I N T E R V I S T A
Articolo di E. Joshin Galani
L’anno scorso Doriana Tozzi, scrittrice e giornalista musicale, ha pubblicato il suo primo libro “B-Side – L’altro lato delle canzoni – Autunno”, pianeta immaginario in cui, si è scatenata la fantasia dell’autrice per racconti che portano titoli di canzoni. “B-Side – L’altro lato delle canzoni: Inverno”, è il secondo volume della tetralogia di racconti ispirati a canzoni dei cantautori italiani tra i più recenti, da Levante a Brunori Sas, da Diodato a Nada, da Umberto Maria Giardini a Cristina Donà, introdotto da una brillante prefazione a cura del noto giornalista e critico musicale Ernesto Assante. Entrambi i libri sono editi da Arcana.
Un piacere incontrarla di nuovo per scambiare quattro chiacchere su queste canzoni della vita e del cuore, trasformate in racconti.

Ciao Doriana ben ritrovata! Innanzi tutto complimenti per questi due libri, in entrambi trasuda uno spirito adolescenziale, dove tutto è emozione, passione sconfinata per la musica. Ci racconti com’è nata l’idea di trasporre canzoni in racconti?
Ciao Joshin, grazie a te per l’intervista e grazie anche per aver sottolineato che “B-Side” in qualche modo, per dirla à la Nirvana, “smells like teen spirit”, cioè, come hai giustamente detto, trasuda uno spirito adolescenziale, perché effettivamente quando ho lavorato su questa idea ho pensato molto ai libri che mi sarebbe piaciuto leggere nella mia “tardo adolescenza”, se solo fossero esistiti. Il primo target a cui mi rivolgo quindi si può dire siano i giovani ma alla fine la lettura è rivolta a chiunque si senta tale, visto che l’anagrafe, diciamocelo una volta per tutte, spesso non ci azzecca proprio! 😛
L’idea di far nascere dei racconti a partire dal seme creativo delle canzoni è venuta fuori un po’ alla volta, partendo da tutt’altre premesse e finendo pian piano per arrivare a queste rive forse più inedite, anche perché generalmente quando si sente parlare di questo tipo di operazione si immagina qualcosa di più didascalico o più legato agli aspetti biografici di un artista o una band, mentre con “B-Side” (appunto, il lato opposto, anche nel senso di opposto a ciò che ci si aspetta) si riflette più sull’arte in genere, ossia di come un’opera, anche una semplice canzone, non è mai fine a se stessa poiché puoi trarne ispirazione per infinite nuove opere. Euclide direbbe che per un dato punto chiamato “opera base” passano infinite “nuove opere” che possono rappresentare poi a loro volta nuovi punti di partenza, in un vertice creativo teoricamente infinito. Però sappiamo che Euclide le cose le diceva in modo difficile.
Ogni racconto ha un dono particolare, una sua angolazione, non ci sono ripetizioni stilistiche ma mille universi che sbocciano. Da quanto tempo avevi in mente questo progetto?
Si può dire che il progetto è maturato contemporaneamente alla stesura di “Autunno”, il primo volume, perché inizialmente doveva essere solo una rubrica per I Think Magazine, poi alcuni amici a cui erano piaciuti i primi racconti mi hanno suggerito di proporre l’idea a qualche casa editrice e solo quando Arcana Edizioni, che per me è sempre stata un punto di riferimento nell’editoria a tema musicale, ha apprezzato a sua volta la proposta, ho cominciato a pensare a come dare un senso alla selezione delle canzoni. In quel momento ho compreso che un solo volume sarebbe stato davvero limitante. Per fortuna l’editore è stato del mio stesso avviso e così ho cercato di delineare un po’ meglio il progetto delimitandone i parametri e forgiando infine l’idea della tetralogia, con il piccolo “Autunno” sfornato con grande frenesia, poiché le date di consegna erano previste in tempi piuttosto brevi. Potrà sembrare strano, quindi che, come dicevi, non ci sono ripetizioni stilistiche al suo interno, pur essendo nato davvero in pochissimo tempo, ma proprio per evitare di appiattire l’idea del concept ho voluto, con il primo volume, sperimentare all’interno dello stesso libro diverse possibilità narrative e punti di vista differenti. Più ovvia era poi la necessità di distaccarsi ulteriormente dallo stile narrativo nel volume successivo, “Inverno”, che rappresenta proprio un’altra “stagione”, in tutti i sensi. Alla fine secondo me “Autunno” risulta anche più immediato e genuino di “Inverno”, benché al tempo stesso meno meticoloso sotto altri aspetti, ma non credo che tornando indietro modificherei nulla, perché di “Autunno” mi piace proprio questa sua immediatezza, quel suo essere “sporco e diretto”, anche a volte un po’ impreciso, senza rifiniture e arzigogoli di alcun tipo, con il suo tocco impressionista che comincia a creare il mondo di “B-Side” pennellata dopo pennellata, mentre di “Inverno” mi piace il suo ritmo in crescendo, più calibrato, che sembra procedere ordinatamente anche se poi ti porta sempre da tutt’altra parte, seguendo l’irrazionale logica dei sogni anziché la lineare logica della realtà, con il personaggio principale che “entra” (leggendo il libro si comprende meglio questo verbo) nelle varie canzoni vivendone le vicende talvolta in prima persona e altre volte tramite i racconti dei protagonisti delle canzoni stesse.

