I N T E R V I S T A
Articolo di Francesca Marchesini
I The Wrens sono una band indie rock nata alla fine degli anni Ottanta… sono, o forse sarebbe più corretto dire erano? L’ultimo album della formazione composta da Kevin e Greg Whelan, Jerry MacDonald e Charles Bissell è uscito nel lontano 2003; da allora non si hanno più avute notizie della musica di questo gruppo originario del New Jersey, Stati Uniti, fino a quest’anno quando il frontman Kevin Whelan ha annunciato la pubblicazione di un nuovo lavoro in studio (uscirà il 10 dicembre per Sub Pop Records). Ho colto l’occasione di parlare con lui di Observatory, primo album pubblicato a nome Aeon Station, che sembra porre fine all’epopea dei The Wrens.
Sono passati quasi vent’anni dall’uscita di The Meadowlands, terzo album dei The Wrens. Sappiamo che in questo frangente di tempo hai comunque continuato a produrre musica fino ad arrivare alla pubblicazione di Observatory il prossimo 10 dicembre. Come è evoluto il tuo sound e l’approccio creativo in questi anni?
Direi che la musica che compone Observatory è il seguito logico di ciò che era contenuto in Meadowlands; si tratta sempre di canzoni in cui tento di raggiungere un certo grado d’emotività o di raccontare una storia attraverso la musica. In questi anni il mio lavoro è sicuramente mutato, sperimentando con forma e testi fino a trovare il “giusto” testo e la “giusta” musica. Considerando che queste canzoni sono state raccolte negli ultimi diciotto anni, la musica di Observatory coglie in modo unico tutti i momenti importanti che ho vissuto in questo tempo.
Observatory, però, non uscirà all’interno del progetto The Wrens, bensì sotto il nome di Aeon Station. La nuova formazione, o, per meglio dire, la squadra di collaboratori, vede comunque la partecipazione di due membri della band di The Meadowlands, Jerry MacDonald e Greg Whelan… dovremmo considerare l’assenza di Charles Bissel come la fine definitiva dei The Wrens?
Sono stato abbastanza fortunato, avendo fondato i The Wrens nel 1988 quando avevo diciotto anni; ho contattato Jerry e Charles e ho chiesto loro di mettere in piedi la band. Nei trent’anni seguenti abbiamo creato qualcosa di speciale e i The Wrens sono sempre stati una parte essenziale della mia vita, andando a influenzare decisioni in termini di lavoro e relazioni. Per quanto mi riguarda, sono stato un Wren tutta la vita e non lascerò mai la band. I The Wrens per me non sono finiti e ho molte speranze che in futuro magari si arriverà a pubblicare un nuovo album.
Alla creazione di questo primo disco a nome Aeon Station hanno lavorato anche Tom Beaujour così come tua moglie, Mary Ann. Com’è stato lavorare con persone esterne al tuo precedente gruppo e, pensando a Mary Ann, anche molto vicine a te?
Tom Beaujour è un musicista, produttore e autore estremamente talentuoso. Lavorare con lui in studio è stato meraviglioso, soprattutto perchè non avevo mai lavorato in uno studio professionale in trent’anni di carriera. Anche solo l’esperienza di stare in una stanza dedicata a creare musica con un grande produttore è stata un vero sogno. Tom poi mi ha aiutato molto per raggiungere un buon livello di performance e sound. Per quanto riguarda mia moglie, invece, lei sarebbe la prima ad ammettere di non essere una cantante. Ad ogni modo, io credo che se hai una voce, devi usarla e devi cantare. Mia moglie è stata davvero gentile nell’acconsentire a partecipare e l’esperienza si è rivelata estremamente divertente… soprattutto perché le sue parti sono state registrate direttamente nella nostra cucina.

Parliamo di questo nuovo album. È noto che nello scrivere il singolo Queens tu ti sia ispirato a The Winner Takes It All degli ABBA. Quali sono state le tue altre principali influenze per la costruzione di Observatory? Quali sono, in senso più ampio, i tuoi riferimenti musicali?
Già, io amo quella canzone degli ABBA, ma direi che la mia principale ispirazione sono ovviamente i Beatles e tutto ciò che appartiene alla scena classic rock. D’altra parte, io sono veramente ossessionato dalla musica e l’ascolto costantemente, passando tantissimo tempo su Spotify o Youtube. Apprezzo tantissimo i Radiohead e ciò che sono in grado di realizzare all’interno del progetto rock band; ultimamente sto ascoltando molto i Royal Blood… sicuramente un rock pazzesco.
Quali sono, a livelli di liriche, i temi attorno ai quali si sviluppa questo nuovo album?
I testi presenti in Observatory per me sono davvero importanti. Come tutti, ho affrontato parecchie difficoltà nella mia vita; mio figlio è affetto da autismo e quella è una sfida quotidiana affrontata in nome dell’amore. Le liriche di questo album parlano di speranza e perseveranza; il mio obiettivo era quello di condividere pensieri e idee che mi hanno aiutato ad affrontare tempi duri, ma anche raccontare i momenti salienti e positivi del mio vissuto.
Prendendo in considerazione la tracklist di Observatory, se dovessi scegliere la canzone che meglio rappresenta l’inizio di questo nuovo percorso musicale quale sceglieresti?
Credo sceglierei Leaves. Mi piace come questa canzone cominci come un gospel, ma poi raggiunga un apice di libertà; è una di quelle canzoni che portano l’ascoltatore in un viaggio musicale inizialmente molto intimo fino ad assistere a un’esplosione di emozioni nel culmine del brano. È stata una di quelle rare canzoni che si scrivono in una manciata di minuti. È poi nel testo di questo brano che si trova il vero focus di tutto l’album: “Hope lifts the sun / Fear drags it down / But love finds your voice and turns it into sound” (La Speranza fa sorgere il sole/Mentre la paura lo trascina giù/Ma l’amore incontra la tua voce e la trasforma in melodia)…
Photo © Ebru Yildiz
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