R E C E N S I O N E


Recensione di Lucio Vecchio

Italocarioca è il quarto album da protagonista del sassofonista veneziano Nagual, alias Giovanni Ancorato (il nome è tratto dalla tradizione indigena del Messico), e arriva dopo il debutto Quintessenze (Caligola), Private Dancer (Alfa Music) e Sketches (Caligola), uscito tre anni fa. Anche in questo lavoro tutti i brani, composti da Nagual, sono caratterizzati da una sintesi di jazz e musica brasiliana. L’apertura alle culture africana, asiatica e latinoamericana è sempre stata una caratteristica del jazz di Nagual, un sassofonista veterano che le ha distillate nelle registrazioni, rendendole tutte preziose. Nagual entra in studio di registrazione solo quando sente di avere davvero qualcosa da dire. In questo caso rivela apertamente e spudoratamente tutto il suo grande e viscerale amore per la musica popolare brasiliana, non solo samba e bossanova.

Ma nella voce calda e suadente, a volte un po’ arrugginita, del suo sax tenore si sente non solo quella di Stan Getz, ma anche quella di un grande e in parte dimenticato sassofonista argentino, Gato Barbieri. Un disco jazz, ricco di aromi e ritmi brasiliani eseguito, oltre che da Nagual (Sax Tenore), da quattro straordinari specialisti di questa musica: Stefano Scutari (Chitarra e Cavaquinho), Paolo Vianello (Piano), Paolo Andriolo (basso) e Roberto Rossi (batteria e percussioni).

Il lavoro si articola in dodici tracce molto godibili interamente composte da Nagual che affrontano, in modo raffinato e quasi in punta di piedi, i temi classici delle sonorità brasiliane in chiave jazz.
Ad un ascoltatore distratto ed un po’ manicheo potrebbero sembrare brani dedicati ad un sottofondo di una cena fra amici, ma se si ascoltano le tracce con l’attenzione che meritano, si viene catapultati nelle atmosfere divertenti e magiche, sognanti e un po’ goderecce tipiche del brasile più raffinato. Il tutto anche grazie ai virtuosismi dei musicisti che non risultano mai sopra le righe ma che si fanno apprezzare per le sottolineature ed i passaggi che regalano.

Il disco sicuramente non è una rivoluzione del genere, ma rivela una sincerità narrativa che ha come contraltare la pace interiore e la serenità e di questi tempi non è affatto poco.

Tracklist:
01. Carnaval
02. Crianca
03. Alba
04. Shambala
05. Daimon
06. Carrosel
07. Bituca
08. Sadhana
09. Rio
10. Se
11. Tangram
12. Yoyo