In “Autunno” il senso di libertà è riscontrabile in diverse canzoni. È qualcosa che volevi comunicare attraverso la scrittura o che è emerso durante la stesura? È un aspetto intrinseco del fare musica, o forse un aspetto che senti profondamente in te?
Guarda, forse dicendoti che sono dell’acquario rispondo già alla tua domanda. Scherzi a parte, la ricerca della libertà, quella nobile e vera, che non calpesta cioè la libertà altrui né permette agli altri di far calpestare la propria, è secondo me una ricerca a cui tutti dovremmo aspirare, rendendoci conto che, pur godendo di tante libertà che nelle epoche passate erano solo un sogno, stiamo tendendo verso un nuovo tipo di schiavitù che tesse le sue diaboliche trame in maniera più subdola, imprigionandoci tra marketing, pubblicità, tradizioni insane e corruzione del libero pensiero. Per essere liberi dobbiamo sapere chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo arrivare, per cui solo attraverso un percorso profondo dentro noi stessi possiamo avvicinarci alle nostre personali risposte a queste domande, senza emulare atteggiamenti, usi e costumi che ci vengono imposti come gli unici possibili anche quando contrastano con il nostro essere. Ora non voglio fare la difficile come Euclide, ma, semplificando, ritengo che l’arte sia il miglior aiuto che possiamo avere in questa nostra ricerca di noi stessi, perciò nel mio piccolo, anzi piccolissimo, spero di riuscire almeno un po‘ a stuzzicare il libero pensiero di chi legge i racconti e, più in generale, di chi ascolta la musica da cui i racconti sono tratti, generando magari delle storie ancora diverse dalle mie.
Definisci “Autunno” come un “bel figurino” hai un’immagine fisica del libro?
Ahahah! Dopo quanto sto per dirti so già che gli psicologi in ascolto mi vorranno subito in cura da loro, per il bene dell’umanità. Comunque più che una “immagine fisica” devi sapere che “B-Side” viene in qualche modo davvero “umanizzato” in ogni volume, infatti ciascun libro è suddiviso in una parte centrale – costituita dai miei racconti –, una prefazione – in cui per questi primi due volumi ho avuto l’enorme gioia e onore di esser supportata da due professionisti geniali e straordinari come Rossano Lo Mele, per “Autunno”, ed Ernesto Assante, per “Inverno” –, e infine, oltre a queste due parti, non manca mai la speciale “ouverture” in cui sono gli stessi “Autunno” e “Inverno” a presentarsi ai lettori. Tra l’altro se seguite le pagine social di “B-Side” su Facebook e Instagram (entrambe @bsideracconti) questo giochetto continua tramite i post scritti direttamente da loro, il primogenito “Autunno” e suo fratello minore “Inverno”… in attesa ovviamente di completare la tetralogia con le due sorelline future, “Primavera” ed “Estate”.
Come hai scelto le canzoni che avrebbero aperto e chiuso questi due libri?
Nel caso di “Autunno” ho cercato di realizzare una parabola libera, visto che i racconti di questo volume si possono leggere anche in ordine diverso rispetto a quello del libro, partendo semplicemente dal paese, ideale fucina creativa, per giungere infine al mare, metafora di salvezza. Invece per quanto riguarda “Inverno” ho fatto proprio una scaletta di brani ordinandoli in base allo sviluppo che potevano dare alla trama e suddividendoli ulteriormente tra i piani, partendo da un approccio generale all’imminente avventura, proseguendo poi tramite un percorso più introspettivo del personaggio che via via procede, nel piano successivo, osservando il mondo esterno per cercarvi qualcosa di sé, ciò che più lo rappresenta, e arrivare infine a una sorta di “nirvana”, ossia di liberazione finale.
