R E C E N S I O N E
Recensione di Aldo Pedron
Marc Ribot, nato nel 1954, originario del New Jersey, inizia a suonare la chitarra in improvvisati gruppi garage, studente di chitarra classica sotto il maestro hawaiano Frantz Casseus, dal 1978 trasferitosi a New York presta le sue doti di musicista e session man per musicisti soul e jazz della città.
Si è messo in luce come chitarrista colto e bizzarro con la formazione d’avanguardia newyorkese dei Lounge Lizards dal 1984 al 1988, al confine tra rock e free-jazz alla scuola della no-wave che ruota intorno alla Knitting Factory al fianco di John Lurie o come spalla di John Zorn, Tom Waits, Elvis Costello e Jazz Passengers.
I suoni della chitarra di Ribot sono talvolta estremamente cacofonici, ma da un altro lato suonano liquidi e swinganti. Meglio ancora, spesso passano da un estremo all’altro senza quasi farsene accorgere, ostentando una blasfema continuità di sensazioni benché la musica stia diventando sempre più dissonante. Il suo maestro riconosciuto è Albert Ayler. Dopo l’avventura caraibica con i suoi Los Cubanos Postizos (fine anni ’90) ritorna alla pura sperimentazione sonora e chitarristica.

Il 25 giugno 2021 esce il nuovo album di Marc Ribot ed i suoi Ceramic Dog, Hope, preceduto soltanto dal singolo B-Flat Ontology (di oltre 5 minuti) che già riflette una narrativa minimalista e la noia perdurante in una sorta di inutilità che va oltre l’esistenzialismo.
B-Flat Ontology sta a significare l’ontologia in si bemolle, ovvero una parte di filosofia che studia il significato di esistere. Il brano e singolo di Marc Ribot e i suoi Ceramic Dog esamina il lavoro di mille aspiranti rock star, giovanissimi chitarristi (boy guitarists), cantanti, cantautori, poeti contemporanei, filosofi post moderni e artisti dal vivo di cui Ribot alcuni li conosce personalmente e nelle condizioni di tardo capitalismo e il tutto lo trova sorprendente. La canzone decisamente più depressiva in assoluto tra le tante da lui scritte.
Hope, il nuovo album ricalca certe situazioni. Nel maggio del 2020 Ribot trova di essere in un momento decisamente depressivo trovando ancor di più depressivo esser depresso. Per oltre 3 mesi Marc Ribot non esce di casa se non per andare nel negozio di alimentari più vicino, per diverso tempo non prende né un taxi né il metrò, perde diversi amici per il Covid 19 e la paura monta, aumenta.
Il Ceramic Trio con Marc Ribot (chitarra, voce, corno alto, vocoder, farfisa), il bassista, tastierista, moog, sintetizzatori nonché multistrumentista Shahzad Ismaily e il batterista e specialista in elettronica Ches Smith non si vedono e non suonano assieme da mesi (causa pandemia), ecco allora scattare una molla e così decidono di recarsi al Figure 8 Recording studio di Ismaily a Brooklyn, New York per registrare ed incidere ciò che diventerà il loro nuovo disco Hope.
I Ceramic Dog sono un trio assai affiatato alle prese con composizioni più eterogenee e piene, oramai insieme dal 2008, da 13 anni.
In studio in questa occasione per registrare Hope, per motivi di protezione non si vedono mentre suonano, stanno in stanze separate, isolate ma l’ascolto di ogni strumento uno dell’altro è stato sicuramente più che apprezzabile data la location indovinata e l’ottima struttura tecnica. Incidono 8 canzoni originali, da loro composte e che riflettono il momento di incertezza in cui stiamo vivendo più una rivisitazione di Wear Your Love Like Heaven di Donovan. Un trio sensazionale che può suonare qualsiasi cosa tanto è la loro duttilità, la preparazione e l’ampia conoscenza e gusto musicale. Un disco variegato con echi di Sonic Youth e persino di Santana. Una formazione con la piena consapevolezza dei propri mezzi, di autocoscienza, di giusta furia, cinica ma inevitabilmente distaccata, minimalista.
La musica di Marc Ribot riecheggia di free jazz, rock sperimentale, improvvisazione libera, spesso lasciando semplicemente svagare la fantasia, e i risultati sono a dir poco imprevedibili, pura eclectic fusion.
Ci sono alcuni ospiti caratteristici che appaiono in Hope: Syd Straw è seconda voce in Wanna, Daris Jones suona il sax contralto in They Met In The Middle (quasi 6 minuti) e The Long Goodbye mentre in Maple Leaf Rage sono aggiunti in supporto il violoncello di Rubin Khodeli e Gyda Valtysdottir.
The Activist di oltre 7 minuti è il pezzo più politico e satirico dell’album che Ribot racconta di aver scritto dopo aver partecipato al milionesimo incontro politico che non ha portato a nulla.
Wanna riflette la gioia del gruppo di poter suonare finalmente e nuovamente del sano rock and roll così come They Met In The Middle resta un brano pulsante e a seguire due pezzi strumentali come The Long Goodbye e Maple Leaf Rage. Ribot ha un modo tutto suo pittorico e pittoresco di intuire quando lasciarsi andare in momenti altamente strumentali. Hope, post pandemia resta la testimonianza odierna dei Ceramic Dog attuali così come per Marc Ribot la sua ancora di salvezza.
Tracklist:
01. B-Flat Ontology
02. Nickelodeon
03. Wanna
04. The Activist
05. Bertha The Cool
06. They Met In The Middle
07. The Long Goodbye
08. Maple Leaf Rage
09. Wear Your Love Like Heaven
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