R E C E N S I O N E
Articolo di Cinzia D’Agostino
Pietro Berselli, giovane cantautore bresciano, ora adottato dalla bella Padova, si riconferma uno dei talenti più sorprendenti degli ultimi cinque anni. Ricordo con molto trasporto quel suo live in Latteria Molloy che apriva il concerto a Paolo Benvegnù, rammento il mio stupore nell’ascoltare qualcosa di finalmente differente, sincero ma contornato da sonorità post rock e pezzi recitati con una tensione spiazzante. Erano i tempi del suo esordio con Orfeo l’ha fatto apposta, lavoro impareggiabile, estremamente sensibile, teatrale, oscuro. Evidentemente no esce il 3 settembre 2021 per Dischi sotterranei e non è di certo il sequel del suo fratello maggiore, nato nel 2017. E per fortuna, aggiungerei. Fermo restando che Orfeo è un disco di una bellezza travolgente, la scelta di virare verso orizzonti più “leggeri” ma sempre mantenendo un alto livello musicale è sempre indice di evoluzione, di abbandonarsi ai propri stati d’animo creando una nicchia consolatoria, divertente e canzonatoria, seppur molto profonda.

L’album accarezza la quotidianità, i disagi che accompagnano le nostre giornate, con una buona dose di riflessione ma anche di ironia, ingredienti imprescindibili per tenere vive le contraddizioni che danno maggior emozione alla vita.
Il tutto si riflette anche stilisticamente, dove sento contaminazioni di un mondo di pezzi che ho ascoltato negli ultimi venti anni almeno e così mi sono chiesta se io e Berselli avessimo addosso lo stesso bagaglio musicale, quelli che ti porti appresso qualsiasi cosa ti capiti, qualunque situazione attraversi il tuo vissuto o cambi il tuo pensiero. Quei suoni sono sempre lì, il battito, la melodia, ad asciugarti le lacrime e a farti ballare esorcizzando qualcosa che hai dentro. E qui troviamo veramente una gran varietà di ricordi, la batteria trascinante del brano di apertura Spettatore presa per mano da un basso accattivante, un po’ di disco dance che si alterna a spazi più soft ne Il Re degli anni ’80, un pizzico di elettronica e ritmo spensierato in Lontano.
Questo album riesce a sposare in modo molto equilibrato più stili, facendo sentire echi di pop, disco, funk, new wave, post rock ma soffermandosi anche in parentesi più intime e riflessive come Sul Fiume o sulle sonorità Sigur Ros di Cade dal cielo che chiude questo bellissimo album. Album che vi stimolerà più ascolti, ve lo assicuro, e che vi sorprenderà a canticchiarne le strofe o a sentirvele ronzare nella testa nei momenti più inaspettati. Nord Europa, a mio parere, è la canzone che vince più di tutte su questo aspetto.
Qualcuno diceva che “le canzoni di merda sono le più facili da imparare”. O le canzoni di merda sono bellissime o questo disco è “evidentemente” un’eccezione
Tracklist
01. Spettatore
02. Evidentemente no
03. Il re degli anni 80
04. E se poi ti ritorno in mente
05. Sul fiume
06. Lontano
07. Nord Europa
08. Grandi sistemi
09. Il torto
10. Cade dal cielo
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