Se con il primo volume “Autunno” ogni narrazione è impersonificata da soggetti diversi, con il secondo volume “Inverno” hai invece scelto un io narrante unico. Gli incontri con le canzoni avvengono attraverso diversi appartamenti su 4 piani, il fil rouge è la consegna di un pacco a Miss Terry ed un viaggio onirico. Mi sembra ci sia stato un avvicinamento alla forma romanzo!
Sì, hai ragione. Voglio riuscire a differenziare al meglio le stagioni, in maniera simile a quanto accade nella realtà, in cui difficilmente puoi confondere le “mezze stagioni” con le stagioni dai climi più “estremi” e netti. Infatti la stessa cosa accadrà con i prossimi due volumi: “Primavera” conterrà racconti completamente slegati tra loro, come accadeva in “Autunno”, mentre l’ultimo volume, “Estate”, avrà nuovamente un fil rouge com’è stato per “Inverno”. Naturalmente tutte le vicende sono comunque sempre ambientate nel mondo di “B-Side”, l’immaginario mondo della musica, dove le canzoni prendono vita, per cui in ogni caso in ciascun volume tornano sempre le stesse ambientazioni e talvolta si incrociano personaggi già incontrati.

Hai avuto dei feedback dagli artisti considerati nei tuoi libri?
Sì, qualcuno sì e per fortuna sono stati positivi… Ricordo i Verdena, i Fast Animals And Slow Kids, Benvegnù, Mauro Ermanno Giovanardi, Pierpaolo Capovilla, Giorgio Canali, gli A Toys Orchestra… oddio, sono troppi per il mio neurone… non me li ricordo tutti! Comunque devo ammettere che (mea culpa!) non sono ancora riuscita a contattare proprio tutti quanti gli artisti per informarli di queste prime due uscite, quindi molti non sanno proprio che alcune loro canzoni sono finite tra le mie grinfie. Forse è per questo che fino ad ora nessuno si è lamentato 😛
Ci vuole un amore smisurato per la musica per vestire ogni canzone di una storia personale, questi racconti arrivano da tue evocazioni di fantasia durante gli ascolti?
Sono tutte proiezioni della mia fantasia durante l’ascolto ma il concept stesso di questi libri mira comunque, come ti dicevo, a ispirare gli ascoltatori a sprigionare la propria fantasia ascoltando le loro canzoni preferite, creando così ciascuno un piccolo pezzo del proprio “B-Side”, con i propri personaggi e le proprie storie. Credo che l’interiorizzazione e di conseguenza la personalizzazione della musica possa aiutare tantissimo ad affezionarsi maggiormente ad essa, visto che, al contrario, oggi si tende sempre più ad ascoltare superficialmente le canzoni, sottovalutando e anzi svalutando il ruolo fondamentale che la musica e l’arte in genere ricoprono nel famoso percorso verso noi stessi di cui parlavamo prima.
Da cosa dipende la stagionalità con cui stai dividendo i brani?
In pratica ho pensato di associare alle stagioni alcuni generi musicali che ne ricordano in qualche modo lo spirito, i colori, gli umori… Per questo al fascino ardente dell’autunno ho associato il rock alternativo italiano così come alla voglia di tepore tipica del rigido inverno, e quindi alla sua intrinseca attitudine all‘introspezione, ho associato la musica dei cantautori. E altrettanto accadrà per i prossimi volumi.
L’intoccabile “Annarella” dei CCCP ha una sua veste tutta particolare, non è un racconto ma sono 4 versi, così come “Il trionfo dei tuoi occhi” di Umberto Maria Giardini – Appartamento 9. Come mai questa struttura che si discosta completamente dal resto?
In realtà sono sempre racconti, benché appunto in forma di versi, con “Annarella” divisa in 4 parti e “Il trionfo dei tuoi occhi” in 3 parti. Ho pensato di dedicare questa struttura particolare a quei brani che evocano storie più evanescenti, impalpabili, dedicate all’istinto più che alla razionalità, al cuore più che alla mente, e che quindi a mio avviso avrebbero perso d’impatto se raccontate con la struttura logica e descrittiva tipica dei racconti in prosa.

È tutto italiano il tuo immaginifico?
No, assolutamente. Infatti, sempre per rendere il progetto il più variegato possibile e contemporaneamente cercar di toccare quanti più generi musicali possibile tra quelli che amo, i prossimi due volumi saranno interamente dedicati alla musica di artisti stranieri.
Presumo tu stia lavorando al nuovo volume, ci vuoi anticipare qualcosa?
A parte le piccole anticipazioni che ho fatto, posso aggiungere che “Primavera” sarà dedicato alla musica dei figli dei fiori ed “Estate”, invece, sarà dedicato… no, non al reggaeton bensì al punk, perché per me l’estate è cinquanta sfumature di punk 😛
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