R E C E N S I O N E
Recensione di Stefania D’Egidio
Punto di riferimento della scena shoegaze italiana, i Clustersun sono tornati il 20 maggio con il loro terzo album, Avalanche, pubblicato da Icy Cold Records (Francia) e Little Cloud Records (U.S.A.), mixato e masterizzato presso lo studio The Soundfield di Londra dall’icona della consolle James Aparicio, noto per aver lavorato con Depeche Mode e Mogwai. Fiducia ben riposta da parte del trio catanese, composto da Marco Chisari (voce e basso), Mario Lo Faro (chitarre) e Andrea Conti (batteria), perché la resa finale è di grande impatto sonoro e non deluderà certo gli amanti del genere. Non è un caso che siano stati scelti da due etichette straniere, vista la loro lunga esperienza di tour internazionali, con diverse date alle spalle sia negli States che in Europa, e la partecipazione a diverse compilation shoegaze, quasi più famosi all’estero che in Italia.

Avalanche è disponibile in vinile splatter edizione limitata, cd e formati digitali, sulla pagina Bandcamp sia del gruppo che delle case discografiche, con una copertina curata da Marco Baldassari, co-fondatore e tastierista dei Sonic Jesus, che l’ha dipinta proprio ascoltando l’album: otto tracce belle toste, a partire dai singoli che ne hanno preceduto l’uscita, Desert Daze e All Your Pain, a forti tinte dark e con un basso prepotente e onnipresente. Quest’ultimo album rappresenta, infatti, la naturale evoluzione di Surfacing To Breathe del 2017, con una virata del suono verso atmosfere decisamente più psych, post punk e kraut; prodotto con un livello di consapevolezza e una naturalezza maggiori rispetto al passato, frutto di sessioni di improvvisazione nello Studio 12 di Catania, dove i brani sono stati registrati dall’ex tastierista Piergiorgio Campione.
Un lavoro che non può mancare nella collezione degli appassionati di fuzz e riverberi, di chi ama i muri di suono, le atmosfere cupe, ma nello stesso tempo oniriche, come in Juggernaut o nella stessa title track. Riff che si ripetono compulsivamente, in Barricades ad esempio, creando quella giusta tensione emotiva che ti spinge ad andare avanti nell’ascolto senza stancare mai. Una voce, quella di Marco Chisari, che sembra provenire da un’altra dimensione e riporta ai primi anni ’80, specie in Sinking In To You, il pezzo più “solare” della lista, con un bellissimo assolo di chitarra. Giusto sei minuti di tregua però, perchè la chiusura è affidata alla scura e inquietante Scar.
Insomma, non è un album per cuori deboli o infranti, va ascoltato con il giusto stato d’animo e con la voglia di partire per un lungo viaggio, senz’altro spaccherà dal vivo, nella speranza di poterli vedere presto, magari sotto palco, in qualche festival.
Voto: 10/10 perchè un album così ferocemente istintivo non si sentiva da parecchio tempo nell’italico stivale
Tracklist:
01. Desert Daze
02. All Your Pain
03. Closer/Deeper
04. Juggernaut
05. Avalanche (Legion 5)
06. Barricades
07. Sinking In to You
08. Scar

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