N T E R V I S T A


Articolo di Iolanda Raffaele

Un’idea di musica che punta all’originalità, a sorprendere sempre l’ascoltatore e sicuramente una musica anche sociale, capace di veicolare messaggi importanti – la futuristica band Respiro si racconta su Off Topic.

Siamo in compagnia della band Respiro, energica, frizzante, vitale proprio come serve in questo periodo, grazie a Lara Ingrosso e Francesco Del Prete. Come nasce questo duo electro-pop/alternative hip-hop salentino? Raccontateci di questo esperimento ben riuscito.

Nasce da un incontro fortunato di diversi anni fa. In un primo momento ci siamo espressi in una forma più acustica e minimale e poi ci siamo avvicinati sempre di più alla musica elettronica e alla scena del pop alternativo e quindi ai Respiro che ascoltate oggi.

Un sound a metà tra la scuola americana e la canzone d’autore italiana, una scelta musicale non semplice, cosa vi ha spinto verso questa direzione?

Le nostre passioni in comune. Proveniamo da ascolti e da percorsi musicali molto diversi e in queste due definizioni di genere abbiamo trovato un comune denominatore. Abbiamo cercato di unire questi due mondi a modo nostro, con una formula atipica anche piuttosto inevitabile, visto il connubio violino + voce + elettronica già abbastanza introvabile.

Ripercorriamo il vostro passato con due album diversi “A forma di ali” nel 2015 e “unPoPositivo” nel 2019, più minimale il primo, espressione della vostra rivoluzione il secondo. Parlatecene un po’.

A forma di ali è l’album degli esordi, con cui abbiamo preso le misure e con il quale abbiamo deciso più che altro di sperimentare con i nostri strumenti e di trovare una voce che ci rappresentasse. Quella voce poi si è fatta sentire con unPOPositivo, album totalmente rivoluzionario per il nostro percorso e già abbastanza a fuoco rispetto alla nostra direzione musicale.

Uno stile particolare che vi ha fatto apprezzare ed essere destinatari di premi come il Premio Rivelazione Lunezia e la Targa Siae dedicata a Sergio Endrigo per la miglior personalità artistica al Biella Festival, come avete vissuto questi riconoscimenti?

Sono stati fondamentali in una fase in cui avevamo bisogno di conferme e di confronti con gli addetti ai lavori e poi ci hanno permesso di viaggiare e di alimentare il nostro seguito.

Sembrate quasi venire dal futuro per rianimare il presente, che idea di musica portate avanti?

Un’idea di musica che punta all’originalità, a sorprendere sempre l’ascoltatore e sicuramente una musica anche sociale, capace di veicolare messaggi importanti.

Il 19 febbraio 2021 è uscito “JUNGLE GUM”, il vostro nuovo album, una giungla musicale, un concept album tra precarietà, futuro, incertezza e rivalsa. Come è nato questo lavoro e come lo avete strutturato?

È nato dalle storie che abbiamo raccontato in ogni canzone, che sembravano essere legate da un filo invisibile e che ci hanno portato all’idea del concept album: due viaggiatori nel tempo che arrivano dal futuro spinti da curiosità o insoddisfazione (non si sa) e che scoprono il nostro presente in un continuo e difficile viaggio tra le ombre e i punti di luce della giungla urbana.

È un disco molto partecipato come dimostra “Corona di spine”, caratterizzata dall’intervento di Errico Carcagni Ruspa, e “Ce l’hai scritto sulla pelle” con Anna Carla Del Prete. Quale spinta e valore aggiunto ha offerto questa unione?

Volevamo coinvolgere degli artisti, delle persone che amiamo molto e per questioni logistiche siamo riusciti a farlo anche poco rispetto a quanto avremmo voluto. Errico è un tastierista e un producer geniale, straordinario e non abbiamo avuto dubbi quando si è trattato d’impreziosire Corona di spine, che di tutti i brani è quello più vicino all’electro-pop e che quindi richiedeva una certa presenza di synth. Su Ce l’hai scritto sulla pelle, che è il brano più drammatico dell’album, ci sembrava fondamentale inserire un violoncello accanto al violino, proprio per sottolineare i toni scuri del racconto e chiaramente la scelta è ricaduta su Anna Carla, che oltre ad essere una bravissima musicista, condivide con Francesco anche un legame di sangue importante.

NQSB e La musica del futuro, entrambe molto interessanti, sono state le canzoni apripista. Che messaggio esprimono e perché proprio a loro questo ruolo?

Con NQSB volevamo subito fare un salto nel caos della Giungla Urbana ed entrare nel vivo del racconto con l’ironia che contraddistingue la nostra scrittura e poi con La musica del futuro, che è anche il primo brano del disco, abbiamo iniziato a raccontare il concept e quindi siamo ripartiti dall’inizio, dall’arrivo dei viaggiatori del futuro.

Quanto vi mancano i concerti e quale sarebbe la vostra proposta di ripresa?

Il nostro progetto si esprime al massimo soprattutto sul palco, quindi aspettiamo tempi migliori. Per ora continueremo con i live streaming, ma contiamo di tornare in pista già quest’estate, anche se sempre con le dovute precauzioni e questo lo auguriamo a tutti i professionisti del settore.

Nell’attesa di vedervi suonare ancora quale messaggio volete lasciare? E quando ascolteremo i prossimi brani?

Ascoltate tanta musica e suonate, anche solo per passione, perché l’arte è la cura più potente. Per i prossimi brani NO spoiler.

Complimenti ragazzi, continuate così