R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Quasi un lavoro in famiglia, si potrebbe dire, parlando di questo album di Irene Scardia, Una stanza tutta per me. Sua è l’etichetta per cui esce il disco e suoi i due figli che l’accompagnano in questa avventura sonora. Anche il giardino segreto le appartiene, la “stanza tutta per sé”, cioè la necessaria dimensione personale e solitaria in cui poter tranquillamente dedicarsi alle proprie creazioni artistiche. Facendo riferimento ad un saggio di Virginia Woolf pubblicato nel 1929 – A room of one’s own – la Scardia ribadisce di trovarsi idealmente sulla stessa lunghezza delle “onde” della grande scrittrice britannica. La Woolf, infatti, anticipando di circa un ventennio la teoria della piramide di Maslow, faceva notare come la libertà intellettuale avesse necessità di un certo, basilare, soddisfacimento materiale affinchè la Poesia potesse svincolarsi dalla dittatura del bisogno.
Con una giovinezza dedicata all’Arte tra danza, teatro e musica, questa pianista salentina ha trovato il tempo anche per diventare imprenditrice in campo musicale, fondando l’etichetta discografica Workin’ Label e producendo non solo sé stessa ma anche un buon numero di  interessanti artisti – consiglio una sbirciatina sul link www.workinprodizioni.it n.d.r – Mettiamo subito in chiaro che Scardia non è una jazzista propriamente detta ma si serve di questa impronta stilistica per arricchire il suo pianismo lirico, morbido e molto melodico.

All’inizio può causare qualche perplessità l’ascolto di questa sua musica che ha evidentemente ereditato diverse suggestioni dall’ambito New Age, però filtrandone solo gli aspetti migliori e tenendosi piuttosto lontana da certe stucchevolezze che spesso hanno caratterizzato il genere. Alcune stanze sonore mi hanno rimandato alle atmosfere intimiste della californiana Liz Story, forse una delle migliori artiste della Windam Hill. C’è pure, e non poco, l’eredità classica acquisita negli studi al Conservatorio. Insomma, arrivata al terzo disco della sua carriera, la Scardia fa mostra di sé con un variabile clima di sentimenti che dovendolo riassumere in un ossimoro definirei come “spumeggiante malinconia”. Accanto al suo pianoforte si muovono Giampaolo Laurentaci al basso e il figlio Filippo Bubbico alla batteria. Completano l’insieme gli interventi di Giacomo Riggi al vibrafono, Clara Calignano al flauto traverso, Claudia Fiore al violoncello e la figlia Carolina Bubbico al canto in Prima del volo.
Il brano di apertura The rest esordisce con il piano di sentita impronta classica che viaggia sull’accompagnamento delicato creato dal contrabbasso e dalla batteria, quest’ultima poco più che sfiorata. Melodia mescolata a colori tenui, quasi un acquerello. Non ti scordar di te prosegue sulla medesima linea attraverso un piacevole tema pianistico, con la ritmica sempre attenta a non prevaricare né a mascherare, semmai con l’intento di sostenere il tema cantabile apportando qualche spunto di provenienza jazzistica, offrendo al piano quella moderna leggerezza e chiarità che si ascolta per tutto lo svolgersi dell’album. Aspettami si muove in un curioso schema saltellante di rimando popolare dal carattere un po’ demodè. Sembra una traccia più descrittiva rispetto alle altre, quasi una colonna sonora che riporti immagini di qualche film in bianco e nero. Quello che so del cielo gioca sempre su temi molto melodici ma la musica si fa più incalzante, nonostante l’inizio rarefatto e colmo di riverberi. Contrabbasso – molto bello, qui, il suo contributo – e batteria sono l’anima jazzistica di una composizione come questa, l’ossatura sincopata che disarticola lievemente ma quanto basta le strutture pianistiche, creando movimento ed impedendo alla tastiera di adagiarsi troppo sulle atmosfere sognanti così proposte. Si avverte anche la presenza del violoncello in un piccolo tocco che appare, per un istante, sullo sfondo. Una stanza tutta per me sembra il momento migliore dell’intero disco ed è il vibrafono, questa volta, che entra in sintonia con il procedere della linea di pianoforte. La musica diventa più libera, meno legata agli schemi, e l’intreccio piano-vibrafono è veramente molto accattivante. Con Quando meno te l’aspetti torniamo alle strutture melodiche che hanno preceduto Una stanza… ma qui, quando appunto non ce l’aspettiamo, compaiono due singolari variazioni ritmiche. La prima è un colpo d’acceleratore al minuto 1:04 circa e la seconda, quasi un desiderio di tango, più o meno dopo un’ulteriore cinquantina di secondi. Tutto torna poi come all’inizio, approcciandoci al finale, ribadito da una sequenza di accordi che rallentando chiudono elegantemente il brano. In viaggio possiede il giusto dinamismo evocativo con un tema di sapore vagamente latino. Il contrabbasso si cimenta in un persuasivo e serrato assolo, prima della rincorsa finale operata dalla tastiera del pianoforte. Semplice è condotta dalla Scardia in solo con andamento melodico molto debussyano, tuttavia non rinunciando a cercare una propria, personale luminosità armonica. Atmosfera analoga in Dove andiamo? con un’ombra romantica accentuata che tuttavia sembra diversamente caratterizzata rispetto al brano precedente, possedendo una struttura non complessa ma più lineare, maggiormente sciolta e convincente. Ricompaiono nel finale contrabbasso e batteria a completare la chiusura del brano. Prima del volo vede la voce e il testo di Carolina Bubbico che canta con ottima intonazione, timbro eterico, estremamente piacevole, che ricorda quello di Petra Magoni. Clara è un suadente brano cameristico tutto al femminile in cui appare finalmente il flauto ad abbracciarsi al violoncello in un valzer che a tratti ci porta tra le immagini di un cabaret di fine ottocento. A conti fatti il carattere saturnino di questo lavoro ci racconta di un piacere semplice, di una suggestiva ipotesi di spazio autonomo a cavallo tra jazz, ricordi mai sbiaditi di musica classica e vampe new age. Il tutto senza mai abbandonare una certa sobrietà interpretativa, mantenendo così la giusta fragranza e freschezza lungo il percorso di tutti quanti i brani.

Tracklist:
01. The Rest 
02. Non ti scordar di te
03. Aspettami 
04. Quello che so del cielo 
05. Una stanza tutta per me
06. Quando meno te l’aspetti
07. In viaggio
08. Semplice   
09. Dove andiamo? 
10. Prima del volo

11. Clara