R E C E N S I O N E


Recensione di Riccardo Talamazzi

Il primo contatto che ho avuto con la musica di Franca Masu è avvenuto qualche anno fa, in un negozio di dischi milanese dove notai un cd dalla grafica invitante intitolato Hoy Como Ayer (“Oggi come Ieri”). La musica che si proponeva dalla superficie cangiante del disco era centrata su brani famosi di importanti autori sudamericani, da Gardel a Piazzolla, offerti in tono così affascinante e convincente a tal punto da indurmi a credere che la cantante potesse essere un’artista argentina. Poi, colpevolmente distratto dalle esuberanti proposte musicali di questi ultimi anni, mi sono perso le più recenti tracce della Masu fino ad oggi, quando ho incrociato questo nuovo lavoro Cordemar, la sua settima uscita discografica in assoluto. La cantante di Alghero si propone qui non solo come esecutrice ma anche come co-autrice in cinque brani – su dieci – cantati in catalano, data la storia delle origini della sua città natale. Gli altri cinque pezzi sono accurate rivisitazioni di ballate tradizionali e composizioni di affermati autori italiani e internazionali come Bruno Lauzi, Roberto Carlos, Astor Piazzolla e Joan Manuel Serrat. Mediterraneità a piene mani, quindi, raccontata da un canto pulito, potente ed espresso con perfetta intonazione vocale che mi ha ricordato, nella morbidezza dei suoi caratteri medio-acuti, molte sfumature della voce di Mina. La musica proposta in Cordemar artiglia dolcemente l’attenzione sistemandosi nella struttura della forma-canzone, sorretta abilmente da un gruppo di musicisti la cui impronta oscilla tra fraseggi jazzistici e screziature pop, mantenendo però viva la tradizione isolana che sa di solitudini, esotismi, profumi pungenti di macchia e odori di salsedine. La band che accompagna la Masu è molto nutrita e composta da Luca Falomi alle chitarre, Sade Mangiaracina al pianoforte, Salvatore Maltana al contrabbasso, Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Massimo Russino alla batteria, Max de Aloe in un intervento all’armonica cromatica e un trio d’archi costituito da Laura Sillitti al violino, Daniele Guerci alla viola e Simone Cricenti al violoncello.

L’insieme ci regala un album errabondo che non si limita al territorio in cui viene concepito ma allarga lo sguardo per arrivare al di là degli oceani, cercando un contatto ideale tra affinità emotive e storiche, tracciando una rotta che va dall’Europa all’America del Sud inseguendo i medesimi aromi musicali. Cordemar è proprio il brano iniziale, molto melodico, costruito sopra una serie di arpeggi pianistici calibrati dinamicamente dall’ottima Mangiaracina con qualche colore aggiunto di chitarra e cori. L’assolo di piano è fatto con leggerezza e tutto il brano scorre fluido. Entre tu I Jo ci fa capire come l’intenzione complessiva di questo lavoro si muova nell’ambito di un’elegante musica popolare, nel senso che si avvertono molte fragranze mediterranee, soprattutto nella coda finale, dove la mandola di Falomi e i vocalizzi della Masu ci trasportano in una zona randagia tra la Tunisia, il Portogallo e le Baleari… Amb tu sense tu è una melodia contrappuntata dalla fisarmonica latina di Beccalossi e da qualche suggestione flamenca, chitarra e “palmas”, cioè il battito ritmato delle mani. Desde Mallorca a l’Alguer è frutto del riadattamento di un testo in catalano – ad opera del poeta Albert Garcia Hernandez – di una canzone popolare sarda che apparteneva al repertorio di Maria Carta, Boghe ‘e riu. La musica si sviluppa come una danza piena di vitalità attraverso un accompagnamento melodico-ritmico semplificato, dove la solarità fuga ogni ombra di malinconia. Con Ti ruberò, un meraviglioso brano di Lauzi, devo registrare purtroppo una piccola delusione. Nonostante vi sia un delizioso intervento all’armonica di De Aloe, mi pare che sia stata modificata parzialmente la struttura armonica della melodia, facendole perdere parte di quell’equilibrio delicato che la caratterizzava con il velato tremolio della voce di Lauzi e quel tono piacevolmente esitante che percorreva l’intera canzone originale. Al càntar s’allinea su un mid-tempo tra il cui ordito emergono gli archi di sottofondo. Il brano è gonfio d’aria e di vento, il canto è potente, sicuro, stabile nell’intonazione, la voce della Masu possiede una malleabilità eccellente e non credo di esagerare nel definirla, attualmente, una tra le migliori cantanti europee. Voce nao sabe, brano del brasiliano Roberto Carlos,è cantata in parte in portoghese per poi continuare nel testo italiano Se fosse vero inserito da Ornella Vanoni in un suo lavoro, Argilla, del 1997. Si tratta di una versione però decisamente diversa da quella della cantante milanese, ritmicamente più ricca e con timbriche molto più jazzy. Piano elettrico, contrabbasso, qualche accordo di chitarra e un assolo della stessa, contribuiscono a un insieme ricco di swing per una traccia tra le più intense di tutto l’album. Salondra affida la sua eterea profondità all’accordeon di Beccalossi nell’introdurre il pezzo, prima che questo diventi ballata lenta per poi scrollarsi di dosso parte del mood nostalgico con un finale lievemente più accelerato. La fisarmonica continua il suo passo romantico toccando qualche nervo segreto in Vuelvo al sur di Piazzolla. Beccalossi lavora sui grandi spazi che il suo mantice riesce a creare e trova anche l’improvvisazione vocale in sincrono con il suono del suo strumento. Pane per i denti della Masu che realizza proprio in brani come questo la possibilità di esprimersi con un’anima “tanghèra”, là dove il profilo di Piazzolla diventa più esplicito e la sua ombra più netta. Mediterraneo di Joan Manuel Serrat viene cantata in italiano e purtroppo il cambio della lingua, almeno in questo caso, non favorisce lo spessore del testo né la metrica che risulta, alfine, un po’ fuori dalle righe. Comunque il brano è ben sorretto dall’armonico piano della Mangiaracina e dalla chitarra di Falomi, entrambi impegnati in brevi ma espressivi assoli strumentali. L’impressione finale è che la Masu sia  proiettata verso una “tradizione aperta”, cioè pronta ad integrare novità e pulsioni contemporanee continuando però a ruotare attorno al proprio centro, fatto di Storia e orgoglio d’appartenenza, sicurezza dei propri mezzi tecnici e chiarezza espressiva, soprattutto evidente ancor più nei brani in cui è protagonista come co-autrice, oltre che come cantante.

Tracklist:
01. Cordemar

02. Entre tu i jo
03. Amb tu sense tu
04. Desde Mallorca a l’Alguer
05. Ti ruberò
06. Al càntar
07. Você não sabe / Se fosse vero
08. Salondra
09. Vuelvo al sur
10. Mediterraneo