R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Dove ci eravamo lasciati? No, non ci riferiamo alla discografia ufficiale che vanta l’uscita Hymns a nome Bloc Party nel 2016. Parliamo, invece, di una storia d’amore, quella per la new wave spinta che incontra ritmi dance ripetitivi. Questo connubio a inizio anni 2000 creò un sound unico figlio di band quali Joy Division e The Cure, che ripudiava però il dark e attirava fan dell’elettronica e dell’house music. Alpha Games, loro nuova fatica discografica, è un gran ritorno per diversi motivi. Il primo su tutti: l’urgenza. I pochi secondi iniziali di Day Drinker e ancora, il ritmo contagioso e in crescendo della successiva Traps, confermano una volta di più che la qualità in ambito musicale sta riemergendo. Come un’Atlantide sommersa, gli echi dei miti e gli eroi delle glorie passate tornano in superficie per restituire i tesori perduti fatti di ritmi serrati ed epicità. Questo sound torna con prepotenza per riprendere il discorso là dove si era interrotto qualche decennio fa.

Quando ci raggiunge You Should Know the Truth, terza traccia della raccolta, percepiamo che l’amore per quelle chitarre affilate che si incontrano e si corteggiano a più riprese, è tornato definitivamente. Ma non è tutto. Un altro motivo che rende interessante questa nuova fatica è che, per la prima volta da sei anni a questa parte, le canzoni sono il risultato della produzione di una band attiva e in salute. La musica non è più quindi opera del solo sforzo creativo di Kele Okereke e Russell Lissack (membri fondatori presenti dal ’99, il primo come voce e chitarra ritmica, il secondo in qualità di chitarra solista). I due ne hanno vista passare di acqua sotto ai ponti, a cominciare da quel demo (She’s Hearing Voices), finito nelle mani del dj Steve Lamacq e del cantante dei Franz Ferdinand Alex Kapranos. Il risultato più luminoso fu Silent Alarm (2005), debutto sulla lunga distanza che fece sussultare il cuore di quanti percepirono quell’esplosione di idee ed energia. All’epoca quello scambio di effusioni tra le chitarre e una sezione ritmica intelligente e puntuale sembrava creare un’alchimia perfetta e infinita; purtroppo però basso e batteria si persero per strada.        

Alpha Games invece è qui per offrirci nuove speranze e per convincere tutti, a cominciare dai musicisti coinvolti, del fatto che sia ancora possibile ravvivare il fuoco dell’ispirazione per comporre una raccolta di canzoni che suoni fresca e originale. Per far questo occorre però restare nelle proprie corde cercando soluzioni stilistiche migliori che non stravolgano completamente il tappeto sonoro a suo tempo creato. In fin dei conti questa potrebbe essere la soluzione vincente che consenta di rinnovarsi senza che voli pindarici portino a passi falsi, e inficino i buoni propositi del lavoro. In questo senso notiamo come Rough Justice sia un mezzo passo falso, che recupera nel finale solo grazie al pastiche creato dal gioco delle chitarre. Meglio nella successiva The Girls Are Fighting, dove la soluzione del canto di Okereke, più maturo, meno scombinato e poggiato sul groove accattivante del basso creato da Justin Harris, si rivela quanto mai vincente. Of Things Yet to Come assume ufficialmente il ruolo di ballad e pone nuovamente il cantante come protagonista attraverso una performance calda e avvolgente. La canzone presenta una coda che riporta l’ascoltatore con la mente agli U2 di The Beautiful Day, senza però il contorno zuccherino e mainstream. In Situ è un altro sussulto che ci ricorda il motivo per il quale ci siamo innamorati a suo tempo di Helicopter e Banquet, entrambi singoli contenuti nel primo album. Questo ripetersi dello schema ci conforta seppur in cuor nostro proviamo delusione nell’aver compreso che qui la band avrebbe potuto osare di più.

If We Caught arriva giusto in tempo a ricordarci che il sole dopo la pioggia ci lascia sempre spaesati ma con la voglia di ricominciare. Si tratta però di una storia di criminali, complici, che si danno appuntamento per fuggire assieme, anche se “un dio del sole, arrabbiato, scioglierà la cera delle loro ali per aver osato volere di più e per aver osato pensare in grande”. A quanto pare verranno acciuffati e in quel momento l’amore lascerà spazio alla vita e ognuno comprenderà come sia necessario salvarsi, leccarsi le ferite e tornare ad amare dopo essere sopravvissuti. Dove ci eravamo lasciati?    

  

Tracklist:
01. Day Drinker
02. Traps
03. You Should Know the Truth
04. Callum Is a Snake
05. Rough Justice
06. The Girls Are Fighting
07. Of Things Yet to Come
08. Sex Magik
09. By Any Means Necessary
10. In Situ
11. If We Get Caught
12. The Peace Offering

Photo © Wunmi Onibudo