V I D E O


Articolo di Lucia Dallabona

La band piemontese Il Disordine delle Cose e il regista Raffaele Matrone dopo molteplici anni di stima reciproca sono arrivati ad una vera e propria collaborazione con l’uscita del quarto album in studio, Proprio adesso che ci stavamo divertendo.
La realizzazione del nuovo disco era iniziata nel 2019, prendendo spunto da esperienze vissute fra Scozia e Islanda. Proprio all’estero si sarebbe dovuto concludere il percorso artistico di questo inedito progetto musicale ma, causa pandemia, la registrazione è poi avvenuta in Italia, con tappe comprese fra il Piemonte, Aosta e uno studio situato a Milano.

È trascorso quindi un tempo particolarmente lento dalla precedente pubblicazione, avvenuta nel 2014; quello necessario per creare canzoni che, come afferma la band stessa, “non nascono mai a comando, ma sempre dal cuore o dalla pancia”. In questo caso il gruppo ha ritrovato la propria dimensione cantautorale più profonda, confermata anche dalla scelta di affidare il mix a Roberto Bob Costa, bassista storico di Lucio Dalla. Un disco insomma da “sentire” in modo intenso, piuttosto che da ascoltare in velocità, per poterne assaporare tutte le sfumature sia melodiche che dei contenuti.

Così è accaduto in particolare col brano Ma va a finire che…; la traccia, che unisce note già intensamente cinematiche ad un testo dalla disarmante vena intima e poetica, è stata di folgorante ispirazione per la realizzazione di un cortometraggio, diventandone la colonna sonora. ll “video-corto”, dopo essere stato presentato in tante manifestazioni come opera inedita ed aver ottenuto riconoscimenti importanti, i premi al Lacorne International Film Festival di Parigi e una menzione d’onore al Toronto Indie Filmmakers Festival, da aprile è disponibile per la visione da parte del pubblico.

Matrone (anche attore all’interno dello short-film) ha immaginato una “sceneggiatura per immagini” che mostra con grande autenticità il percorso di un amore nel corso degli anni: cresce, cambia forma, fra rabbia e speranza attraversa anche momenti di difficoltà, però si rigenera, trovando così la forza di resistere all’usura del tempo.


La storia inizia da ragazzini, quando ci si “studia” un po’ intimiditi; allora a parlare sono per lo più gli sguardi e piccoli gesti di solidarietà; è lei, già dall’inizio, la più coraggiosa dei due; si avvicina, gli tende la mano e lo aiuta a rialzarsi dopo una caduta in bicicletta. Gli anni passano, li ritroviamo più grandi, sorridenti e complici, allacciati stretti durante un giro in motorino. Arriva poi il momento più dolce, quello in cui sono perdutamente innamorati, le loro mani si cercano e stringono mentre a nutrirli sono infiniti baci e carezze…
Col passaggio all’età adulta, diventano una coppia consolidata che si trova a fare i conti con la realtà di ogni giorno; il sogno romantico iniziale spesso s’infrange lasciando il posto ad incomprensioni, pianti, liti accese, che però, alla fine, riescono a stemperarsi in un abbraccio…
Ed è sempre in un abbraccio che continuano a “riconoscersi” anche nella terza età; lui si è addormentato davanti alla tv ma lei lo stringe serena, perché lo sente ancora vicino. Dopo i riti abituali di fine giornata, prima del sonno è sempre lei a prendere l’iniziativa, lasciando un tenero bacio sulla fronte di lui. Dopodiché, con un sorriso carico della gioiosa consapevolezza di non essere sola a percorrere il tratto più fragile della vita, può spegnere la luce…  


“di cose da dimenticare ne abbiamo io e te
di cose da ricordare ne abbiamo io e te
di cose da riporre nel cassetto ne abbiamo
ma va a finire che
ritorniamo io e te…“