R E C E N S I O N E


Recensione di Francesca Marchesini

Tell myself I can’t live without you
Am I really not that strong?

(Bobby Gillespie & Jehnny Beth, Remember We Were Lovers, 2021)

C’erano una volta Johnny Cash e June Carter, estremamente country e follemente innamorati; mezzo secolo più tardi, due europei dall’animo punk tentano – con successo – di riproporne stile e complicità attraverso un concept album sulla caducità della vita e dell’amore, sull’incomunicabilità e sulla lontananza. Stiamo parlando di Utopian Ashes, nuovo LP realizzato dallo scozzese Bobby Gillespie e la francese Jehnny Beth. Lui batterista dei The Jesus and Mary Chain ai tempi di Psychocandy e poi fondatore dei Primal Scream, lei attrice, scrittrice e cantante (solista e nella band Savages); i due formano la neonata coppia musicale che grazie all’aiuto di Johnny Hostile e alcuni screamers ha saputo dar vita a un album onesto, doloroso, spietato e al contempo consolatorio.

Pensando alla carriera musicale di entrambi, il sound di Utopian Ashes non può che lasciare stupiti… sicuramente il country dai toni pop non è ciò che ci si aspetterebbe di sentire suonare dalla promessa del nuovo (post) punk così come dal musicista che, esattamente trent’anni fa, presentava al mondo la follia rock-per-un-rave-party che era Screamadelica. Effettivamente Utopian Ashes nasce come un prodotto rock elettronico, dopo alcuni ascolti di prova nel lontano 2017 Gillespie e Beth hanno deciso di intraprendere la strada di un genere che, già nel suo periodo di massimo splendore, tra il 1960 e il 1970, trattava di risentimento, separazione e abbandono.

Come il rapporto tra Giovanni e Lidia Pontano, protagonisti del film La notte (1961), anche la relazione che le armoniose voci di Gillespie e Beth raccontano sembra ormai essere giunta al capolinea; nella stessa la comunicazione è inesistente, ma continua a proseguire per abitudine fino a raggiungere il punto di rottura in cui ogni illusione va in frantumi. L’album si apre su Chase It Down, brano che, insieme a Your Heart Will Always Be Broken, cela uno spiraglio di speranza nel non voler ammettere la fine dell’amore; stesso concetto si ritrova nella quasi britpop Living A Lie in coda al disco, mentre English Town e Sunk in Reverie descrivono il contesto della nostra storia, tra pub sgradevoli e il fascino discreto della classe media. Se la traccia Stones Of Silence enfatizza la mancanza di comunicazione nella coppia, You Can Trust Me Now si concentra sul miglioramento del proprio io; questo brano segue You Don’t Know What Love Is, che a differenza di ciò che il testo suggerisce, non è una canzone sulla dipendenza, ma sul perpetuo cercare di comprendere e connetterci con chi ci troviamo davanti. E qui forse bisognerebbe proporre un’altra chiave d’interpretazione cinematografica più felice, ovvero Prima dell’alba (1995), in cui una giovane July Delpy pronuncia la frase «Se c’è una qualsiasi magia in questo mondo, dev’essere nel tentativo di capire qualcuno condividendo qualcosa». L’essenza della storia raccontata da Gillespie e Beth è messa a fuoco nel terzo brano della tracklist, Remember We Were Lovers, che delinea il confine tra il passato e il presente della coppia.

Utopian Ashes è indubbiamente un buon disco, che fa sperare in un’altra futura collaborazione tra i rispettivi lead singer di Primal Scream e Savages… certo, la classicità di sound e temi può lasciare un po’ disorientati i fan dei gruppi d’appartenenza sopraccitati, ma come affermato da entrambi gli artisti, con questo album Gillespie e Beth hanno messo da parte qualunque vanità artistica in favore dell’autenticità.


Tracklist:
01. Chase It Down

02. English Town
03. Remember We Were Lovers
04. You Heart Will Always Be Broken
05. Stones of Silence
06. You Don’t Know What Love Is
07. Self-Crowned King of Nothingness
08. You Can Trust Me Now
09. Living A Lie
10. Sunk In Reverie