R E C E N S I O N E


Recensione di Andrea Notarangelo

Soggetto strano Cass McCombs. Se c’è qualcuno che in questi anni ha rappresentato l’America ai livelli di Bruce Springsteen è proprio Cass. Sia ben chiaro, le coordinate in cui si muovono questi Artisti con la ‘A’ maiuscola sono diverse, ma le radici sono le stesse. Il secondo è un rocker affermato, quando lo nomini chiunque sa di chi si parla e il suo stile si riconosce al primo ascolto, caratterizzato da una musica ricca di elementi e piena di vitalità (ad eccezione di Nebraska, suo controverso disco del 1982). Cass è diverso. Vagabondo da sempre in maniera fisica e nell’anima da quando fa il cantautore, racchiude tutte quelle che sono le energie degli States e le elabora con un suo personalissimo gusto. Sia ben chiaro, in Heartmind sua decima uscita (ad esclusione di una raccolta e di un EP), non troverete lo stile ‘Americana’, non troverete il già citato Boss e nemmeno Bob Dylan, eppure, in qualche modo sono tutti qui, frullati in un composto di malinconia che rimanda con la memoria a quegli Stati Uniti pre ‘Ruggine Americana’, quelli pieni di buone intenzioni e con una voglia di metterle in pratica seppur forzando, di tanto in tanto, la mano. Il Nostro cantautore è prima di tutto un vagabondo di sentimenti che ha raccolto frammenti di vita sparsi tra la East e la West Coast. Durante l’11 settembre era presente alla tragedia delle Torri Gemelle e, forse, quell’evento ha scatenato la voglia di allontanarsi fino a San Francisco per incidere il suo debutto in EP “Not The Way”. Ironia della sorte, chi pubblicherà quel dischetto? La piccola etichetta Monitor Records, operativa a Baltimora, dall’altra parte degli States.

Cantautorato fine e figlio tanto di Elliott Smith (suo connazionale), quanto di Nick Drake, la sua musica si riconferma in questo nuovo disco, dove ad accoglierci troviamo Music Is Blue. La traccia sanguigna è una dedica a quel che fa e che sa far bene. Cass è in forma e si sente mentre decanta con falso disinteresse versi quali “C’era una volta, mi dicevo, la musica era tutto ciò che c’era. Come una città fantasma in quarantena. Nessuna strada in entrata, nessuna strada in uscita. La musica era la mia amante, il mio unico vero testimone, la preghiera di una nazione disperata…Non c’è molto altro da dire, io la amo e lei ama me. La musica è triste”. Questa premessa vale già il costo del biglietto in questo viaggio nella vera anima americana. Il groove è circolare, entra in loop e potrebbe durare per sempre senza stancare l’ascoltatore. Solo una chiusura secca ci riporta a Karaoke, seconda traccia più rilassata e più pensata dove Cass si trasforma in un Elliott Smith “allegro”. Mettiamola così, un Elliott Springsteen, dove ritorna il Boss in una veste più intima ma mai disperata. New Earth è introdotta da un breve canto di uccelli ed è un racconto di un giorno felice, ma di una di quelle giornate successiva all’ultimo giorno della Terra. Cosa intenderà il nostro cantautore? Si tratta di un nuovo inizio dove nuovi dinosauri frequenteranno le vie delle nostre metropoli? Ottima la critica a Elon Musk e all’ipocrisia che caratterizza alcune delle sue iniziative. Unproud Warrior è probabilmente la traccia più bella del disco. Questo pezzo country racconta una storia molto personale e amara dove risaltano su tutto, frasi amare come “Queste persone non possono comprendere le scelte che hai fatto e quindi non gli dici nulla…Un soldato non è un ingranaggio, ma un uomo, come tutti gli altri”.

La bellezza di questo disco sta nel fatto che Cass McCombs riesce a catalizzare tutti gli aspetti della società americana ma sceglie di sospendere il suo personale giudizio per lasciare che l’ascoltatore si goda il viaggio e si immerga in tutte le contraddizioni. Il disco tiene bene la distanza e l’eterea title track in chiusura è una degna chiusura. La canzone di otto minuti mantiene un tempo impalpabile nel quale una chitarra distorta balbetta in uno sfondo di tamburi e assieme creano l’ambientazione adatta nella quale un sax si libra nella parte centrale. La sezione tribale aumenta in chiusura e crea un’atmosfera caotica attraverso la collaborazione di alcuni strumenti a fiato. L’autostop iniziato in un’America rurale si conclude con l’arrivo nella metropoli notturna e con le sue luci rassicuranti.

           

Tracklist:
01. Music Is Blue
02. Karaoke
03. New Earth
04. Unproud Warrior
05. Krakatau
06. A Blue, Blue Band
07. Belong To Heaven
08. Heartmind

Photo © Shervin Lainez